Magredi: tutta la ricchezza delle terre magre del Friuli
- Postato il 14 giugno 2025
- Vacanze Natura
- Di SiViaggia.it
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A pensarci bene sembra quasi un ossimoro: il Friuli Venezia-Giulia è la più piovosa tra le venti regioni italiane, eppure ospita una delle cose che in Italia assomigliano di più alle grandi steppe eurasiatiche.
È Friuli, insomma, ma quando ti ci ritrovi dentro sembra di essere in Russia, in Kazakistan o nella pusta ungherese. Li chiamano Magredi, le terre magre: una zona arida, con limitate risorse di acqua dolce dove lo sguardo si perde su una lunga pianura fatta di ghiaia, sassi e bassa vegetazione, senza un albero all’orizzonte, fino a scorgere le montagne, lontano.
Sono terre povere, non adatte alle attività produttive, ma andandone alla scoperta si svela la loro ricchezza paesaggistica e naturalistica, il loro valore dovuto ad un ecosistema affascinante e unico, e semplicemente la bellezza di uno scenario raro e inconfondibile, destinato a rimanere nella memoria del visitatore.
Dove sono e che cosa sono i Magredi
La zona dei Magredi copre un’area di circa 10mila ettari nella parte occidentale del Friuli, che tocca dodici comuni della provincia di Pordenone, tra i quali spiccano Cordenons e Vivaro, piccolo borgo racchiuso tra il letto del fiume Meduna e quello del Cellina.
Proprio i due corsi d’acqua sono all’origine di questo particolare contesto naturale. Attraverso i millenni il Cellina e il Meduna hanno trasportato dalle montagne friulane verso valle un grande ammontare di detriti e, nella zona a nord-est di Cordenons, si sono depositati i materiali più fini. Si è dunque creata una distesa ghiaiosa che, per sua natura, lascia spazio all’acqua di filtrare negli strati inferiori del terreno. Ecco quindi che i due fiumi qui scompaiono, si celano agli occhi delle creature di superficie, lasciando soltanto una grande distesa grigia al loro posto.

A seconda della vicinanza rispetto alla lingua di ghiaia depositata dal fiume, si individuano tre sottocategorie dei Magredi: il greto è la fascia sassosa, dove spiccano solo piccoli arbusti e qualche erba, mentre la fanno da padroni muschi e licheni; il magredo primitivo è una zona più stabile, dove crescono alcune piante resistenti ad ambienti aridi come la splendida erica, con i suoi piccoli fiori di un rosa malinconico che si aprono a perdita d’occhio; infine il magredo evoluto, una fascia ancora più esterna assimilabile alla prateria, dove l’erba cresce folta e forte.
D’inverno tra i sassi dei Magredi crescono arbusti e un’erba verdi e resistenti, ricordando le pianure dell’Asia centrale. D’estate tutto ingiallisce, assomiglia più a una savana, senza perdere in fascino e bellezza. Al posto di leoni e gazzelle, queste terre sono il regno di lepri e cinghiali, ma soprattutto di tantissimi uccelli non comuni, come l’occhione, che depone a terra le proprie uova e si mimetizza nel grigio-verde delle sabbie, della ghiaia e dell’occasionale, sporadica vegetazione.
Come visitare i Magredi
I Magredi sono una zona estremamente versatile e alla portata di tutti per essere visitata. Ci sono percorsi escursionistici a piedi, percorsi per la mountain bike e itinerari da affrontare a cavallo.
Per una passeggiata breve l’ideale è il cosiddetto Biotopo di San Quirino, nelle vicinanze dell’omonimo abitato. Si entra all’interno del Sito di interesse comunitario Magredi del Cellina e ci si può avventurare alla scoperta di tutte e tre le diverse fasce: all’inizio si incontrano prati e campi coltivati, per poi trovare via via un terreno sempre più arido e brullo, decorato qua e là di fiori colorati. Si sente solo un grande silenzio tutto attorno, e lo sguardo si perde verso le imponenti montagne all’orizzonte.

Per gli amanti delle due ruote l’area è attraversata dal cosiddetto Anello dei Magredi, un percorso ad anello di circa 42 chilometri che attraversa Vivaro e San Foca, nel cuore delle steppe friulane, e poi raggiunge Maniago. È un percorso semplice, con un dislivello in salita davvero minimo, è che offre la possibilità di esplorare in lungo e in largo tutto il territorio della zona.
Le Risorgive del Vinchiaruzzo
Se i Magredi fanno della povertà di acqua la loro forza, poco più a sud le Risorgive del Vinchiaruzzo sono l’esatto opposto: nella bassa pianura a sud-est della cittadina di Cordenons riaffiorano le acque dei bacini montani e nascoste dai Magredi. Qui il terreno è argilloso, e pertanto non lascia all’acqua la possibilità di penetrare nelle profondità della terra, riportandola invece in superficie.
L’acqua che sgorga dal terreno si accumula in delle polle, chiamate olle, dando vita a dei piccoli stagni circolari e a dei canaletti, in una zona dove la natura si fa rigogliosa e il verde pullula: i salici contraddistinguono le immediate vicinanze delle rive, assieme ai pioppi. Diversi sentieri si snodano nell’area, permettendo al visitatore di esplorare ogni angolo di questa nicchia di Friuli.
Il contrasto fra l’area dei Magredi e quella delle Risorgive del Vinchiaruzzo è impressionante, ma è facile capire come i due contesti siano gemellari, inscindibili l’uno dall’altro. Un percorso ideale è infatti quello di partire dall’esplorazione dei Magredi a nord di Cordenons e arrivare, a piedi o in bicicletta, nella zona delle Risorgive, esplorando quanto la natura possa vivere di apparenti contraddizioni.
Cordenons e il Noncello

Scoprire i Magredi e le Risorgive è, tutto sommato, una grande avventura acquatica: dall’improvvisa assenza di acqua si parte e alla ricchezza totale si giunge. Il tutto ruota attorno ad un unico baricentro, che è il paese di Cordenons, alle porte di Pordenone.
I due luoghi condividono l’origine etimologica del nome: Pordenone deriva da portus naonis, il porto del fiume Naone, mentre Cordenons da curtis naonis, la corte sul fiume Naone.
Naone è l’antico nome del Noncello, un breve fiume con un corso di appena undici chilometri, ma la cui navigabilità in epoca antica aveva messo sulla cartina geografica sia Pordenone che Cordenons.
Per completare, dunque, una visita a tema acquatico del territorio dei Magredi non può mancare una visita a questo corso d’acqua di risorgiva, con una passeggiata lungo le rive del fiume che prende le mosse dal centro cittadino di Cordenons e arriva fino al Parco Fluviale del Noncello in centro a Pordenone.
Se in tempi antichi Cordenons aveva una rilevanza maggiore rispetto all’attuale capoluogo di provincia, i ruoli si invertirono a partire dal Cinquecento. Relativamente isolato tra la zona delle terre magre e il corso del Noncello, Cordenons ha conservato tradizioni di cui va orgoglioso, come una parlata di origine friulana diversa da quella di Pordenone, chiaramente di stampo veneto.
La cittadina di Cordenons merita una visita per scoprire Villa Badini Pasqualini, classico esempio di villa veneta settecentesca tra i più rilevanti della zona, e le opere d’arte ospitate nel Duomo di Santa Maria Maggiore, anch’esse di datazione settecentesca.