Massoneria, Pruneti (Omti): «Più trasparenza per spezzare i legami con le mafie»

  • Postato il 13 luglio 2025
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Massoneria, Pruneti (Omti): «Più trasparenza per spezzare i legami con le mafie»

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Intervista al gran maestro dell’Omti Pruneti sul radicamento della massoneria in Calabria: «Necessaria più trasparenza».


Più trasparenza per spezzare le connessioni tra criminalità organizzata e massoneria. E porte chiuse a chi ha precedenti penali. Anche perché il crisma della “regolarità”, cioè il riconoscimento da parte della Gran loggia regolare d’Inghilterra, non è sufficiente a scongiurare il rischio di deviazioni. Questa la ricetta del fiorentino Luigi Pruneti, massone di lungo corso, gran maestro dell’Omti (Ordine massonico tradizionale italiano). Un ordine iniziatico da lui fondato che in Italia comprende oltre 100 logge, di cui 14 soltanto in Calabria. Gli abbiamo chiesto di commentare quanto emerso da una ricognizione fatta dal Quotidiano, dalla quale è emerso che in Calabria ci sono circa 200 logge, di cui la metà si riconosce nelle principali obbedienze, il Grande Oriente d’Italia e la Gran loggia regolare d’Italia. Poi ci sono altrettante logge che si ispirano alle altre obbedienze, non riconosciute dalla Gran loggia regolare d’Inghilterra.

Non ritiene anomala questa concentrazione di logge in una regione con meno di due milioni di abitanti?

«La presenza della massoneria nelle regioni italiane non è omogenea, in alcune è fortemente radicata, come ad esempio in Toscana e in Calabria, in altre è meno presente. La stessa cosa avviene in altri paesi: in Francia le logge sono numerosissime nell’area parigina e in quella marsigliese, sono poche in Bretagna. Ciò è dovuto a fattori antropologici e, soprattutto, storici».

Quali sono le origini storiche del radicamento della massoneria in Calabria?

«Nella storia va cercato il perché della diffusione della massoneria in Calabria e le risposte non mancano. Secondo alcuni la prima loggia massonica nella Penisola sarebbe stata fondata proprio in Calabria nel 1723, si sarebbe chiamata “Fidelitas”. I maggiori autori di componimenti poetici massonici nel XVIII secolo furono calabresi. Il primo fu Francesco Saverio Salfi, cosentino nato nel 1759, segretario generale della Repubblica partenopea del 1799; scrisse il poemetto massonico “Iramo”. Il secondo fu Antonio Jerocades, originario di Parghelia, autore del poema “La lira focese”, dedicata alla regina Carolina, considerata protettrice della libera muratoria.

PERSONAGGI CHIAVE E ASCESA SOCIALE

Saverio Fera nacque invece a Petrizzi nel 1850 ed è un personaggio chiave nella storia della massoneria italiana, fu infatti il promotore della scissione del 1908 che comportò la nascita della Serenissima gran loggia nazionale italiana. Oreste Dito (1866 – 1934) è stato uno dei più importanti storici della Calabria e della massoneria nel Sud Italia. Iniziato a 29 anni nella loggia “Tommaso Campanella” di Catanzaro passò poi alla “Brutia” di Cosenza; fu uno dei tanti calabresi che individuò nella massoneria un mezzo di elevazione personale e di riscatto sociale. Potrei continuare a lungo, elencando nomi, raccontando storie e aneddoti. Pensò, però, che questo sia sufficiente a spiegare la forte presenza massonica in Calabria.

Aggiungo, tuttavia, che, al di là della tradizione storica la voglia di massoneria aumenta in Calabria a partire dagli anni Settanta del Novecento quando, tradite le speranze di sviluppo economico, sorte nel secondo dopoguerra, le difficili condizioni esistenziali portarono a cercare nell’associazionismo massonico una maggiore solidarietà, un luogo di promozione sociale e di realizzazione umana. Fra questi vi fu, probabilmente, anche chi, ispirandosi sempre a stereotipi consolidati nell’opinione pubblica, sperava di trovare nell’istituzione facilitazioni spicciole. Chi la pensava o chi la pensasse ancora in tal modo sbagliava o sbaglia; la massoneria non semplifica la vita, caso mai la complica».

