Manovra restrittiva per le imprese

  • Postato il 22 febbraio 2025
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Manovra restrittiva per le imprese

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Una manovra restrittiva per le imprese: alle famiglie 53 miliardi. Il rientro del deficit slitta al 2026. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) critica la politica industriale del Governo


Se il testo definitivo della manovra di bilancio già di per sé “cristallizzava” l’assenza anche solo di un embrione di una politica industriale, denunciata dalle imprese e dai sindacati, il giudizio di un organismo indipendente come l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), sgombra il sospetto di critiche partigiane.
Sulle imprese, oltre che sui lavoratori autonomi, la legge di Bilancio ha “un impatto restrittivo”, scrive l’Upb sottolineando il contributo al miglioramento del saldo in tutti gli anni del triennio 2025-27 rispetto allo scenario a legislazione vigente (di circa 8 miliardi nel 2025 e nel 2026, e di circa 3 nel 2027).

IL PRESSING DEGLI IMPRENDITORI E LA RIDUZIONE DELL’IRES

Se il pressing degli imprenditori, Confindustria in prima fila, ha portato – tramite un emendamento – alla riduzione, per il 2025, dell’aliquota Ires dal 24 al 20%, le condizioni stringenti cui è subordinata l’agevolazione restringe molto la platea dei beneficiari, circa 18mila imprese. La misura, considera poi Upb, non compensa completamente la riduzione di risorse destinate agli incentivi Transizione 4.0 introdotta durante l’iter parlamentare.

Il miglioramento del saldo si deve a una serie di limature e sospensioni di deduzioni o agevolazioni: tra le altre cose, alla limitazione, per il 2025, di compensazioni fiscali, la modifica del regime di versamento dell’imposta di bollo sui prodotti assicurativi. Nel 2026, il complesso di queste misure, si rileva nell’analisi, “più che compensa” il minor gettito dovuto soprattutto alla proroga della maggiorazione del 20% della deduzione relativa al costo del lavoro per le assunzioni effettuate nel triennio 2025-27 e agli effetti fiscali del definanziamento dell’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate.

A queste nel 2027 si aggiunge l’avvio del recupero delle quote di deduzione sospese, dando luogo ad un calo delle entrate a carico della categoria. Le spese si riducono soprattutto per effetto del definanziamento di decontribuzione Sud, del fondo per l’automotive e di altri fondi e stanziamenti, incluso l’impatto, nel 2026, delle modifiche al credito di imposta Transizione 4.0.

MANOVRA RESTRITTIVA PER LE IMPRESE MA PER LE FAMIGLIE CI SONO 53 MILIARDI

Sono le famiglie le maggiori beneficiarie della manovra: lo stanziamento messo in campo dall’esecutivo è pari a 53 miliardi per il periodo 2025-2027. Gli interventi sono principalmente rivolti ai lavoratori dipendenti, sia privati che pubblici. Tra le misure più rilevanti spicca la stabilizzazione degli effetti della decontribuzione per i lavoratori con un reddito fino a 20.000 euro, mentre quelli tra i 20.000 e i 40.000 euro potranno beneficiare di una detrazione fiscale. Un impatto positivo sul capitolo famiglie ha anche il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, la proroga del bonus ristrutturazione al 50% sull’abitazione principale e al 36 % per gli altri immobili, le misure per le pensioni e la natalità.

Sotto il profilo dei conti pubblici, la legge di bilancio aumenta l’indebitamento netto e sposta il rientro del deficit sotto il 3% di un anno, dal 2025 al 2026. “Rispetto allo scenario tendenziale – scrive l’Upb – la manovra comporta un incremento dell’indebitamento netto pari a 0,4 punti percentuali di Pil nel 2025 (8,4 miliardi), a 0,6 nel 2026 (14,5 miliardi) e a 1,1 nel 2027 (25,1 miliardi), considerando anche l’impatto sul bilancio (in particolare sulle entrate) degli effetti della manovra sull’economia”. La manovra, prosegue l’Upb, “determina in tutto il triennio 2025-27 riduzioni delle entrate nette e incrementi delle uscite nette, soprattutto di natura corrente, rispetto allo scenario a legislazione vigente e posticipa dal 2025 al 2026 il rientro del decit al di sotto del 3 per cento del Pil”.

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