Meloni in trionfo: ieri Trump, oggi Vance, da Giuseppi a Giorgia cosa è cambiato nei rapporti fra Italia e USA
- Postato il 18 aprile 2025
- Politica
- Di Blitz
- 2 Visualizzazioni

Quella di oggi sarà una giornata di lutto per la sinistra italiana”, sostengono i più stretti collaboratori di Giorgia Meloni. Forse questa è una espressione eccessiva, ma certo non sarà un venerdì felice per Elly Schlein, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, cioè le prefiche che avevano previsto che la visita della nostra premier a Washington sarebbe stata un fallimento.
“Non deve andare per fare la vassalla dell’America”, dicevano. Uno scendiletto, un tappetino, una baciapile.
Il baciamano di Trump a Meloni

È successo proprio il contrario: è stato Donald Trump a baciarle la mano, dicendo frasi che avranno provocato lo sconforto di chi seminava zizzania alla vigilia del viaggio. “Meloni è una leader eccezionale, una persona speciale”, dice il padrone di casa senza alzare il tono della voce, come fosse un riconoscimento che non ha più confini.
E ancora: “È un’amica e troveremo senz’altro un accordo con l’Europa. Ne sono sicuro al cento per cento”.
Una ospitalità a cinque stelle (Conte permettendo) che ha avuto una eco profonda tanto più che la premier ha strappato una promessa di non poco conto: Trump verrà presto a Roma e potrà conversare all’ombra del Colosseo o di San Pietro con i vertici dell’Europa per trovare quel patto che renderà sempre più forte l’Occidente.
Trump presto a Roma
Basterebbe questo impegno a dimostrare quanto sia stata importante la trasferta di Washington.
Eppure, ancor prima della partenza per gli Stati Uniti molti esponenti di spicco dell’opposizione avevano fatto un pronostico che consideravano certo: “Avrà lo stesso trattamento che ha avuto Zelensky quando mise piede alla Casa Bianca.”.
Obtorto collo, oggi dovranno chiedere scusa e confessare agli italiani che hanno avuto torto. In questa circostanza, ciò che più amareggia la gente che legge e si informa è la caparbietà della opposizione di parlar male del governo anche quando si tratta di difendere il prestigio dell’Italia.
In un momento assai delicato per l’Europa, la nostra premier si è accollata l’onere di andare ad affrontare il “nemico” che aveva parlato degli europei etichettandoli come parassiti.
Non era facile colloquiare con una persona che la pensava in tal modo. Giorgia ha usato il buon senso e la calma necessari in circostanze del genere.
C’era chi voleva rispondere a Trump usando lo stesso suo mezzo: dazi contro dazi, aprendo una guerra commerciale che avremmo certamente perso. “Ci vuole pazienza, l’allarmismo è controproducente”, aveva risposto la Meloni.
Il problema dei dazi avrà uno stop, se ne parlerà fra tre mesi come ha promesso Trump. Per il momento non è il caso di agitare le acque. Il giorno in cui il presidente degli Stati Uniti verrà a Roma a parlare anche con Ursula Van der Leyen, si riuscirà a trovare un accordo “al cento per cento”. (Riferiamo una sua espressione).
E’ stato un successo quello che ha conseguito la nostra premier? A destra si canta vittoria, a sinistra si tace oppure si rimescolano argomenti che sono ormai superati dai fatti.
Quando la Meloni prende la parola dinanzi ai giornalisti, Trump annuisce, è d’accordo con quanto dice la premier italiana congratulandosi con lei anche per il suo inglese che sembra uscito da Oxford o da Cambridge.
A dire il vero, anche i giornali che guardano sempre a sinistra riconoscono i risultati raggiunti durante la visita alla Casa Bianca. “Una relazione speciale”, titola La Stampa; Trump incorona la Meloni”, scrive in prima pagina il Fatto Quotidiano.
Chi più, chi meno, tutti sono conordi nell’affermare che Giorgia ha conquistato quel ruolo internazionale che le spetta. “Sarà lei a negoziare i rapporti fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti”, ritiene Trump. Tutto avverrà a Roma, cioè in quella città dove nacque il patto della nuova Europa.
Missione compiuta, dunque? Per Libero, un quotidiano che non nasconde le sue simpatie per il governo, il dado è tratto e non si tornerà indietro con buona pace degli “avvoltoi domestici” che sarebbero andati contro gli interessi dell’Italia pur di far cadere l’attuale esecutivo.
Da ora in poi, la destra non si dovrà far travolgere dall’ondata positiva ottenuta dal viaggio del nostro presidente del consiglio.
La strada è lunga e irta di pericoli che possono nascondersi dietro l’angolo. Occorrerà usare il buon senso e la calma con cui si è affrontato il probema dei dazi. La prova del nove si avrà oggi stesso quando il vice di Trump, James David Vance, andrà a trovare la Meloni a Palazzo Chigi.
Se anche il numero due degli Stati Uniti rivolgerà parole di elogio alla padrona di casa vorrà dire che a Washington la Meloni ha centrato il bersaglio e continuerà a governare indisturbata. Dato che pure i sondaggi confermano che gli italiani sono dalla sua parte.
L'articolo Meloni in trionfo: ieri Trump, oggi Vance, da Giuseppi a Giorgia cosa è cambiato nei rapporti fra Italia e USA proviene da Blitz quotidiano.