PRUNETI E LA MASSONERIA, SULLE DIFFERENZE TRA LOGGE REGOLARI E IRREGOLARI

Circa un centinaio di logge attive in Calabria sono riconducibili a obbedienze non riconosciute dalla Gran loggia d’Inghilterra. Che differenza c’è tra le logge regolari e quelle irregolari?

«Nel 1929, l’anno della grande depressione, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra decise che solo le comunioni da lei riconosciute erano “regolari” e promulgò gli “otto principi basilari” o “basici” che erano la “conditio sine qua non” per ottenere siffatto riconoscimento. Questi punti, considerati imprescindibili, prevedevano, fra l’altro, l’esclusione delle donne dalla massoneria, la giurisdizione territoriale esclusiva, la credenza nel Grande Architetto dell’Universo, quale Dio Creatore della  verità rivelata. Si trattò di un diktat del tutto gratuito diffuso da una obbedienza massonica che si riteneva l’unica vera e autentica, in quanto nata nel 1717, prima cioè di tutte le altre.

Tale sbandierata regolarità è un esempio di autoreferenzialità basato su presunte considerazioni storiche e fu contestata da illustri autori come Oswald Wirth e René Guénon. Parlo di presunte considerazioni storiche, perché il 24 giugno del 1717 fu fondata la “Gran Loggia di Londra”, mentre la “Gran Loggia Unita d’Inghilterra” nacque nel 1813 con la fusione fra “Antichi” e “Moderni”; si trattò di una compagine ben diversa da quella londinese di quasi un secolo prima.

In quel lasso di tempo, erano sorte altre comunioni come il “Grande Oriente di Francia” (1784) che non ha mai avuto né mai ha desiderato o richiesto il riconoscimento inglese. Un’ultima considerazione: la “patente di regolarità” rilasciata dalla “Gran Loggia Unita d’Inghilterra” certifica l’assenza di deviazioni? Direi di no, considerando che nel catalogo delle logge riconosciute dai britannici e, dunque, da loro ritenute regolari, vi era la loggia del G.O.I “Propaganda Massonica”, meglio conosciuta come “P2”».

LEGGI ANCHE: Massoneria, viaggio nella Calabria delle 100 logge irregolari

Da cosa nasce tutta questa voglia di massoneria in Calabria? Chi è il massone tipo? L’età media si sta abbassando? Non ritiene che sia un controsenso per un’associazione che si professa elitaria diventare quasi un fenomeno di massa?

«La voglia di massoneria in Calabria nasce come nelle altre regioni dal desiderio dipercorrere una via alternativa alle poche proposte dalla società contemporanea. Una  via che permetta di dialogare e di confrontarsi, senza polemiche, senza aggressività,  una via che consenta di rispettare se non di apprezzare la diversità, una via del dialogo,  della condivisione, dell’elevazione spirituale, morale, culturale, valoriale; una via che  consenta di far tutto ciò attraverso un processo millenario: l’iniziazione. 

Non esiste il massone tipo, quello lo troviamo negli stereotipi dell’immaginario  collettivo, non nella realtà. Nella realtà esistono tipi di massone: l’accademico e il  diplomato, il ricco e il povero, il professionista e l’impiegato, l’idealista e il  pragmatico, il movimentista e il contemplativo. Insomma, tanti tipi di massoni quante  sono le tipologie umane. Diciamo che il massone ideale dovrebbe essere un uomo o  una donna comune, privo di pregiudizi, desideroso di apprendere, amico del dubbio e  soprattutto non affetto dall’incapacità di riconoscere i propri limiti e dalla volontà di  disconoscere i meriti altrui.

ABBASSAMENTO DELL’ETÀ MEDIA E VITALITÀ DELL’ISTITUZIONE

È stato obiettivamente riscontrato, con strumenti statistici, che l’età media dei massoni si è notevolmente abbassata, dai 70 anni di trent’anni fa si è giunti ormai ai 45 anni, con previsioni di ulteriore ribasso. Lo considero un interessante segno di rinnovamento  generazionale, che evidenzia la vitalità dell’istituzione massonica in un paese sempre  più vecchio, come il nostro. Chiamare la massoneria un “fenomeno di massa” mi sembra esagerato, visto che i liberi muratori, anche nelle regioni a maggiore concentrazione, rappresentano un iper-minoranza.

