L’uomo che volle farsi imperatore degli USA
- Postato il 16 settembre 2025
- Cultura
- Di Agi.it
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L’uomo che volle farsi imperatore degli USA
AGI - Unico imperatore degli Stati Uniti, unico a deporre nel 1862 un presidente, Abraham Lincoln, unico a essere celebrato a San Francisco come sovrano nella repubblica a stelle e strisce. Regnò per venti anni senza essere mai salito su un trono che non esisteva, Norton I è diventato personaggio letterario pur essendo davvero esistito. Joshua Abraham Norton nacque cittadino britannico nel 1818 a Deptford, nel Kent (oggi confluita nella cerchia urbana di Londra), probabilmente il 4 febbraio. La sua famiglia era d’origine ebraica e due anni dopo i genitori John e Sarah presero lui, il fratello maggiore Louis e il minore Philip, e si trasferirono in Sudafrica dove ebbero altri nove figli.
Dal Sudafrica agli Stati Uniti con 40.000 dollari in tasca
L’attività dei Norton nelle forniture navali per un ventennio assicurò benessere e agiatezza, salvo precipitare a partire dal 1840; nel 1848, alla morte di John seguita a quelle di Sarah, Louis e Philip, i Norton erano in bancarotta. Joshua probabilmente aveva lasciato Città del Capo già nel 1845, e sicuramente il 10 febbraio 1846 si imbarcò a Liverpool sulla nave Sunbeam, diretta a Boston. Metterà piede a terra il 12 marzo, ma in seguito, nel novembre 1879, sosterrà dalle colonne del San Francisco Chronicle di essere arrivato il 5 novembre 1849 da Rio de Janeiro, con 40.000 dollari in tasca, l’equivalente di 1,6 milioni attuali. Con quel danaro, forse frutto dell’eredità paterna essendo anche lui l’unico figlio maschio in vita, fondò subito una società immobiliare e di import-export, la Joshua Norton & Company, che in tre anni quintuplicò il capitale iniziale. Era un uomo ricco e rispettato, considerato un gentleman al quale la buona società di San Francisco aveva aperto tutte le porte dei salotti, dei locali, delle feste importanti. Era conteso e riverito.
La svolta dopo una disastrosa speculazione sul riso
Ma alla fine del 1852 una speculazione sul prezzo del riso, innescata dalla carestia in Cina, lo esacerbò al punto di avviare una causa che lo vide soccombente nel 1854 davanti alla Corte suprema della California. Questo lo porterà a dichiarare fallimento nel 1856. Dalla vita agli hotel era passato al pensionato, e l’idea di aver subito un’ingiustizia diventerà ossessiva e destabilizzante al punto di decidere che lui avrebbe cambiato le cose. In un primo tempo Joshua Norton si candidò al Congresso degli Stati Uniti nell’agosto del 1858 e nel luglio del 1859 pubblicherà un annuncio a pagamento sul quotidiano San Francisco Daily Evening Bulletin, una sorta di manifesto per combattere la “crisi nazionale”.
Il proclama di autoincoronazione a San Francisco
Ma la soluzione era contenuta nel proclama pubblicato il 17 settembre, dieci giorni dopo le elezioni: "Su richiesta perentoria di una larga maggioranza dei cittadini di questi Stati Uniti, io, Joshua Norton, precedentemente di Algoa Bay, Capo di Buona Speranza, e ora da nove anni e dieci mesi di San Francisco, California, mi dichiaro e mi autoproclamo Imperatore di questi Stati Uniti; e in virtù dell’autorità che mi è stata conferita, ordino e ordino ai rappresentanti dei diversi Stati dell’Unione di riunirsi nella Musical Hall di questa città, il I febbraio prossimo, per apportare lì e subito quelle modifiche alle leggi vigenti dell’Unione che possano migliorare i mali sotto i quali il Paese sta soffrendo e quindi far sì che esista fiducia, sia in patria sia all’estero, nella nostra stabilità e integrità". Firmato: Norton I, Imperatore degli Stati Uniti. Era il primo atto di una serie di appelli-decreti su riforme politiche necessarie a suo dire per «salvare la nazione dalla rovina totale». A partire dall’abolizione del Congresso che ovviamente rimase al suo posto; lui con un proclama chiese all’esercito di sgomberarlo con la forza, e con un altro sciolse il Partito democratico e quello repubblicano, per poi arrivare allo scioglimento della Repubblica degli Stati Uniti in favore di una monarchia temporanea retta da lui stesso. Sembrandogli forse poco ambizioso tale progetto, l’imperatore nel 1864 assunse anche il titolo secondario di Protettore del Messico, a due anni dall’invasione francese di Napoleone III per mettere sul trono Massimiliano d’Asburgo.
