Mammografie “dubbie” ma donne mai ricontattate: lo scandalo degli screening oncologici travolge l’Andalusia

  • Postato il 19 ottobre 2025
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Centinaia, forse migliaia di donne andaluse non sono mai state avvisate dei risultati sospetti delle loro mammografie. Tanto da aver scoperto solo dopo anni di avere un tumore al seno in fase avanzata. Quello che sembrava un errore tecnico si è rivelato un colossale fallimento istituzionale, che oggi travolge la Junta de Andalucía, governata dal Partido Popular (PP), il partito di centrodestra che guida la regione dal 2019 con il presidente Juan Manuel Moreno Bonilla.

La vicenda è esplosa come una bomba politica e sanitaria, portando alle dimissioni della consigliera alla Salute e Consumo, Rocío Hernández, e scatenando accuse di negligenza, opacità e tagli sistematici alla sanità pubblica.

Lo scandalo nasce da una denuncia partita dal basso. L’associazione Amama, che riunisce donne operate di cancro al seno, ha scoperto che centinaia di pazienti non erano mai state convocate per ulteriori controlli dopo una mammografia “dubbia”. In molti casi, i referti sospetti erano rimasti bloccati nei sistemi informatici o non trasmessi ai medici di riferimento.

Le prime ammissioni del Servizio Sanitario Andaluso (SAS) parlavano di “pochi casi isolati”, ma presto la realtà è apparsa molto diversa. Secondo le inchieste di eldiario.es e El Salto Diario, le donne coinvolte sarebbero almeno duemila. Alcune di loro hanno già avviato azioni legali contro l’amministrazione per negligenza medica.

Il programma di “cribado” (screening) del cancro al seno è uno dei principali strumenti di prevenzione del sistema sanitario spagnolo. Ogni due anni, le donne tra i 50 e i 69 anni vengono invitate a sottoporsi a una mammografia gratuita. Se l’esame mostra segni sospetti, la paziente deve essere contattata entro poche settimane per ulteriori indagini.

Ma in Andalusia — secondo quanto emerso — questa catena di comunicazione si è spezzata. Migliaia di referti non sarebbero mai stati segnalati, lasciando molte donne senza diagnosi tempestiva. “È un fallimento del sistema”, ha dichiarato un radiologo dell’ospedale Virgen del Rocío di Siviglia, epicentro della crisi. “La carenza di personale e l’eccesso di burocrazia hanno fatto saltare i protocolli”.

Il governo di Moreno Bonilla ha inizialmente cercato di minimizzare la portata dello scandalo, parlando di “un errore tecnico”. Ma di fronte al clamore mediatico e alle proteste di piazza, la Junta — guidata dal PP e sostenuta da Vox su diversi fronti politici — ha dovuto cambiare tono.

Sono arrivate le dimissioni di Rocío Hernández, la consigliera alla Sanità, e l’annuncio di un piano d’emergenza: 12 milioni di euro di investimenti straordinari, assunzione di 65 radiologi, e apertura dei centri di screening anche nei fine settimana.

“Stiamo affrontando il problema con serietà e trasparenza”, ha dichiarato Moreno Bonilla. Ma le opposizioni accusano il governo di centrodestra di aver smantellato progressivamente la sanità pubblica e favorito l’espansione del settore privato.

Negli ultimi cinque anni, la Junta guidata dal PP ha introdotto delle riforme che hanno indebolito l’esclusività del personale medico pubblico, consentendo ai medici del SAS di lavorare anche per strutture private. Il risultato, denunciano sindacati e opposizione, è un sistema sempre più duale, in cui le prestazioni più redditizie vengono dirottate verso il privato, mentre la sanità pubblica si svuota di risorse e competenze.

“Il governo del PP e Vox ha preferito finanziare le cliniche private invece di rafforzare gli ospedali pubblici”, ha attaccato María Jesús Montero del PSOE, principale partito d’opposizione. Dello stesso tenore le critiche di Adelante Andalucía e Sumar, che chiedono una commissione parlamentare d’inchiesta e una indipendente del SAS.

Il malcontento cresce anche tra i cittadini: nelle ultime settimane si sono moltiplicate le manifestazioni davanti agli ospedali di Siviglia, Granada e Málaga, con slogan come “La sanità non si vende, si difende” e “I nostri corpi non sono numeri”.

Al di là delle responsabilità istituzionali, lo scandalo dei “cribados” rivela crepe strutturali profonde. Gli esperti parlano di penuria cronica di radiologi, sistemi informatici obsoleti, e mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di assistenza.

E il problema potrebbe non fermarsi al tumore al seno: fonti interne al SAS temono che anomalie simili possano emergere anche nei programmi di screening per il colon e la cervice uterina. Se ciò fosse confermato, la crisi assumerebbe dimensioni senza precedenti.

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