Mediobanca scrive ai dipendenti dopo lo stop all’assemblea: “Obiettivi confermati”

  • Postato il 16 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Continueremo a lavorare per questo importante progetto e confermiamo l’obiettivo di arrivare sul mercato con l’offerta entro ottobre, vi ringraziamo del vostro impegno, della vostra passione e fiducia. Non passa inosservato il vostro costante senso di appartenenza al Gruppo e il supporto In questi ultimi mesi. Mediobanca è fatta di persone che ogni giorno fanno la differenza. E insieme, stiamo costruendo il futuro del nostro gruppo”. Si chiude così la lettera inviata domenica ai dipendenti di Mediobanca dall’amministratore delegato, Alberto Nagel e dal direttore generale dell’istituto, Francesco Saverio Vinci.

Un tentativo di rassicurare i dipendenti, dunque, nel giorno in cui il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia rinviava clamorosamente in extremis l’assemblea che era prevista per l’indomani, per deliberare sulla proposta di acquisto di Banca Generali dalle Generali, di cui Mediobanca è il primo socio con il 13 per cento. Un rinvio formalmente imputato alla necessità di “acquisire ulteriori valutazioni da Assicurazioni Generali in merito alla proposta di Mediobanca per l’offerta pubblica volontaria di scambio su Banca Generali”, ribadisce la lettera, ma come dicono apertamente gli osservatori, nasce dalla conta delle possibilità di vittoria in assemblea che domenica erano al lumicino nonostante “un ampio supporto del mercato all’offerta, evidenziato anche dai pareri favorevoli unanimi dei proxy advisors”. E così l’assise, resa obbligatoria dal fatto Mediobanca si trova a sua volta sotto offerta di acquisto, da parte del Monte dei Paschi di Siena, slitta al 25 settembre. Ma potrebbe non tenersi mai più: sia nel caso in cui l’offerta della banca senese che fa capo al ministero dell’Economia, al gruppo Caltagirone, a Bpm e agli eredi Del Vecchio dovesse andare in porto che la vanificherebbe, sia in quello in cui l’offerta sovranista dovesse finire prima con un fiasco, non rendendo più necessario il via libera dei soci per fare un’acquisizione per il management di Piazzetta Cuccia.

C’è poi l’ipotesi che nel frattempo faccia il suo corso anche l’inchiesta della magistratura sulla correttezza della compravendita del 15% di Mps, che ha visto la quota di Siena passare dalle mani dello Stato a quelle di Caltagirone, Bpm e Del Vecchio. Cioè il tassello che ha reso possibile il tentativo di scalata di Siena a Milano, operazione benedetta dal governo Meloni che agevola le mai sopite mire di Caltagirone e Del Vecchio sulle Generali, la cassaforte d’Italia che ha in Mediobanca, appunto, il suo primo azionista. L’istituto, lontano dai vecchi fasti che lo vedevano crocevia degli affari del Paese, si trova ora in una situazione a dir poco eccezionale, così come eccezionali sono state le sue mosse e contromosse. A partire dall’offerta su Banca Generali, con la contestuale uscita dalle Generali che, se andasse in porto, trasformerebbe radicalmente la banca di Enrico Cuccia facendola uscire definitivamente dalla politica finanziaria del Paese. E salverebbe le poltrone dell’attuale management. Di contro dall’altra parte ci sono degli oppositori ricchi, agguerriti e appoggiati dal governo che non fa mistero di volere molto di più di un pied-à-terre in una banca toscana: il terzo polo bancario e i risparmi degli italiani che Generali è accusata di voler portare in dote ai francesi.

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Il Fatto Quotidiano

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