“Maestrale”, le accuse pesantissime dell’ex dg dell’Asp di Vibo a Cesare Pasqua
- Postato il 4 agosto 2025
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“Maestrale”, le accuse pesantissime dell’ex dg dell’Asp di Vibo a Cesare Pasqua
Il già direttore generale dell’Asp di Vibo, Francesco Talarico, depone in aula nel processo “Maestrale Carthago” lanciando accuse pesantissime contro l’ex direttore del dipartimento di prevenzione Cesare Pasqua: la pistola, il presunto legame con i clan Mancuso e Fiarè, il cerchio magico, le elezioni e quello ribattezzato come “il metodo Pasqua”
VIBO VALENTIA – Due presunte minacce che gli sarebbero state rivolte da Cesare Pasqua, al tempo capo del dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo ed oggi imputato nel maxiprocesso “Maestrale-Carthago” con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, abuso d’ufficio e minacce, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Francesco Talarico, ex dg dell’Azienda sanitaria di Vibo, e parte civile nel procedimento penale, le racconta in aula nel corso del suo esame ricco di particolari, durato circa tre ore, quello dell’ex dirigente dell’Asp di Vibo che tira in ballo il già funzionario aziendale (poi direttore della clinica Villa S. Anna di Catanzaro), oggi in pensione, e imputato nel processo, per circostanze apprese da altri o direttamente, sviscerando tutti i rapporti avuti con questi.
MAESTRALE, LA PRIMA PRESUNTA MINACCIA DI PASQUA A MASSARA E TALARICO
Rispondendo alle domande del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Andrea Buzzelli, e dell’avvocato di parte civile, Michele Gigliotti, il teste ricorda in apertura i due episodi avvenuti rispettivamente nel 2014 e nel 2020.
Il primo è indiretto in quanto secondo il racconto riferitogli da Francesco Massara (imputato e allo stesso tempo parte civile) che avrebbe avuto con Pasqua dei contrasti “relativi allo spostamento del personale veterinario che afferiva alla sua area”.
Massara raccontava a Talarico di essere stato affrontato in Piazza Municipio dal collega il quale gli avrebbe riferito: “Se non la smetti di rompere le scatole io ti farò fare la fine di Talarico. Hai visto quello che ho fatto a Talarico? Gli ho fatto perdere il pane”. quando Massara rispose: “Ma tu non puoi… non hai niente contro di me, io non c’entro niente con quello che tu stai dicendo”, lui rincarò la dose: “Io troverò i modi e le pedine per rovinarti, come ho fatto con Talarico, e se non la smettete di dare fastidio tutti e due, io ho i miei amici potenti di Vibo che vi faranno sparire per sempre”.

Per quelle minacce con “evidente riferimento a modalità di tipo mafioso” sia Talarico che Massara riferirono tutto alla Dda di Catanzaro ai primi di novembre del 2014.
IL SECONDO EPISODIO E LA PISTOLA
La seconda presunta minaccia si sarebbe verificata nel 2020 e sarebbe nata a seguito del dissequestro di una tonnellata di insaccati della “Latteria del Sole”. Nel 2013 erano andati i Nas a sequestrare la merce non conforme “e avevamo saputo che praticamente Luigi Mancuso era intervenuto sul dottore Pasqua per chiedere affinché agisse per dissequestrala e restituirla al proprietario”. La vicenda era confluita nelle carte di “Rinascita-Scott” (19 dicembre 2019) e poi finita sulla stampa nel luglio 2020 con un articolo nel quale, ripercorrendo la vicenda, si faceva riferimento ai nomi di Talarico e Massara come coloro che avevano “trasmesso del materiale relativo sempre al dottore Pasqua agli organi inquirenti”.
