Mafia, 11 arresti a Palermo tra vecchi e nuovi boss: tanti i cittadini “in processione” per chiedere favori
- Postato il 9 aprile 2025
- Mafie
- Di Il Fatto Quotidiano
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Estorsioni ma anche traffico di droga. Sono questi i principali affari del mandamento della Noce di Palermo, smantellato all’alba di mercoledì dai poliziotti della Squadra mobile e della Sisco, che hanno eseguito 11 misure di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti indagati, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi. Un dodicesimo indagato, nei cui confronti era stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è di recente deceduto. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati di Palermo e degli investigatori c’erano le fibrillazioni interne al clan. Dopo gli arresti degli ultimi anni i boss si erano riorganizzati, un riassetto, però, non privo di tensioni e contrasti tra fazioni.
Punto di riferimento di tanti cittadini – Dalle indagini è venuto fuori anche un quadro che il gip definisce “sconfortante“. Erano tanti i cittadini che andavano a chiedere favori ai boss: dai proprietari degli immobili che volevano liberarsi degli affittuari morosi, alla coppia che aveva litigato col compagno di scuola del figlio, a chi vantava crediti non soddisfatti, a chi voleva aprire un’attività commerciale e aveva bisogno dell’autorizzazione mafiosa. I referenti delle istanze erano Rezo Lo Nigro e Carlo Castagna, entrambi coinvolti nell’inchiesta. “Siete le uniche persone che riescono a risolvere tutti i problemi“, diceva una signora che voleva aprire una pizzeria a Castagna. “Mi spiace, bontà sua”, rispondeva lui non sapendo di essere intercettato. “Ne viene fuori una mafia cui si demanda il compito, in una società frammentata nei suoi centri di potere e senza punti di riferimento statuali percepiti come affidabili, di risolvere velocemente e senza attivare procedure legali, le più svariate problematiche in una prostrazione della dignità e abdicazione al rispetto dei propri diritti sconsolante e indicativa di un preoccupante degrado sociale”, scrive il gip. “Ne deriva la fotografia di una diffusa cittadinanza rimasta ancora del tutto passiva e impermeabile agli stimoli volti al recupero di una dimensione invece attiva e responsabile”, aggiunge il giudice.
La scissione – Gli investigatori della Squadra mobile di Palermo e della Sisco, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno ricostruito i nuovi assetti organizzativi delle famiglie del mandamento della Noce. In particolare, l’attività investigativa ha portato alla luce una scissione interna alla famiglia “Noce” con un’ala più tradizionale e garantista del rispetto dei dogmi mafiosi e una più giovane e alternativa ma, al pari della prima, ufficialmente riconosciuta e legittimata. Dalle intercettazioni, spiegano gli investigatori, è emerso che “i rappresentanti delle famiglie mafiose che compongono il mandamento sarebbero stati decisi unilateralmente da uno storico capomafia prima della sua morte, senza ricorrere a metodi più democratici”. Un atto d’imperio che ha costituito uno dei motivi alla base della scissione, che, comunque, ha garantito “una coesistenza pacifica senza mai far registrare atti di esplicita belligeranza”. L’indagine ha svelato i nuovi referenti del clan come Renzo Lo Nigro e Carlo Castagna che hanno assunto la gestione delle principali attività illecite.
Le estorsioni e lo spaccio – Nel corso delle attività investigative sono stati documentati diversi casi di estorsione a cantieri edili e attività commerciali di varia natura. Le indagini, inoltre, hanno ricostruito una rapina avvenuta a giugno 2023 a un commerciante della zona di cui sono stati individuati gli autori. La vittima, aveva denunciato che la rapina era seguita a una serie di danneggiamenti e vessazioni subiti dai boss. Dal blitz è emerso anche l’interesse degli indagati nella gestione delle piazze di spaccio, dove la pressione criminale della cosca mafiosa si manifesta attraverso il controllo dei canali di approvvigionamento dello stupefacente.
Il boss scarcerato che criticava i vecchi vertici – Emerge anche il caso del boss scarcerato che critica i vecchi capi e torna ai vertici. Renzo Lo Nigro appena uscito dal carcere, dopo una condanna per mafia, ha infatti comprato una nuova sim, poi intestata alla moglie, che gli inquirenti hanno immediatamente scoperto e intercettato. “La mia priorità lo sai quale è? Loro devono sapere che ne sono uscito, mi avete fatto una minchia tanta, io neanche posso combattere con te che non sei capace di fare niente. Quindi mollatemi. Sleghiamoci“, diceva Lo Nigro, oggi riarrestato. Ma il boss, in realtà – hanno accertato gli investigatori – non aveva alcuna intenzione di lasciare Cosa nostra, solo non riconosceva più l’autorità della vecchia leva. Infatti gli accertamenti hanno dimostrato che Lo Nigro, uscito di cella, ha stretto un rapporto con un altro mafioso, Carlo Castagna, mantenendo “rapporti paralleli” con mafiosi di altri mandamenti, commissionando estorsioni, commerciando in droga e accreditandosi come soggetto in grado, grazie alla sua caratura mafiosa, di far recuperare crediti esercitando il ruolo di referente sul territorio per risolvere i problemi più vari. “Il tutto – scrive il gip che ha disposto l’arresto – in aspra polemica con i soggetti posti nel nuovo assetto del mandamento colpevoli di non rispettare le vecchie regole di Cosa nostra e di essere – diceva Lo Nigro – ‘cose inutili’“.
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