Meloni e la transizione ecologica, “l’elettrico e basta” favorisce solo la Cina
- Postato il 16 maggio 2025
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- Di Virgilio.it
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Il conto alla rovescia è partito. Il Governo italiano mette sul tavolo la sua strategia per il futuro dell’automotive e lo fa con un messaggio chiaro e diretto all’Europa: la transizione ecologica non può ridursi all’elettrico. A pronunciarlo è stata Giorgia Meloni, nel cuore dell’Aula di Montecitorio, durante il question time alla Camera, rispondendo a due interrogazioni che toccano il nervo scoperto dell’industria italiana: la sfida della transizione verde e la tenuta del nostro comparto automobilistico.
Il messaggio del Governo
Non si tratta solo di una questione tecnica, ma della posta in gioco industriale più alta degli ultimi decenni. La presidente del Consiglio ha spiegato che l’Italia spingerà per riaffermare il principio di neutralità tecnologica che non punti soltanto sull’elettrico, un punto fermo del braccio di ferro con Bruxelles. Insieme alla Repubblica Ceca e con l’appoggio di altri quindici governi europei, Meloni promette di alzare la voce per aprire anche agli altri carburanti alternativi, ritenuti essenziali per una decarbonizzazione davvero sostenibile.
Il messaggio è rivolto a un’Unione Europea che, per inseguire una transizione green a senso unico, sta rischiando di consegnare la filiera industriale dell’auto nelle mani di Pechino. “Continuiamo a ritenere sbagliato, sul piano industriale ma anche sul piano geopolitico – ha detto Meloni – puntare unicamente sull’elettrico, le cui filiere oggi sono in gran parte controllate dalla Cina“. Il sospetto, nemmeno troppo velato, è che in nome dell’ambiente si stiano spalancando le porte a una dipendenza strategica da una potenza che non fa parte dell’Occidente.
Il fronte interno e quello esterno
Ma la strategia del Governo non si esaurisce nelle dichiarazioni d’intenti. C’è anche il fronte interno, quello del rapporto con Stellantis. E qui la premier non si è sottratta alla richiesta di chiarimenti arrivata da Azione. “Abbiamo dialogato con serietà con Stellantis – ha spiegato –. L’azienda si è impegnata a mantenere attivi i siti produttivi in Italia, tutelare l’occupazione e garantire investimenti per circa 2 miliardi l’anno, oltre ad acquisti per 6 miliardi da fornitori italiani fino al 2030“. Non è una firma in calce, ma un patto che – avverte Meloni – andrà verificato passo dopo passo, “senza pregiudizi né favoritismi”.
Dietro le parole della premier si intravede però una strategia più ampia, che guarda oltre i confini nazionali. La sponda è quella di Berlino. Con l’arrivo al governo del nuovo cancelliere Friedrich Merz – erede della scuola ordo-liberale tedesca – si è aperta una finestra di opportunità. “Abbiamo già avviato un confronto con Merz – ha rivelato Meloni – su come Italia e Germania possano lavorare insieme per rilanciare la base industriale europea, a partire proprio dal settore dell’auto”.
La partita per l’automotive europeo
È l’asse con la Germania che potrebbe cambiare il destino dell’automotive europeo, oggi appeso a una visione ideologica della transizione verde. Per Meloni il punto è chiaro: in un contesto di mercati internazionali instabili, è più che mai necessario rimuovere i dazi interni all’Europa che soffocano la competitività. È un messaggio rivolto alla Commissione, ma anche a chi – all’interno dell’Ue – continua a difendere una linea intransigente sull’elettrico.
“È il tempo di invertire la rotta – ha concluso la premier –. È ciò che chiedono le nostre imprese, i nostri lavoratori. Ed è ciò che i cittadini europei hanno ribadito con il loro voto, ormai quasi un anno fa“. La partita è aperta. E l’Italia, questa volta, vuole giocarsela fino in fondo.