Proseguendo della deposizione al processo “Maestrale”, L’ex dg dell’Asp ricorda quini che Pasqua rispose inizialmente sugli organi di informazione “smentendo tutto” dopodiché, aggiunge, a distanza di qualche giorno, anche in questo caso, avrebbe affrontato “Massara, sul corso principale di Vibo, e aprendo la giacca e gli fa vedere una pistola nascosta all’interno, limitandosi a dire: “A te ed a Talarico vi distruggo”, allontanandosi in seguito”. Anche in questo caso sia Talarico che Massara hanno sporto denuncia.
“LO SAI CHE PASQUA ANDAVA IN GIRO CON LA PISTOLA?”
Sempre su questo solco, Talarico riferisce di altri due episodi appresi da persone che avrebbero avuto contrasti con l’ex dirigente del dipartimento di prevenzione, e che gli avrebbero confermato la detenzione di quest’ultimo di una pistola: “L’architetto Giuseppe Grillo di Catanzaro, in tempi relativamente recenti mi disse di avere incontrato Pasqua, quando questi era direttore della Casa di cura Sant’Anna di Catanzaro, che gli aveva chiesto di occuparsi della sicurezza della struttura in quanto era un esperto del settore. Ebbene, Grillò mi riferì di essere rimasto molto perplesso dal tipo di ambiente che aveva trovato e anche delle persone di cui Pasqua si era circondato e pertanto decise non accettare questo incarico aggiungendo: “Lo sai, no, che lui andava in giro con la pistola nella fondina a Vibo?”.
“IO TI ROMPO DI BOTTE”
Accanto a questo, l’ex dg dell’Asp riferisce un altro frangente “appreso da Massara per bocca del dottore Facciolo, medico del Dipartimento di Prevenzione il quale “aveva avuto dei contrasti con Pasqua, e confidò a Massara che era stato fisicamente minacciato da dirigente nel corso di un incontro che avrebbe dovuto essere chiarificatore tra i due e in presenza del Senatore Bevilacqua allorquando Pasqua reagì in maniera violenta, dicendo: “Io ti rompo di botte se non la smetti di andare dagli avvocati, se non la smetti di andare dai Carabinieri”.
“PASQUA MANDANTE DI UNA GAMBIZZAZIONE”
A quel punto, sempre Facciolo avrebbe confidato ancora a Massara di aver appreso da un dentista, di un episodio di cronaca avvenuto in passato che riguardava un impiegato dall’Azienda Sanitaria, il quale anch’egli aveva avuto contrasti con l’imputato, che era stato gambizzato, aggiungendo “che praticamente il mandante di quel ferimento era proprio Cesare Pasqua”. Ragione per la quale, sempre secondo il racconto di Talarico in aula, Facciolo avrebbe temuto per la propria incolumità dicendo: “Qua ci sono dei ragazzacci che per pochi soldi sono capaci di uccidere, in questa zona”, consigliando “lui stesso a Massara di dotarsi di una pistola per difendersi, sapendo che anche Massara non era in buoni rapporti con Pasqua”.

LE ELEZIONI DEL 2005 E LA NOMINA SFUMATA DI PASQUA AI VERTICI DELL’ASP DI VIBO
Altro frangente riferito dal teste nell’udienza del processo “Maestrale”, risale al 2005 afferente alla mancata nomina di Pasqua a direttore sanitario dell’Asp di Vibo. Agazio Loiero, al tempo presidente della Regione, aveva nominato Talarico Dg dell’Azienda e contattò quest’ultimo per fare in modo di dargli l’incarico di Ds: “Loiero inizialmente mi disse: “Si dovrebbe presentare Cesare Pasqua per una nomina, dovesti in qualche modo accontentarlo, perché è stato utile in campagna elettorale”.
Al tempo infatti Pasqua si era candidato con Loiero nella lista “Progetto Calabria” portando circa 3.500 voti. Tutto cambia – aggiunge il teste – qualche giorno dopo quando Loiero richiama Talarico chiedendogli di passare da casa sua e raccontandogli di lasciare “perdere quello che ti ho detto su Pasqua, perché è venuta fuori un’intercettazione da cui si desume che il clan Mancuso ha votato per lui alle regionali, quindi a questo punto praticamente non è nominabile. Comunque non mettere di mezzo me, assumiti tu la responsabilità di una mancata nomina”.