Cosa rappresentano varie decine di migliaia di massoni in un paese di circa sessanta milioni di abitanti? Una certa massoneria si professa elitaria? Forse si dichiara tale in virtù delle capitazioni che i suoi affiliati devono pagare, non per altro, perché le élite sono scomparse dalla massoneria e in genere dalla società già all’inizio del XX secolo, basti leggere i saggi di Benedetto Croce sulla “mentalità massonica” per comprenderlo. Da noi le  capitazioni sono bassissime e di conseguenza non rientriamo in siffatta “elitarietà”».

MASSONERIA E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: LA RICETTA DI PRUNETI PER COME SPEZZARE I LEGAMI

Diverse inchieste antimafia hanno dimostrato il legame strutturale tra  ‘ndrangheta e massoneria. L’ex gran maestro del Goi Giuliano Di Bernardo ha  denunciato infiltrazioni criminali nel Goi. Quali sono, a suo avviso, le  contromisure per spezzare le connessioni tra massoneria e criminalità  organizzata? 

«Il professor Giuliano Di Bernardo si riferisce probabilmente a quando era gran maestro del  GOI che poi lasciò per fondare la Gran loggia regolare. Eravamo agli inizi degli anni Novanta quando era in pieno svolgimento l’inchiesta Cordova. A me risulta che quell’azione giudiziaria, poi trasferita per competenza alla Procura di Roma, si  concluse con un nulla di fatto.

Leggo, infatti, nel decreto di archiviazione del 3 luglio  2000, emesso dal tribunale di Roma, ai sensi dell’articolo 409 del codice di procedura oenale “che l’indagine si  sta concludendo con una generalizzata richiesta di archiviazione. In questo procedimento, l’articolo 330 del codice di procedura penale è stato interpretato come potere del pm e della polizia giudiziaria di acquisire notizie e non, come si dovrebbe, notizie di reato”. Il professor Di Bernardo si riferisce ad altro che egli conosce ma che io ignoro. Diverso è il problema in sé dell’infiltrazione della criminalità organizzata nella massoneria come in altre associazioni, in politica e nell’amministrazione pubblica.

La questione è stata più volte ben evidenziata dal procuratore Nicola Gratteri. Si tratta di una preoccupazione concreta e reale alla quale la libera muratoria può porre rimedio non solo esigendo dagli iscritti di esibire una certificazione che  documenti la loro estraneità da procedimenti penali e civili (questo da noi è già in atto)  ma anche monitorando costantemente l’attività delle officine (sinonimo di logge),  esigendo trasparenza, facendo sì che i nomi dei maggiori responsabili siano noti,  permettendo che il nome delle logge e la loro ubicazione sia manifesta, mostrando la  propria faccia, proponendo eventi pubblici, occasioni d’incontro e di colloquio. La  nostra società esige giustamente trasparenza, la mentalità catacombale non ha ragione  d’esistere e va eliminata».

PRUNETI, LE LOGGE DELL’OMTI IN CALABRIA: NUMERO E ATTIVITÀ DELLA MASSONERIA

Quante logge ha la sua associazione in Calabria, da quanto tempo  sono state aperte e quali attività state svolgendo? 

«La nostra comunione ha in Calabria 14 logge, ubicate ad Acri, Corigliano Rossano, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Trebisacce. Un dato che si può rilevare consultando il sito dell’Ordine massonico tradizionale italiano dove troverà il numero, il nome e la collocazione delle logge suddivise per regione. Le prime logge calabresi, risalgono al febbraio del 2017, quando la comunione era agli albori, l’ultima è sicuramente la “Giordano Bruno” di Reggio Calabria, costituita nel febbraio di quest’anno.

Le logge calabresi svolgono la stessa attività di tutte le altre, si riuniscono ogni 15 giorni, affrontando un tema formativo fissato antecedentemente. Partecipano agli eventi nazionali: celebrazione dei solstizi, assemblee generali, riunioni di gran loggia, convegni. Nel 2022, in occasione della celebrazione del Solstizio d’estate a Rende (Villa Fabiano), fu promosso un incontro pubblico con la stampa».    

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