“Mala Politica” in Basilicata, in aula l’ex dg Massimo Barresi
- Postato il 4 novembre 2025
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“Mala Politica” in Basilicata, in aula l’ex dg Massimo Barresi

Mala Politica. Massimo Barresi, ex direttore generale del San Carlo di Potenza, racconta in aula insulti, pressioni e intrecci politici sul nuovo ospedale di Lagonegro, nel processo alla prima giunta Bardi nato dalle sue denunce
POTENZA – Coperto di insulti dall’ex assessore alla sanità, il meloniano Rocco Leone, per essersi rifiutato di truccare una selezione per anestesisti. Detestato dai medici per aver bloccato le visite intra moenia nei reparti con le liste d’attesa più lunghe per i pazienti non paganti. Scavalcato a pie’ pari dai suoi sottoposti per aver frenato gli appetiti sul nuovo ospedale di Lagonegro.
PROCESSO MALA POLITICA, BARRESI, IL SUPERTESTIMONE
Si presenta così, come vittima predestinata del «sistema» Basilicata l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, Massimo Barresi.
L’ex dg è stato sentito come supertestimone dell’accusa nel processo “mala politica”, sulle presunte manovre della prima giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi per cacciarlo dalla guida del San Carlo, e le presunte corruttele elettorali consumatesi in occasione delle consultazioni comunali vinte nel 2020, a Lagonegro, da Maria Di Lascio.
LE STAMPANTI ROTTE
Davanti al collegio presieduto da Marcello Rotondi, il napoletano Barresi ha risposto per circa due ore alle domande del pm Vincenzo Montemurro e del suo difensore, l’avvocato Clemente Delli Colli. E ha ripercorso dall’inizio la sua esperienza lucana.
Dalla sorpresa alla notizia di essere stato scelto come direttore generale del San Carlo dall’allora governatrice reggente Flavia Franconi, a fine 2019, al contratto che non si trovava quando è arrivato a Potenza per la firma.
«Dicevano che non c’era una stampante funzionante e Franconi dovette alzare la voce perché qualcuno provvedesse». Ha raccontato l’ex dg. «Ha anche chiesto che fossi accompagnato a prendere possesso del mio nuovo incarico in ospedale dai dirigenti del Dipartimento salute. Subito dopo però è andata via, e loro si sono rifiutati lasciandomi da solo».
GLI ESPOSTI E LO SCONTRO CON LEONE
Barresi, che attualmente guida l’ufficio Direzione amministrativa dell’Ospedale del Mare di Napoli, ha spiegato di avere preso l’abitudine di segnalare in tempo reale ai carabinieri qualsiasi anomalia di cui si dovesse accorgere dopo aver prestato servizio a Caserta. Per un’azienda sanitaria sciolta per infiltrazioni camorristiche.
Quindi ha riferito di un rapporto con l’allora assessore alla Sanità Leone diventato conflittuale dopo pochi mesi. Quando gli chiese di accontentare una giovane anestesista neo-assunta che era stata assegnata a una sede sgradita, l’ospedale di Lagonegro.
MALA POLITICA, BARRESI: «MI DISSE CHE ERO UN C…»
«Mi disse che ero un c… e che dovevo andarmene dalla Basilicata. Mi accusò di mettere in fuga questi medici e io gli risposi che era meglio se andavano via». Ha proseguito. «E in effetti qualcuno partì, ma gli altri riuscii ad assegnarli anche ai presidi periferici che al mio arrivo erano praticamente morti».
LE LISTE D’ATTESA ABBATTUTE
L’ex dg ha rivendicato di aver abbattuto le liste d’attesa bloccando le visite in regime privatistico. Con un incremento di 10 milioni di euro di incassi per visite in regime ordinario, a scapito di medici che con l’intra moenia «si raddoppiavano lo stipendio». E contro il parere della stessa Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, che a suo dire avrebbe tutelato gli interessi di chi specula sulle liste d’attesa.
L’OSPEDALE DI LAGONEGRO
Altro tema che ha scatenato frizioni con la politica, poi, è stata la stabilizzazione di un gruppo di infermieri precari.
Poi c’è stata una prima riunione sul progetto del nuovo ospedale di Lagonegro, a cui era stato invitato – a sua insaputa – l’allora dirigente dell’ufficio Provveditorato del San Carlo, Giuseppe Spera. Lo stesso Spera che aveva conteso a Barresi la nomina ai vertici dell’azienda ospedaliera e qualche mese più tardi ha ottenuto dal Consiglio di Stato che fosse annullata. Per poi essere indicato a sua volta per l’incarico di direttore generale che tuttora riveste.