LA MORTE DI FEDERICA MONTELEONE E LA DENUNCIA DI PASQUA CONTRO TALARICO
E così avvenne. L’incarico a Pasqua sfumò a vantaggio di Alfonso Luciano. A fronte di ciò il primo si sarebbe lamentato con Talarico “dicendo che secondo lui Loiero non era stato di parola”. Rimaneva la nomina di direttore del Dipartimento di prevenzione “alla quale Pasqua aspirava” ma che era ricoperta da Massara che non poteva essere revocato: “Lui insisteva che l’operazione era fattibile attraverso l’adozione di un nuovo atto aziendale ma non era giuridicamente possibile”.
Spazio nella deposizione di Talarico al processo “Maestrale” anche su uno degli episodi più dolorosi della storia sanitaria di Vibo: nel 2007, poco dopo la tragedia di Federica Monteleone, Talarico lascia Vibo e va a Catanzaro e nell’aprile dell’anno successivo Pasqua si “recò in Procura ad accusarmi, dicendo che un mese prima dell’apertura della sala operatoria, nel mese di dicembre, io lo avrei , avvicinato per chiedergli il parere preventivo sulla sala operatoria, che lui non era disposto a darmi e che io, a fronte di questo suo rifiuto, lo avrei minacciato di non nominarlo direttore del Dipartimento di Prevenzione”, accusandolo quindi di tentata concussione che fu il reato contestato all’ex dg nel processo per la morte della ragazza.
Racconta al riguardo l’ex dg: “Lui mi accusò a distanza di quasi un anno e mezzo dall’episodio e questo fu strano perché un Pubblico Ufficiale di fronte ad un tentativo di corruzione avrebbe dovuto denunciare subito e non aspettare tanto tempo e in presenza di un’inchiesta già aperta per poter magari formulare delle accuse a posteriori”.
“LA CAMBIALE ELETTORALE NON PAGATA”
Talarico non ha dubbi e li espone in aula: fu la ripicca per la mancata nomina a direttore sanitario o di dipartimento a seguito dell’iniziale patto elettorale con Loiero: “Insomma cambiale elettorale non era stata pagata”. E la tempistica utilizzata da Cesare Pasqua per denunciare Talarico non sarebbe casuale a giudizio di quest’ultimo in quanto avviene nel momento in cui il nuovo dg dell’Asp, Stalteri, indice un bando per le nomine di direttore sanitario e amministrativo dove l’imputato risulta il più titolato ottenendo, ad aprile 2008, l’incarico per la prima mansione.
Avendo ottenuto tale nomina, e con la condanna di Talarico per tentata concussione nel processo per la morte di Federica, ed essendosi “convinto che il suo problema fossi io, lui facendosi forte di tutto questo, un anno dopo riaffrontò appunto Massara (che era stato anche teste a discarico di Talarico nel processo Monteleone, ndr) agitando la mia vicenda come fosse uno scalpo, dicendogli: “Stai attento che ti faccio fare la fine di Talarico, ti farò perdere il pane come ho fatto con Talarico”. E quando Massara rispose: “Ma tu non hai niente contro di me”, lui reagì in questo modo: “Non ha importanza, troverò i modi e le pedine per rovinarti”.
VIBO, IL PRESUNTO CERCHIO MAGICO DI CESARE PASQUA
E le pedine alle quali il teste fa riferimento e che avrebbero funto da testimoni di Pasqua nella sua denuncia sarebbero state “componenti del suo cerchio magico”. L’ex dg dell’Asp ricorda poi i contrasti tra Massara e Pasqua sull’utilizzo del personale in caso di emergenza come la “bluetongue” dove il secondo avrebbe “sottratto unità al primo per destinarle altrove” che sarebbero state all’origine delle prime minacce del 2014 e le lamentele dei veterinari verso Pasqua (in qualità del presidente del Comitato Consultivo Zonale preposto ad assegnare le ore ai medici specialisti ambulatoriali, ndr) per avere “manipolato le graduatorie al fine di assegnare le ore di specialistica alla nuora (episodio finito su “Le Iene”, ndr) e poi di averle procurato un aumento orario, sempre in virtù della sua carica di presidente del Comitato consultivo zonale”.
