Matera, il caso della scomparsa della scultura di Pavia

  • Postato il 15 ottobre 2025
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Matera, il caso della scomparsa della scultura di Pavia

La scultura di Philip Pavia, artista statunitense, fu consegnata alla città nel 1990, tolta per far spazio alla mostra di Dalì e mai più ritrovata. La denuncia di Angelo Palumbo: «Non costò nulla. Fu un omaggio che mio padre Franco curò»


Matera capitale della cultura che troppo spesso si dimentica di sè stessa. È questo il refrain degli ultimi giorni con l’incuria e il bivacco davanti al Comune per le opere di Basaglia con la fontana dell’Amore costata 160mila e dal futuro incerto e certamente una soluzione non prossima. Ma non basta perchè ci sono anche altre opere “scomparse” e per le quali occorrerà probabilmente avviare ricerche urgenti.

IL CASO DELLA SCOMPARSA DELLA STATUA DONATA DA PHILIP PAVIA

È il caso della scultura donata alla città nel 1990 da Philip Pavia una delle principali espressioni della scultura statunitense del secolo scorso che lasciò il progetto di quest’opera da collocare in via Madonna delle Virtù vicino alla stessa chiesa. L’opera rimase lì per molti anni ma fu spostata nel 2018 quando arrivò a Matera la mostra con le opere di Dalì “la persistenza degli opposti”.
Da allora di quell’opera scultorea non si è saputo più niente, non si sa dove è, non si sa se il Comune nè ha contezza o l’abbia persa per strada come ha rischiato di fare anche con la fontana dell’Amore lasciata “abbandonata” in un magazzino prima di essere ritrovata in condizioni non ottimali.

IL CASO SEGNALATO DA ANGELO PALUMBO

A segnalare il caso della scultura di Pavia al “Quotidiano” è Angelo Palumbo: «mio padre Franco si era occupato a lungo delle mostre di scultura che avvenivano in quegli anni nei Sassi e aveva collaborato strettamente con Pavia.
La scultura di Pavia non costò nulla alla città. La misero in piedi gli stessi operai, guidati da mio padre, che avevano lavorato per l’allestimento, della mostra “Scultura in America”, curata dal prof. Giuseppe Appella e allestita dall’architetto Alberto Zanmatti, nel 1990.

UN OMAGGIO GRATUITO ALLA CITTÀ

Fu un vero omaggio alla città che uno scultore di grande fama come Pavia ci volle lasciare e di cui oggi vorrei ritrovare le tracce per sapere che cosa ne è stato di quell’opera. Come premio simbolico in quell’occasione fu data anche una medaglia di ringraziamento da parte del sindaco dell’epoca Francesco Saverio Acito».

LA SCULTURA DI PAVIA, “UNA GIORNATA A MATERA, 1990”

La scultura costituita in particolare da tufi si chiamava “Una giornata a Matera, 1990”.
«L’opera altro non è se non la capacità dei Sassi di rimanere in piedi attraverso i secoli. Girando, vedevi macerie, case abbandonate ma ancora in piedi. un riparo per sempre. Un significato che emerge ancora ulteriormente per l’uso del materiale utilizzato per realizzarla cioè la calcarenite».

SPOSTATA PER UNA MOSTRA E MAI PIÙ RITROVATA

Una volta spostata però di quest’opera si sono perse le tracce.
Nessuno ha più provato a rimetterla al suo posto. Probabilmente lasciata in deposito in un’area attigua ma di certezze al momento non ce ne sono.
La situazione poco esaltante della scultura di Pavia costituisce evidentemente l’ulteriore spunto per sottolineare la necessità di avere maggiore cura per una città come Matera che vuole fare della cultura un vanto del suo stesso patrimonio.

LA GOCCIA DI AZUMA

«Posso aggiungere anche che la goccia di Azuma che si trova davanti a palazzo Lanfranchi e che sempre mio padre contribuì a suo tempo a lavorare perché vi fosse apposta si trova oggi in una situazione di sempre maggiore degrado e deterioramento senza che nessuno se ne accorga.
Basta vedere le condizioni della base che la sostiene che sono sempre più precarie. Anche in questo caso» conclude Palumbo, «non bisogna aspettare che ci sia un altro incidente strutturale come quello che c’è stato ad una delle opere di Basaglia ma occorrerebbe magari correre ai ripari prima».

LA PREOCCUPAZIONE E UN MONITO

Una preoccupazione e un monito che bisogna evidentemente tenere in adeguata considerazione per affrontare questo tipo di situazioni immediatamente e ripristinare opere che hanno un valore e un pregio che risale indietro nel tempo.
Una risposta e un riposizionamento così come era all’origine dell’opera di Pavia sarebbe un segnale importante dell’Amministrazione nel senso della difesa e della tutela delle proprie opere e della sua città.

IL SILENZIO E L’INCURIA

Il silenzio diventerà invece una risposta in termini di incuria e di scarso interesse per questo tipo di situazioni che evidentemente sono sparse a macchia di leopardo per la città. Ma su cui si può far tutto tranne che tacere.

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