L’umano troppo umano di David Cronenberg

  • Postato il 26 maggio 2025
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L’umano troppo umano di David Cronenberg

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Intervista al noto regista canadese, David Cronenberg, ospite d’onore al “Celico International Arts Festival”, rassegna che esplora il tema della metamorfosi.


«Mai avrei creduto nella mia vita di sindaco che di avere David Cronenberg proprio qui a Celico». Con queste parole il sindaco del comune silano di 2700 anime vicinissimo a Cosenza, Matteo Francesco Lettieri, ha salutato l’evento inaugurale della prima giornata del “Celico International Arts Festival”: rassegna che esplora il tema della metamorfosi.
Protagonista della serata di venerdì 24 maggio è stato proprio il grande maestro canadese del cinema, presente alla proiezione del film “A History of Violence”. La pellicola, a vent’anni dalla prima uscita, nota per la capacità di esplorare le trasformazioni dell’identità e della psiche umana, si inserisce perfettamente nel percorso del festival che durerà fino alla fine del mese.

CRONENBERG, CELICO E GIOACCHINO DA FIORE


Lettieri ha sottolineato come questo festival rappresenti un momento speciale per la piccola comunità di Celico, patria di Gioacchino da Fiore, e anche l’occasione per aprirsi al territorio e celebrare la creatività, la cultura e il talento insieme all’Unical e alla città di Cosenza. Proprio con i due co-direttori artistici, Donato Santeramo e Antonio Nicaso, si è ragionato su un festival che fosse momento-ponte di cultura e culture dei territori, sottolineando come proprio la cultura sia volano ed elemento fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico. Il festival si presenta come un’occasione imperdibile per consentire a tutti di scoprire le bellezze del borgo della Sila, di visitarlo e vivere momenti di aggregazione e condivisione.

DAVID CRONENBERG: «COME SI FA A NON ESSERE FELICI IN CALABRIA?»


In rigorosa giacca nera, la star della serata, sabato 24 maggio, è stata proprio il grande autore del cinema contemporaneo David Cronenberg, che, con le sue visioni ed immaginazioni, ha influenzato e contaminato più di una generazione di cineasti in tutto il mondo. Non era la sua prima volta in Calabria, ha ricordato lo stesso Cronenberg, raccontando come il suo amico Donato (il condirettore Santeramo, già professore negli USA e direttore del Matera Film Festival) lo avesse accompagnato a Cosenza. A chi gli ha chiesto se potesse immaginare un film proprio in Calabria, Cronenberg ha risposto che sta pensando ad un trasferimento in questa regione e sul cercare un appartamento proprio a Celico, «come si fa a non essere felici in questo territorio?».

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LE VISIONI E L’IMMAGINAZIONE DI DAVID CRONENBERG


Attorniato da vari giornalisti il regista canadese si è dimostrato un vero signore e gentleman, come sempre si confà ai grandi della cultura, rispondendo a varie domande, soprattutto partendo dalla sua ultima fatica The Shrouds – Segreti Sepolti, la sua ultima fatica con protagonista il famoso attore francese Vincent Cassel.

THE SHROUDS

Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto, benché in maniera peculiare. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche da morta. Così facendo, scopre un’anomalia nelle ossa di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra.
Nel frattempo, il cimitero GraveTech dove è sepolta Becca subisce un atto di vandalismo e di hacking informatico, apparentemente riconducibile a un gruppo di ecoterroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e Terry, sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne per carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte dai sistemi GraveTech.

Nel film ci sono tre temi portanti: il corpo, la morte e la tecnologia. Tre temi che sono centrali nella poetica del suo cinema. Come li elaborati in questo lavoro?


«Io non ragiono mai per temi, ma lavoro per costruzione dei personaggi. Ragionare per temi non mi dà o aggiunge nulla al mio processo creativo. In questo film ho pensato a Karsh, il personaggio principale, che ha perso la moglie (lutto che ha colpito lo stesso regista alcuni anni fa, ndr ). Lui ha creato una tv non come uno storyteller ma come un imprenditore della tecnologia e così già questo ci dice moltissimo sul nostro tempo. In questo modo quegli elementi di cui mi chiedeva, corpo, morte e tecnologia diventano centrali. Per me è importante che sia la storia a parlare e non il pensare a cosa deve fare un film su un tema preciso».