“PASQUA ERA LEGATO AI MANCUSO E AI FIARÈ”
Proseguendo nell’esame al processo “Maestrale”, il teste racconta anche un ulteriore episodio chiamando in causa un altro dirigente medico, questa volta regionale – che sembra conoscere molto bene l’imputato – il quale gli avrebbe “confidato dei rapporti tra Pasqua ed i clan mafiosi, dicendo sostanzialmente che questi era legato ai Mancuso, anche perché veniva dallo stesso territorio e che poi Pasqua ad un certo punto della sua esistenza si sposta su Vibo iniziando ad avere rapporti con il clan Fiarè, che erano i rappresentanti dei Mancuso su Vibo”.
A “MAESTRALE” TALARICO RACCONTA NELL’AULA BUNKER DI VIBO IL “METODO” PASQUA
Tale dirigente medico aggiunge una serie specifici episodi dicendogli: “Vedi, il metodo di Pasqua, il modo di agire di Pasqua si basa su questo, lui ha a disposizione il Dipartimento di Prevenzione” che si compone di una serie di branche specialistiche, Igiene Pubblica, Igiene degli Alimenti, Medicina del Lavoro, Servizi Veterinari. Insomma, non si muove foglia che il dipartimento non volesse, nel bene e nel male in quanto da esse “dipende l’autorizzazione di ogni pubblico esercizio, un bar, un ristorante, un asilo, una scuola, un ospedale, un’azienda; insomma tutti soggetti ad autorizzazione da parte dei settori del Dipartimento di Prevenzione, e soprattutto soggetti a vigilanza: cioè, nel momento hanno ottenuto autorizzazione ad operare, in ogni momento l’attività può essere messa in discussione, perché attraverso la vigilanza si può, per esempio, verificare che c’è qualcosa che non va e irrogare delle multe o sospendere addirittura l’attività stessa”.
“IL DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE A DISPOSIZIONE DEL CLAN MANCUSO”
E secondo il racconto appreso da Talarico e riferito in aula, l’imputato “metteva questo Dipartimento di Prevenzione al servizio dei Mancuso, ovvero è tutto a spada tratta per favorire gli interessi dei clan che, come si sa, possono essere diretti, tipo gli allevamenti, ma anche indiretti, legati praticamente ad aziende delle quali possono essere, per esempio, proprietari occulti”. Tutto questo “conferiva a “Pasqua un duplice potere: da un lato ha uno stuolo di fedelissimi, quattro o cinque fedelissimi” facendo i nomi in aula, disposti a tutto per lui, e lui è disposto a tutto per loro, in termini di incarichi, posti di lavoro”.
LO STUOLO DI FEDELISSIMI “UTILIZZATO A SCOPI ELETTORALI”
Uno stuolo di fedelissimi, come l’ha chiamato Talarico, che Cesare Pasqua avrebbe utilizzato “anche praticamente per scopi elettorali, per fare la campagna elettorale per sé stesso o anche per il figlio” e al riguardo l’ex direttore generale dell’Asp di Vibo racconta il possibile modus operandi: “Per esempio, se una gelateria intende utilizzare il latte crudo certificato, c’è bisogno dei servizi veterinari, perché è un alimento di origine animale. Se il veterinario va, concede un’autorizzazione, bene, dopodiché Pasqua manda qualcuno dei suoi e sconvolge tutto, e la rimette in discussione. E se il veterinario che l’aveva originariamente data osa protestare, Pasqua gli intima di farsi gli affari suoi”.
