Messico in debito di milioni di metri cubi di acqua verso gli Usa. Trump minaccia dazi e sanzioni
- Postato il 18 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Un nuovo fronte di scontro agita i rapporti, già turbolenti, tra Messico e Stati Uniti e rischia di destabilizzare il quadro politico dell’America Settentrionale. I disaccordi tra Washington e Città del Messico riguardano la condivisione dell’acqua, una risorsa essenziale per le regioni aride del Texas e del Messico Settentrionale. Un trattato bilaterale siglato nel 1944 prevede che il Messico invii 430 milioni di metri cubi d’acqua provenienti dal Rio Grande agli Stati Uniti e che Washington trasferisca 1.85 milioni di metri cubi d’acqua provenienti dal fiume Colorado alla nazione latinoamericana. Gli obblighi sono annuali ma vengono calcolati in cicli di cinque anni per tenere conto dell’imprevedibilità della portata del Rio Grande. Il fiume è tra i più lunghi dell’America Settentrionale e scorre per oltre 3500 chilometri dalla Montagne Rocciose al Golfo del Messico segnando parte del confine tra Washington e Città del Messico. Anni di iper-sfruttamento delle sue acque per soddisfare le necessità della popolazione in crescita e del settore agricolo, unite alle carestie ed alle ondate di calore fomentate dal cambiamento climatico, ne hanno indebolito la portata. Questa situazione incide sulla capacità della nazione latinoamericana di rispettare gli impegni ed aggrava il problema.
Il Messico non ha rispettato i suoi obblighi per buona parte degli ultimi venticinque anni ed ha accumulato circa 1.5 miliardi di metri cubi d’acqua di debito nei confronti di Washington. Lo scorso aprile il Presidente americano Donald Trump, come riportato dalla BBC, ha accusato il Messico sul proprio social Truth di “rubare” l’acqua ed ha minacciato di incrementare “i dazi ed anche le sanzioni” finché non invierà al Texas quanto gli deve. Trump non ha imposto scadenze temporali e Claudia Sheinbaun, Capo di Stato della nazione latinoamericana, ha riconosciuto le mancanze del proprio Paese provando ad adottare un tono conciliante ma è improbabile che la situazione possa risolversi nel breve periodo. Nel marzo 2025 gli Stati Uniti hanno interrotto, per la prima volta in cinquant’anni, l’erogazione delle proprie acque alla città messicana di Tijuana, messa a dura prova dal clima torrido. L’obiettivo, in parte raggiunto, era quello di costringere il Messico ad incrementare nell’immediato i propri versamenti idrici al Texas per aiutare il settore agricolo locale.
L’Amministrazione Trump ha fatto ricorso, in più occasioni, a tecniche di pressione per spingere le controparti al negoziato ed ottenere il massimo risultato possibile dalle trattative. Il caso dei dazi e quello dell’incremento delle spese militari per gli Stati membri della Nato hanno dimostrato che questa strategia può avere successo ma, almeno per quanto riguarda il caso del Messico, non è detto che le cose vadano nello stesso modo. La scarsità di precipitazioni e la riduzione delle riserve idriche possono, infatti, rivelarsi ostacoli insormontabili. Trump non può comunque ignorare le richieste che gli vengono dal Texas, una roccaforte repubblicana dove diversi membri del partito ritengono che si debba impiegare la linea dura contro i vicini latinoamericani. In Messico, invece, gli attivisti ecologisti credono che i trattati sull’acqua siano ingiusti a causa del cambiamento climatico e che dovrebbero essere rinegoziati. Nel 2020 erano scoppiate sanguinose proteste nello Stato del Chihuahua quando l’ex capo di Stato Manuel Lopez Obrador aveva deciso di ridurre le, già scarse, riserve idriche locali per inviare acqua negli Stati Uniti e riparare una parte dei debiti messicani e questi scenari potrebbero ripetersi qualora il Paese latinoamericano venga costretto da Washington a restituire quanto dovuto.
La guerra economica in atto tra Messico e Stati Uniti, che hanno minacciato di imporre dazi al 30 per cento ai beni messicani qualora non venga raggiunto un accordo commerciale entro il 1 agosto, ha complicato le relazioni bilaterali. L’Amministrazione Trump pretende, tra le altre cose, un rafforzamento della sicurezza lungo il confine con il Messico, una delle porte d’ingresso principali per l’immigrazione illegale ed il traffico di droga diretto nel Paese. La Sheinbaum, che ha dimostrato di saper tenere a bada Trump, si è mostrata pronta a collaborare con gli Stati Uniti anche in questo ambito pur ribadendo la necessità che il Messico veda rispettata la propria sovranità. Il fronte dell’acqua va, così, ad inserirsi in un quadro complesso e la sua risoluzione necessiterà di sforzi diplomatici intensi da entrambe le parti.
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