Mamma li marziani! Va bene cercarli ma poi torniamo a studiare la Terra

  • Postato il 11 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel 1996 la NASA annunciò, con qualche cautela, la scoperta di “tracce di vita extraterrestre” su ALH-84001 un meteorite di probabile provenienza marziana. L’articolo fu pubblicato su Science. La cautela era più che giustificata perché in seguito la natura vivente di quelle “tracce” non potè essere confermata. Ora la NASA ci dice che “forse” il rover Perseverance ha trovato tracce di vita nel cratere marziano Jezero, riconoscendo che non c’è conferma che le caratteristiche rilevate siano esclusive della materia vivente, visto che esistono processi chimici non biologici che possono generare simili segnali. I media di tutto il mondo danno grande risalto alla scoperta e alimentano la speranza che, finalmente, si sia scoperta la vita su Marte.

Nell’immaginario collettivo persiste l’idea che gli alieni siano già sbarcati sul pianeta ma che “non ce lo vogliano dire”. Il caso degli alieni di Roswell è emblematico. C’è poi l’equazione di Drake, che teorizza che, visto il numero stimato di esopianeti (pianeti esterni al sistema solare), esistano buone probabilità che qualcuno possa essere “vivo”. Che poi quella vita possa evolvere fino a costruire astronavi che vengono a farci visita è altra storia. Il progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) lancia messaggi nello spazio e resta in ascolto, nella speranza di ricevere risposte aliene. Il progetto godeva di finanziamenti pubblici destinati a ricerche sulla vita, anche se extraterrestre. Si opposero i biologi, come Ernst Mayr, il più grande evoluzionista del secolo scorso, e il progetto SETI non fu più finanziato con fondi pubblici, anche se continua a ricevere supporto da privati, in attesa di una telefonata dai marziani.

Da biologo, ovviamente non escludo che la vita si possa generare anche su altri pianeti e trovo la domanda (c’è vita al di fuori della Terra?) molto affascinante, anche se dopo decenni di ricerche non esiste alcun indizio che la vita extraterrestre esista. Se mi si dovesse chiedere se la risposta a questa domanda meriti enormi finanziamenti pubblici, dico che sì, li merita. A patto che si dedichino altrettanti sforzi a esplorare la vita terrestre, visto che la biodiversità è in gran parte sconosciuta e che non sappiamo come contribuisca al funzionamento degli ecosistemi.

Dato che la nostra vita dipende dal buon funzionamento ecosistemico, e che il nostro comportamento lo influenza, sarebbe bene sapere molto bene con che cosa abbiamo a che fare. Sarà meno affascinante dei marziani, ma che impatto sul nostro benessere e la nostra sopravvivenza ci potrebbe essere se si scoprisse che la vita si è originata anche su Marte? o altrove? e che impatto abbiamo noi su quelle ipotetiche forme di vita? Di sicuro abbiamo impatti gravi sulla vita di questo pianeta, e dipendiamo da essa.

C’è di più: c’è chi consiglia di considerare l’ipotesi di trasferire la nostra specie su Marte o su altri pianeti, visto che stiamo distruggendo le premesse per la nostra sopravvivenza su questo pianeta. E, infatti, stiamo programmando colonizzazioni marziane. Resta un mistero come vivremmo su Marte. Ci porteremo un po’ di specie e cercheremo di riprodurre ecosistemi terrestri su un pianeta privo di vita? Nel racconto biblico il Creatore dice a Noè di mettere una coppia di tutti gli animali nell’arca: senza il resto dei viventi, non possiamo vivere. L’allegoria è incompleta. Non bastano gli animali, ci vogliono anche le piante, i funghi, e tutto il mondo unicellulare, soprattutto i batteri, senza i quali la vita non è possibile.

La speranza, affascinante, che ci siano forme di vita fuori dal pianeta Terra viene periodicamente rinfocolata, a rinfocolare il programma di trasferimento su qualche pianeta “promesso”. Queste imprese sono spesso frutto di iniziative coordinate, a cui partecipano molti paesi. Non esistono imprese con simile consenso corale per l’esplorazione della biodiversità. Tutti dicono che è importantissima (l’abbiamo anche messa nella Costituzione assieme agli ecosistemi) ma il passaggio dalle parole ai fatti è problematico e gli sforzi coordinati in questa direzione sono deboli.

Va benissimo la corsa allo spazio, ma forse dovremmo dedicare attenzioni paragonabili all’esplorazione del mare profondo, ad esempio, visto che costituisce gran parte dello spazio abitato dalla vita. E ne sappiamo davvero pochissimo.

Abbiamo l’Agenzia Spaziale Italiana, parte di un’Agenzia Spaziale Europea. Va benissimo, è sacrosanto. Il problema è che non esiste qualcosa di analogo per l’esplorazione di biodiversità ed ecosistemi: gli sforzi dei vari paesi non sono coordinati e l’impresa non viene percepita come urgente, mentre lo spazio vede unanime consenso. La domanda: “è più urgente conoscere e preservare la biodiversità del pianeta o cercare vita su altri pianeti?” dovrebbe avere una risposta ovvia, ma se guardiamo gli sforzi in ricerca finanziata e coordinata vediamo che si persegue il secondo obiettivo e non il primo. Un giorno si dice una cosa (tipo il green deal) e il giorno dopo se ne dice un’altra (rearm Europe) con grande disinvoltura. Una politica bipolare. Per lo spazio, però, sono tutti d’accordo. Forse perché ha grande rilievo per scopi militari.

Invece di pensare di salvaguardare le premesse per la nostra sopravvivenza, le mettiamo a rischio con i nostri stili di vita e, non paghi, investiamo molte risorse per inventare sempre nuovi strumenti per colpire gli avversari. Ma per fortuna presto troveremo i marziani, e nulla sarà più come prima. Come no!

[in foto: “macchie di leopardo” su una roccia rossastra soprannominata “Cheyava Falls” nel cratere Jezero di Marte, scoperto dal rover Perseverance della NASA nel luglio 2024]

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