Matera, il vescovo Ambarus: «Da voi come pellegrino»

  • Postato il 19 giugno 2025
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Matera, il vescovo Ambarus: «Da voi come pellegrino»

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MATERA – Dalla periferia di Roma al Mezzogiorno d’Italia: papa Leone XIV ha conferito a mons. Benoni Ambarus la nomina di arcivescovo di Matera-Irsina e di vescovo della Diocesi di Tricarico, in sostituzione di mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, dal 7 gennaio presule presso la Diocesi di Cesena-Sarsina (LEGGI). Nato a Somusca-Bacau, in Romania, ha operato come direttore della Caritas diocesana di Roma, entrando in contatto in prima persona con i contesti periferici dell’Urbe e con le difficoltà, sociali ed economiche, emerse nei quartieri più estremi del territorio capitolino. “Don Ben”, come è conosciuto, ha toccato con mano sofferenze e povertà, finanziarie e spirituali, operando nella pastorale carceraria e in quella sanitaria. Già ausiliare per la Diocesi di Roma, in terra lucana arriva – come racconta a “L’Altravoce Quotidiano della Basilicata” – da “pellegrino nella fede”, con la volontà di trasformare la pastorale in un esercizio di comunità volto al bene comune.

Monsignor Ambarus, da Roma Matera nel segno di una vita al servizio degli ultimi: quali saranno le linee pastorali del suo nuovo cammino da vescovo?

«Ringraziamo il Signore, spero di iniziare presto il mio Ministero in queste chiese locali, per iniziare a sintonizzarci e camminare insieme. Non mi presento con soluzioni in tasca. Sono edificato e ammirato dalle attestazioni di stima che mi stanno arrivando, dai messaggi di benvenuto che mi arrivano dalle due diocesi. Nel momento in cui inizierò il mio cammino, verosimilmente entro il mese di luglio, si delineeranno pian piano tutti i passi successivi da fare. Non ho altra priorità se non sintonizzarmi al più presto con il cammino ecclesiale delle diocesi che mi sono state affidate».

Prima della nomina, aveva già avuto la possibilità di visitare i territori della Diocesi?

«Ho avuto modo di visitare quella terra, Matera in particolare, nel 2018 per il convegno delle Caritas diocesane di Italia. Successivamente sono tornato ma per ragioni “turistiche”».

Dal punto di vista ecclesiale sarà quindi, per lei, un’esperienza del tutto nuova?

«Arriverò come un pellegrino nella fede».

Lei arriva da esperienze molto significative nel territorio romano, in particolare nelle aree periferiche. Papa Francesco prima e Leone XIV poi hanno incoraggiato a protendere gli sforzi ecclesiali dove c’è più bisogno di ascolto. Sarà questa la sua chiave di continuità?

«La Chiesa, fisicamente, a Roma è presente con le strutture e organizzazioni, in tutti i meandri e gli angoli delle periferie. E immagino che lo sia altrettanto nei territori di Matera e Tricarico. C’è un presidio fisico, strutturale per tutti i territori, a maggior ragione per quelli periferici. A Roma abbiamo vissuto un percorso di conversione della mentalità. E questo non vuol dire semplicemente abitare in quelle zone per esserne punto di riferimento ma, piuttosto, stare in mezzo alle persone. Andare noi verso di loro. Questo, per me, nel corso della mia esperienza romana è stato salvezza, conversione spirituale e pastorale. E confido che, camminando insieme con le due Chiese, il Signore ci indicherà la strada».

Pochi giorni fa, un rapporto Caritas ha evidenziato un aumento delle condizioni di disagio socio-economico sul territorio lucano. Quello delle nuove povertà resta un tema centrale, anche per la Chiesa…

«Mi sembra di poter dire che queste due Chiese, sul fronte della testimonianza e della Carità, siano dei fermenti, dei lieviti. Io verrò alla scuola delle due Chiese, sarò il primo a mettersi in ascolto. Con semplicità e umiltà, perché più ci si incontra e ci si conosce, più ci si può reciprocamente sintonizzare e lavorare insieme».

Il primo passo del vescovo Ambarus sarà dunque l’incontro, in questo caso quello con le comunità locali: da qui inizierà il suo cammino a Matera?

«Non verrò con l’ansia degli schemi preconfezionati. Il bene ci precede sempre, anche prima che interveniamo. La Chiesa, il popolo di Dio, il Corpo mistico del Cristo lavorano nel nascondimento, nella semplicità. Molte cose operate, spesso, non vengono alla luce. Raccontarle, però, potrebbe incoraggiare tutti gli uomini e le donne di buona volontà a operare per il bene comune».

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