Lei ha detto già diverse volte di non essere critico nei confronti della tecnologia. Eppure, nei suoi film vediamo quanto la relazione umano-macchina possa essere complessa tra paura, desiderio, possibilità di manipolazione. Cosa la rende positivo?


«Io resto convinto sin dall’inizio e l’ho sempre detto che la tecnologia è una estensione del nostro corpo attraverso la sensorialità. La tecnologia d’altronde è cambiata con il passare del tempo. Prima, negli anni ‘40 e ‘50 la tecnologia nei film era rappresentata dalla fantascienza con i dischi volanti, però si tratta sempre di una visione nostra e questo la rende totalmente un fattore umano. Questo vuol dire che a volte e meravigliosa qualche volta è orribile e distruttiva. Questa duplicità e sempre presente nei miei film».

Quali sono i film a cui è rimasto più legato con il passare del tempo?


«Non penso mai e poi mai ai miei film del passato, è una domanda che spesso mi fanno, ma io non li riguardo. Si tratta di un modo di pormi di fronte al mio lavoro che usano anche altri cineasti, come Woody Allen. Poi, certamente, ci sono quelli come George Lucas che usano la tecnologia per realizzare delle versioni aggiornate dei loro film, come Star Wars. Per me, sia quel sia, sono qualcosa del passato, un artefatto storico, proprio come il Colosseo a Roma».

Il regista David Cronenberg a Celico

DAVID CRONENBERG E IL “DEBITO” CON FELLINI


Cronenberg ha ricordato anche il suo debito con il cinema italiano parlando di come guardando i film di Fellini, ma anche di altri maestri del cinema mondiale, come Bergman e Kurosawa, abbiamo imparato che il cinema era qualcosa che riguardava l’arte e non solo l’intrattenimento e di come si potesse fare film, e qui ha citato il suo amico Bernardo Bertolucci, senza dover scendere a dei compromessi.

GLI ARTISTI “ANTENNE” DEL MONDO CHE LI CIRCONDA

Continuando nella sua conversazione il maestro canadese ha ribadito che lui non credo al valore profetico dell’arte ma ha parlato degli artisti come delle vere e proprio “antenne” che sentono le vibrazioni del tempo e del mondo che li circonda.
E non potrebbe essere più vero pensando alle tante opere, da Videodrome ad Existenz, da Inseparabili a The Fly, che contrassegnano la carriera di David Cronenberg, artista sempre pronto a recepire le vibrazioni dei tempi e dei futuri dell’umano in relazione a sé stesso.

GLI ALTRI APPUNTAMENTI CON IL REGISTA DAVID CRONENBERG


Il maestro canadese sarà ancora protagonista del Festival, oggi, lunedì 26 maggio, dialogherà sul palco del Cinema Citrigno di Cosenza con il co-direttore artistico del Celico International Arts Festival Donato Santeramo: seguirà alle 20 la proiezione di “The Fly”. Il giorno seguente sarà proiettato, alle ore 19:30 nella Sala cinematografica dell’Unical, “The Shrouds”. Il pubblico potrà assistere alla visione, in lingua originale con sottotitoli in italiano. Martedì 27 maggio alle ore 10:30, la Masterclass “Master & Slave” di David Cronenberg (posti esauriti), intervengono Bruno Roberti e Daniele Dottorini, docenti di Cinema al Corso di laurea in media e Società digitale dell’Unical.

VISIONI METAMORFICHE


Le visioni metamorfiche rappresentano il filo conduttore di questa prima edizione del Festival Internazionale delle Arti di Celico. Il pubblico è sollecitato ad esplorare il potere della trasformazione, della mutazione e della percezione attraverso diverse forme artistiche: musica, teatro, cinema e letteratura. Un ponte tra realtà e immaginazione, tra passato e futuro.

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