Madame Luna
- Postato il 20 luglio 2024
- Di Il Foglio
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Madame Luna
Potrebbe essere il seguito di “Io capitano”, regista Matteo Garrone. Le storie sono differenti, qui abbiamo una donna invece di due ragazzi, anche i motivi del viaggio sono diversi. Ma grazie a “Madame Luna” vediamo cosa accade dopo che gli immigrati toccano la costa italiana. In Calabria, per essere precisi. In un centro d’accoglienza dove i disperati ricevono 2 euro e mezzo al giorno per le piccole spese – però dire “pocket money” nobilita la miseria – e devono spenderne uno al giorno per avere un cellulare e chiamare casa. Chi ancora ne ha una, e anziani parenti che lì vivono. Il regista Daniel Espinosa è svedese di origine cilena, tiene la macchina da presa fissa su Almaz, che dice di essere eritrea senza documenti. Sola e bisognosa di tutto, in Italia come tanti altri clandestini. Finché una ragazza, anche lei al centro d’accoglienza, la riconosce: “Sei quella che ha organizzato la barca con cui sono arrivata qui”. Almaz nega, cerca di sottrarsi. La ragazza mostra la foto del fratello, rimasto in Libia e torturato. Ora però il regime è cambiato, Madame Luna non ha più i suoi complici, lei è dovuta scappare in Italia. Organizza i braccianti che vanno a lavorare nei campi e raccolgono le olive 15 euro a fine giornata (li riunisce e li comanda in tre lingue, molto professionale). Fa amicizia con una donna che le dice in confidenza: “I veri affari si fanno fuori. riceviamo i soldi per pagare le cooperative e le cooperative sono nostre”.
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