Uguaglianza tra le razze, voto alle donne e il sogno del grande ponte
Tutto passava attraverso i proclami, che erano il suo modo di governare. Pur non riconoscendogli alcun potere effettivo, riscosse simpatie, apprezzamento e rispetto, soprattutto per l’impegno a combattere la corruzione e le diseguaglianze: voleva che gli afroamericani avessero libero accesso ai mezzi pubblici e che i cinesi fossero ammessi a testimoniare in tribunale, e piene tutele per i nativi americani; pretendeva il diritto di voto per le donne e l’equità fiscale; avversava la parola Frisco al posto di San Francisco e stabilì una multa di 25 dollari per chi la pronunciava. Per la verità su molti dei suoi proclami resta un alone di leggenda. Ma è storicamente provato da ben tre pubblicazioni sui giornali, invece, che con altrettanti proclami (gennaio, marzo e settembre 1877) promosse la costruzione di un avveniristico ponte che collegasse Oakland a San Francisco passando da Goat Island (oggi Yerba Buena Island). Il Bay Bridge poi realizzato nel 1936, insomma.
L’attenzione di Mark Twain e il successo popolare
L’imperatore era diventato una figura riconosciuta e ossequiata, quando lo vedevano a passeggio in alta uniforme, a volte blu dell’esercito unionista, a volte grigia dell’esercito confederato, con un garofano all’occhiello regalato da un fiorista che l’omaggiava con uno di quelli del giorno prima, sempre con passo elegante e stile, e un bastone a forma di sciabola. Eppure Norton I viveva dal 1864 nella modesta pensione Eureka Lodgins, pagata dai suoi fratelli massoni, in una stanza di nemmeno sei metri quadri con lavabo, brandina e divano che aveva conosciuto tempi migliori. La sua fortuna fu che un giovane giornalista che lavorava nella vicinissima redazione del Morning Call, Samuel Langhorne Clemens, cominciò a interessarsi a quel personaggio. In seguito sarebbe diventato celebre nel mondo con lo pseudonimo di Mark Twain e inserirà Joshua Norton nel suo romanzo Le avventure di Huckleberry Finn. L’imperatore era comunque destinatario di donazioni, regalie, beni che lui aveva rinominato genericamente “tasse”, e a un certo punto iniziò a stampare cartamoneta che vendeva o che veniva accettata dai negozi, mentre i suoi titoli di credito al 7% venivano puntualmente onorati. Era amato dalla popolazione di San Francisco e pure dai maggiorenti, che gli riservavano sempre un posto a teatro. L’imperatore calamitava curiosità e turisti. Statuine con le sue fattezze venivano vendute come souvenir.
L’arresto per vagabondaggio, le scuse della Polizia e la grazia per l’oltraggio
Una volta che venne arrestato per vagabondaggio la città si mobilitò in suo favore. Un giornale scrisse: "Noto e amato da tutti i veri cittadini di San Francisco come Imperatore Norton, questo gentile Monarca di Montgomery Street è meno pazzo di coloro che hanno architettato queste accuse inventate. Come scopriranno, i leali sudditi di Sua Maestà sono pienamente informati di questo oltraggio". Sarà liberato dal capo della Polizia Patrick Crowley, che si scusò per l’accaduto, e lui gli concesse la grazia. Da allora i poliziotti si portavano la mano alla visiera per salutarlo. L’8 gennaio 1880 Norton I si stava recando sotto la pioggia all’Accademia delle Scienze Naturali per assistere al dibattito mensile della Hastings Society quando, giunto di fronte all’edificio, crollò a terra morto. Migliaia di persone gli resero l’estremo saluto. Addosso all’imperatore vennero rinvenuti poco più di 5 dollari in spiccioli e i funerali furono pagati da cittadini facoltosi, evitandogli lo sgarbo postumo di quello a spese del Comune. "I visitatori includevano tutte le classi sociali, dai capitalisti ai poveri, dal clero al borseggiatore, dalle signore ben vestite a coloro il cui abbigliamento e portamento suggerivano l’idea dell’emarginato sociale; tuttavia, predominava l’abbigliamento dell'operaio", scrisse il Chronicle, che parlò di diecimila persone alle esequie. Un cippo al cimitero di Woodlawn a Colma, vicino San Francisco, dove le spoglie furono traslate nel 1934, ricorda l’unico imperatore degli Stati Uniti.