Maturità, Giacomo Montale e i lumini dei Malavoglia: le gaffe e gli errori degli studenti

  • Postato il 4 luglio 2025
  • Scuola
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Lo Statuto Robertino, i Malavoglia che vendono “lumini” e le leggi pubblicate su “La Gazzetta dello Sport” sono tra le migliori gaffe della Maturità 2025. A raccoglierle in una sorta di “report degli orrori” dell’esame di Stato è Orizzonte Scuola che attraverso i social dei docenti ha potuto risalire a una serie di obbrobri storici, letterari, filosofici usciti dalla penna (e dalla bocca) degli studenti. Ora va detto che per fortuna ve ne sono pochi grammaticali e che la maggior parte dei ragazzi se la sta cavando bene.

Ma chi – come capita a tutti – scivola sulla classica buccia di banana la fa proprio grossa. Al top della classifica ci sono gli spropositi in letteratura. Se può essere facile da digerire un mashup come Giacomo Montale ed Eugenio Leopardi o qualcuno che parla del bambino di Giovanni Pascoli, forse perché non gli hanno spiegato bene il concetto di “Fanciullino” nella sua poetica, è certamente più difficile accettare l’idea che lo Statuto cambi nome scordando che si chiamò così perché fu concesso da Carlo Alberto di Savoia, re del regno di Sardegna.

Decisamente simpatica l’idea, invece, di una studentessa che ha parlato della “Vongola” di Giovanni Verga come sua “nuova” opera letteraria. Lo scrittore siciliano resta comunque quello che conquista i nostri giovani: non manca chi scrive che la famiglia protagonista del capolavoro di Verga vendeva “lumini” anziché lupini che sono dei legumi molto economici coltivati spesso nel Meridione. Sempre dedicata al siciliano è l’idea di uno studente che ha spiegato ai professori che lo scrittore nato a Milano si è trasferito a Palermo e Catania a causa della nebbia.

E poi, sempre per restare nel campo dei classici della letteratura, c’è chi fa un po’ di confusione ittica scambiando gli “Ossi di Seppia” in “Ossi di Calamari”. Tra le irriverenze partorite dalla fantasia dei maturandi c’è anche una Giovanna D’Arco uccisa da una freccia facendole fare una fine diversa da quella reale, il 30 maggio 1431, quando a soli 19 anni venne condannata a morte e bruciata viva.

Chissà quanto avrebbe riso il direttore Candido Cannavò a sapere, invece, che qualcuno pensa che le leggi vengano pubblicate sul quotidiano rosa e non sulla “Gazzetta Ufficiale”. Non è chiara nemmeno la storia a chi ha detto che Adolf Hitler e Benito Mussolini si sono conosciuti facendo la leva militare e neanche a chi pensa che quest’ultimo, con la marcia su Roma, venne nominato cardinale dal re. Un’altra docente ha raccontato, invece, di aver sentito dire che la prima Guerra Mondiale scoppia “a causa dell’attentato all’arcivescovo Francesco Ferdinando” dall’altro canto sempre di un “arci” si trattava. Non si può, infine, non citare la filosofia: Emile Zola diventa di origine italiana con un “cognome originariamente che era Zolla” e il Superuomo di Nietzsche è “colui che non alza le mani alle donne”.

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Il Fatto Quotidiano

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