Lombardia, destra a pezzi: i malumori di La Russa verso Arianna Meloni e i sospetti di FdI contro Salvini e Tajani

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il centrodestra in Lombardia esplode ancora. L’ultimo casus belli è la mozione di sfiducia contro la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi approvata con voto segreto martedì sera dal Consiglio regionale. Un Consiglio dove FdI e alleati hanno una larghissima maggioranza, ma dove sono mancati una ventina di voti buoni. Da parte di chi?

Il malumore di La Russa per le scelte di Arianna Meloni

A sentire il meloniano Giovanni Donzelli, da Lega e Forza Italia, accusate di essersi macchiate di “un fatto grave”. Ma Donzelli sa benissimo che il problema è prima di tutto altrove, cioè in casa sua, perché Picchi è amica personale di Arianna Meloni, che pochi mesi fa l’ha imposta nella giunta di Attilio Fontana creando forti malumori nel partito lombardo, soprattutto nell’ala che fa riferimento a Ignazio La Russa e a suo fratello Romano. Due che non amano vedersi calare le decisioni da Roma, soprattutto se premiano persone senza militanza. Come Picchi, appunto, ma anche come Deborah Massari, figlia del pasticcere Iginio, anche lei voluta in giunta da Arianna Meloni anche a costo di silurare Barbara Mazzali, ovvero un’assessora in quota FdI.

Con queste premesse, due settimane fa il Consiglio regionale aveva già dato un avvertimento a Picchi e Meloni, respingendo la mozione di censura alla sottosegretaria solo per due voti. Martedì è arrivato il nuovo voto, col pretesto di alcuni post molto critici sui vaccini. E qui per Picchi sono mancati sicuramente più di 15 voti.

Donzelli accusa Lega e Forza Italia

Il nervosismo di Donzelli è presto spiegato, perché appena 24 ore prima il responsabile organizzativo di FdI ha incontrato i consiglieri regionali del suo partito a Milano, proprio insieme ad Arianna Meloni. Un modo per evitare sorprese, almeno in teoria. Non ha funzionato. E il voto contro Picchi è dunque uno smacco anche per Donzelli, oltreché un messaggio alla sorella della premier. Donzelli minimizza i guai interni: “Ho verificato personalmente, ho motivo di credere che non sia mancato nemmeno un voto di quelli di Fratelli d’Italia”. Tesi azzardata, visto il segreto dell’urna. Ma serve come premessa per prendersela con gli alleati: “FdI non ha mai fatto mancare né lealtà né generosità, bisogna capire cosa pensano gli alleati e se pensano di usare la stessa lealtà nei nostri confronti. La Lombardia non è una Regione in cui non risiedono e che non frequentano persone di alto spessore dentro i partiti, è difficile che di quello che accade in Lombardia non si siano accorti i vertici di Forza Italia e Lega”. Un attacco a Matteo Salvini prima di tutto, ma anche ai tanti forzisti lombardi: “è un fatto grave, non posso sminuire”.

Sgambetto della Lega a Fratelli d’Italia?

D’altra parte è probabile che la Lega non si sia fatta sfuggire l’occasione di uno sgambetto agli alleati, a maggior ragione in un momento in cui la Lombardia sembra essere il sacrificio per la candidatura di un leghista in Veneto. Massimiliano Romeo, segretario regionale della Lega, punge: “Sappiamo benissimo tutti come sono andate le cose perché la matematica non è un’opinione. C’è solo da prendere atto di una certa inesperienza che poco si addice a chi aspira a dettare le regole in Regione Lombardia”. In effetti non è la prima volta che il gruppo di FdI in Regione si incarta. Appena prima della pausa estiva, al momento di votare l’assestamento di Bilancio, il vice-presidente della Giunta Marco Alparone (quota FdI) aveva chiuso coi partiti d’opposizione un accordo su un pacchetto di emendamenti. Intesa sconfessata nel giro di poche ore da un bel pezzo del gruppo consiliare di FdI, contrario alle concessioni a Pd, M5S e Avs. Gli stessi partiti che ora infieriscono: “Avevamo suggerito alla Sottosegretaria Picchi di dimettersi, prima del voto – dice il capogruppo 5Stelle Nicola Di Marco – Avesse ascoltato il nostro consiglio avrebbe risparmiato a sé stessa e a tutto il centrodestra una figuraccia di queste proporzioni. Nemmeno l’intervento di importanti sponsor romani calati in Lombardia è stato sufficiente a coprire le spaccature”. Gongola anche il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino: “è un no secco alle sorelle Meloni. La spaccatura della coalizione di destra è evidentissima e ogni voto segreto è per loro a rischio. Fontana ne prenda atto”.

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