L’Università di Pisa resiste ai pro Pal. Il rettore: “Nessun cedimento alle violenze”
- Postato il 18 giugno 2024
- Di Il Foglio
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L’Università di Pisa resiste ai pro Pal. Il rettore: “Nessun cedimento alle violenze”
A Pisa, nella città delle manganellate agli studenti usate come esempio dell’Italia “nuova democratura”, l’Università sta resistendo contro i continui tentativi portati avanti dai collettivi per interrompere le collaborazioni con Israele. Lo hanno ribadito, alla fine della scorsa settimana, sia il Senato accademico che il Consiglio di amministrazione dell’ateneo. Con una mozione con cui riconoscono l’urgenza di prendere misure per la situazione a Gaza. Ma confermano il niet a qualsiasi ipotesi di interruzione delle collaborazioni scientifiche con Tel Aviv. Al punto che l’acampada dell’Intifada studentesca, montata oltre un mese fa, continuerà ad andare avanti all’interno del campus pisano fino a data da destinarsi. “È inconcepibile l’incoerenza con cui l’Università continua ad avere relazioni con atenei che violano i principi che dice di sostenere. La risposta della governance, priva di pensiero critico, è stata uno slogan vuoto”, hanno scritto i collettivi. Dando a intendere che la protesta possa seguire l’esempio di quanto sta succedendo, per esempio, a Torino. Ma proprio la governance, a partire dal rettore, ha scelto di rivendicare fieramente la sua scelta.
“Qualsiasi forma di boicottaggio non rientra nell’azione delle Università, che devono continuare a costruire ponti, non muri. E i ponti servono per essere oltrepassati. Questo per noi è qualcosa che vale a prescindere da tutte le richieste fatte dagli studenti”, spiega al Foglio il rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi. La scelta di Senato accademico e Cda è stata accompagnata dalla volontà di inserire, nel prossimo statuto dell’ateneo, un riferimento al fatto che ci sarà un sovrappiù di indagine su tutte le attività di ricerca che possano sconfinare nel cosiddetto dual use. E però, allo stesso tempo, è stato importante ribadire proprio all’interno delle istituzioni accademiche della città, qui dove la Normale per prima applicò un boicottaggio soft degli atenei israeliani, quanto sia fondamentale non recidere i legami e gli accordi attualmente in vigore. “Che non riguardano la ricerca bellica, ma ambiti importantissimi come il contrasto ai tumori, l’invecchiamento delle cellule neuronali”, spiega ancora Zucchi. Il quale, con il passare delle settimane, si è accorto di quanto fosse importante non far arretrare l’università rispetto alle richieste arrivate dai vari collettivi pro Palestina. “Noi siamo stati più fortunati degli altri, perché non abbiamo dovuto interrompere la didattica. Ma certo abbiamo raccolto testimonianze di intimidazioni, di un clima di tensione. Su questo faremo tutte le verifiche più opportune”, aggiunge il rettore. “Mi pare che in alcuni contesti si sia andati ben oltre il margine della legalità. Ecco, io credo che su alcuni punti chi manifesta esponga pure delle ragioni condivisibili. E’ il motivo per cui, anche nella nostra mozione, abbiamo voluto rimarcare l’attenzione sulla popolazione civile a Gaza. Ma non vorrei che tutto quello che rimanesse di questo movimento, guardando all’indietro, sia la violenza. Il punto chiave per il futuro è la dialettica tra protesta e rispetto della legalità. Perché non è possibile spingersi oltre certi limiti”.
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