LA RICHIESTA DI DOCUMENTAZIONE
«Non ne sapevo nulla e chiesi che mi fosse fornita la documentazione al riguardo». Ha raccontato l’ex dg. «Leone mi rispose che di non preoccuparmi e che avrei dovuto fare quello che mi dicevano loro. Allora mi opposi e dissi che quel metodo non mi piaceva e dal momento che non ero interessato avrebbero potuto occuparsene la Regione di questo nuovo ospedale».
LE INTEMPERANZE DI PIRO
Barresi ha collocato in questa occasione anche il suo primo contro con un altro degli imputati del processo in corso a Potenza, l’allora capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Francesco Piro.
«Questo signore che era seduto a capotavola inizià a dire “Io sono di Lagonegro. Mi dovete dare l’ospedale”. Poi chiese il numero a Spera che si era offerto di occuparsi lui di tutto e aveva detto di avere già pronto un plastico della nuova struttura. Nei giorni seguenti scrissi una lettera all’assessore mettendolo in guardia da facili entusiasmi su un’opera simile che sarebbero stati forieri di illegittimità, ma non mi hanno dato retta».
«SEI UN LEONE IN GABBIA»
Più avanti, rispondendo alle domande del suo avvocato, l’ex dg ha aggiunto di essere stato rimproverato da Leone, rieletto l’anno scorso in Consiglio regionale con la lista FdI, perché quando andava all’ospedale di Lagonegro avrebbe dovuto avvisare Piro e concordare con lui le modalità della visita. Quindi ha ricordato una seconda bravata di cui il capogruppo azzurro si sarebbe reso protagonista, urlando all’assessore «non sei un Leone, quando sei con Barresi sei un Leone in gabbia». Dopo averli visti parlare nel parcheggio sotto gli uffici del Dipartimento salute, a Potenza. Mentre in una terza occasione una persona non meglio precisata si presentò al San Carlo sostenendo di aver avuto il via libera di Piro e Leone per subentrare alla Croce rossa nella gestione di un servizio, sempre all’interno dell’ospedale di Lagonegro.
MALA POLITICA, BARRESI E LE ALTRE TENSIONI
La contrapposizione con gli uffici regionali, però, a un certo punto si sarebbe estesa anche all’allora direttore generale del Dipartimento salute, Ernesto Esposito, a cui il dg avrebbe rimproverato di aver provveduto a sua insaputa, durante le prime fasi dell’emergenza covid 19, ad acquistare un macchinario per processare i tamponi al San Carlo.
«Mi disse che non mi avrebbe più difeso da Leone, che intanto si lamentava perché avevo segnalato alla polizia di Matera che molti dei tamponi che ci arrivavano dal Madonna delle Grazie erano di cittadini pugliesi che evidentemente violavano il divieto di spostamento tra regioni. Qualche mese più tardi mi aggredirono verbalmente assieme, dopo avermi chiesto di riaprire il San Carlo perché il covid secondo loro era già finito. Dissi di no perché avevo paura di questa cosa e venni preso per il petto della giacca e cacciato».
GLI AVVERTIMENTI DEGLI EX
Sul finire del suo esame l’ex dg ha ricordato anche gli avvertimenti ricevuti da uno dei suoi predecessori, Michele Cannizzaro.
«Mi disse “le faranno male come hanno fatto a male a me”.»
Mentre l’ex dg dell’Asm, Pierino Quinto, condannato di recente per la vicenda dei concorsi truccati, avrebbe profetizzato la fine anticipata del suo incarico perché i «poteri forti» lo avrebbero fermato.
«NESSUNA CORDATA CONTRAPPOSTA»
Sui suoi rapporti con l’ex segretario particolare di Bardi, Mario Araneo, l’altro superteste dei pm di Potenza, Barresi ha parlato di contatti obbligati per poter parlare col governatore, e nulla più. Niente di più lontano, insomma, dalla tesi dello scontro tra cordate all’interno della maggioranza regionale che due anni orsono ha convinto il Tribunale del Riesame a ridimensionare il portato dell’inchiesta. Rimettendo in libertà – tra gli altri – Spera, poi assolto da tutte le accuse in udienza preliminare, e costringendo il gip, Antonello Amodeo, a fare altrettanto nei confronti di Leone e Piro.
MALA POLITICA, ESCLUSA DALL’ESAME LA MANOVRA AL CENTRO DELL’IMPUTAZIONE A BARDI
È rimasta fuori dall’esame di ieri in aula, invece, la presunta manovra al centro del capo d’imputazione nei confronti di Bardi e della sua prima giunta. Vale a dire il taglio dei fondi per il San Carlo che sarebbe dovuto servire a creare le precondizioni della revoca del suo incarico. In particolare il mancato rispetto dei vincoli di bilancio.
La prossima udienza, per il controesame del testimone da parte dei difensori degli imputati, è stata fissata per il 17 dicembre.
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