“Mi mancano le telefonate con Anna Marchesini. Io e Massimo Lopez siamo fratellini. Il giochino telefonico di Domenica In era avvilente”: così Tullio Solenghi
- Postato il 16 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Di Anna Marchesini mi manca la nostra telefonata quasi quotidiana. Continuavamo a vedere gli eventi, la storia della nostra esistenza, quello che ci accadeva attorno sempre con il famoso occhio obliquo del Trio”. Tullio Solenghi sul filo dei ricordi e della malinconia per una amica e collega che non c’è più si è raccontato a tutto tondo a Il Corriere della Sera.
“Io e Massimo Lopez abbiamo entrambi dei fratelli naturali, ma tra di noi ci chiamiamo fratellini. La nostra complicità non si è mai esaurita“, ha poi aggiunto.
La memoria torna al famoso Trio: “Non c’era la donna del Trio, avevamo tutti lo stesso sesso, non c’era nessun tipo di disparità, non c’era bisogno di quote rosa. Vigeva una legge ancora più severa, doveva esserci il plebiscito. Tre su tre. Credo che abbiamo buttato nel cestino centinaia di pagine perché avevano il difetto di non avere l’avallo di tutti e tre”.
E ancora: “Venivamo tutti e tre dal teatro, accomunati da quell’occhio strabico sulla realtà di cui parlavo prima. E poi il gusto per lo spiazzamento, per la parodia. Siamo stati anche unici nel non essere regionali, eravamo un misto perché Anna era di Orvieto, io di Genova, Massimo di Napoli: eravamo una sorta di unità d’Italia della comicità“.
Poi il successo: “Il primo sketch del Trio con il Lascia o Raddoppia di Mike Bongiorno (Lopez), dove Anna si ritrovava in una cabina telefonica e io dovevo rispondere a domande sul calcio, ma mi facevano vedere un film degli anni 50. Arrivò la telefonata di un dirigente Rai: dalla prossima puntata lo spazio del Trio deve raddoppiare. Fu la prima tangibile prova del fatto che stavamo facendo qualcosa di importante“.
La parodia dei “Promessi Sposi” è nata da una intuizione “di una signora che a una cena aveva rotto le scatole tutta la sera ad Anna perché facesse la cecata. Ma poi ha sfornato l’idea del secolo: I Promessi Sposi. Questa ignara signora ci ha dato lo spunto per fare la cosa per cui ancora oggi la gente ci ricorda”. Un successo televisivo unico con 14 milioni e mezzo di telespettatori.
Ma non è stato tutto rose e fiori per Solenghi: “A Domenica In quando alla fine c’era il giochino al telefono per trovare la parola misteriosa. Per me che venivo dal teatro, abituato a spaccare il capello non in quattro ma in sedici, era una tortura. Lì ho sofferto, era avvilente”.
Infine il caos per la parodia dell’Ayatollah Khomeini con il Trio: “Rimasi stupito dal clamore di quella parodia. Chi andava a pensare che per uno sketch avrebbero espulso tre diplomatici e richiamato l’ambasciatore a Roma. Due o tre anni dopo ci consegnarono un premio e Prodi, allora ministro dell’Industria, si avvicinò e ci disse: avete fatto lo sketch più costoso della storia della tv. Perché l’Iran doveva all’Italia non so quanti miliardi di commesse e continuava a procrastinare il pagamento, usandoci come capro espiatorio“.
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