“I MANCUSO VICINI A PASQUA DA TUTTI I PUNTI DI VISTA, ANCHE ELETTORALI”
Questo si traduceva, a dire di Talarico, per come appreso dal dirigente regionale, “nel fatto che il clan Mancuso è vicino a Pasqua da tutti i punti di vista, anche elettorali”. E al riguardo aggiunge un colloquio avuto con l’interlocutore prima delle elezioni regionali del 2014 in cui “lui mi disse: “Vedrai, il clan Mancuso farà convergere i voti su di lui, sul figlio di Pasqua”, specificando praticamente la cosca Mancuso aveva ovviamente degli interessi, e nel momento in cui qualcuno degli esercenti osava protestare, perché magari non gli stava bene il fatto di essere ricattato per questo o quel motivo dagli organi del Dipartimento di Prevenzione, gli emissari della stessa cosca venivano a bussare alla sua porta. E allora lì capisci che devi fare un passo indietro”.
IL “DUPLICE POTERE” DI CESARE PASQUA, EX DIRIGENTE ASP DI VIBO, IMPUTATO IN “MAESTRALE”
E pertanto, un “duplice potere” che si tradurrebbe in questo modo: “Da un lato le cariche istituzionali esercitate consentono a Pasqua di intervenire in ogni pubblico esercizio, mentre e la vicinanza ai clan la utilizzava a scopo intimidatorio”, riferisce ancora Talarico raccontando di un ulteriore incontro con questo dirigente medico regionale a distanza praticamente di qualche settimana dalle elezioni regionali in cui quest’ultimo gli avrebbe detto: “Hai visto come è andata?”, ed in effetti Vincenzo Pasqua “aveva ottenuto 4.600 voti, venendo eletto, o qualcosa del genere, e praticamente entrambi notiamo l’exploit a Limbadi e Nicotera”.
In quella tornata nel Collegio di Limbadi e Nicotera ciò che secondo Talarico e il suo interlocutore emergeva “non era tanto che Vincenzo Pasqua sia il primo eletto in quei due centri, ma praticamente risultava una maggioranza bulgara a suo favore, prende circa il 90% dei voti del Comune, e tutti gli altri candidati messi insieme, che sono pure 7-8, prendono appena il 10%”.
LE OASI CANINE DI VIBO “GESTITE DAI KILLER DEL CLAN FIARÈ”
Anche la gestione delle oasi canine di Vibo è un argomento affrontato da Talarico in aula, per come appreso dal dirigente medico regionale, che farebbe emergere i rapporti tra Pasqua e i “i killer clan Fiarè” di San Gregorio d’Ippona: “Anche questi godono di una copertura, non subiscono controlli ad opera del Dipartimento di Prevenzione, tanto è vero che in questi canili – avrebbe riferito l’interlocutore – i cani non morivano mai. Siccome i canili si pagano a quota capitaria, per ogni cane si corrisponde una somma se non muoiono, o se muoiono ma senza essere dichiarati, oppure sostituiti, il canile continua a percepire praticamente questa somma a suo dire indebitamente”.
MAESTRALE, I TERRENI IN LOCALITÀ COCARI A VIBO “ERANO DEI FIARÈ E PASQUA ERA UN PRESTANOME”
Riguardo poi un altro aspetto del clan Fiarè, Talarico riferisce, sempre per averlo appreso de relato, che il suo interlocutore un certo punto si era interessato all’acquisto di un terreno su Vibo e “il Maresciallo Vitale gli aveva detto che c’era il dottore Pasqua che stava vendendo dei terreni su Vibo, zona periferica (Cocari, ndr), dove si potevano costruire delle ville”. Inizialmente il dirigente avrebbe manifestato un interesse all’acquisto, dopodiché, a seguito di un incontro con Pasqua apprende della vendita di tutti quei terreni sospettando però che la verità era un’altra: “Pasqua praticamente per la vendita di questi terreni faceva da prestanome dei Fiarè, e siccome era scoppiata una inchiesta, temendo che questa si potesse risalire a lui si era disfatto di quelle aree”.
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“Maestrale”, le accuse pesantissime dell’ex dg dell’Asp di Vibo a Cesare Pasqua