Lo slancio dei Millennial socialisti che si candidano a governare le città americane
- Postato il 2 agosto 2025
- Di Il Foglio
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Lo slancio dei Millennial socialisti che si candidano a governare le città americane
Il mese scorso la vittoria di Zohran Mamdani alle primarie per la candidatura a sindaco di New York è parsa una svolta: Mamdani ha trentatré anni, è musulmano e un immigrato (è nato in Uganda da genitori indiani), si dichiara socialista e ha un programma incentrato sugli affitti, sul costo della vita e sui servizi pubblici. Se è prematuro parlare di “effetto Mamdani” in altre città americane, è senz’altro vero che candidati a sindaco in città come Seattle e Minneapolis, che al candidato di New York somigliano molto per età, posizioni e priorità politiche, stanno avanzando nella loro corsa alle primarie – anche scuotendo i partiti locali e mettendo in discussione le vecchie leadership democratiche – e sono stati incoraggiati proprio dal trionfo di Mamdani.
Omar Fateh, attualmente senatore democratico del Minnesota, ha ottenuto la scorsa settimana l’endorsement del Partito democratico statale, il Democratic-Farmer-Labor Party (Dfl), per la candidatura a sindaco di Minneapolis. “Prossima tappa: Minneapolis!”, aveva commentato su X per congratularsi con Mamdani, a esplicitare un progetto politico comune. Fateh ha 35 anni, è un socialista democratico, è figlio di immigrati somali e si dichiara un rappresentante della working class. Il New York Times scrive che oltre alle posizioni politiche e al fatto di aver sconfitto un esponente dell’establishment democratico, i parallelismi tra i due finiscono qui. Ma si tratta in ogni caso di dati rilevanti. Il grande sconfitto dei democratici a New York è stato Andrew Cuomo: cognome pesante, ex governatore, appoggiato da Bill Clinton, in cerca di riscatto dopo l’allontanamento dalla scena politica nel 2021, quando fu accusato di molestie sessuali. Minneapolis è governata dal democratico Jacob Frey, ora al suo secondo mandato, durante il quale si è spesso scontrato con l’ala più radicale del suo partito – che nel 2021 tentò di impedirne la rielezione, quando Minneapolis era caduta in un clima di altissima tensione a causa dell’omicidio di George Floyd e delle manifestazioni che seguirono.
Fateh non si è affermato alle primarie – il cui esito definitivo sarà noto a novembre – ma in una convention interna al Dfl, che il 20 luglio scorso si è riunita per decidere il sostegno dei democratici a un candidato sindaco: l’endorsement, che ha in ogni caso un importante significato politico, si ottiene con il 60 per cento dei consensi, e non si raggiungeva da sedici anni. La convention non è stata priva di controversie, dal momento che Jacob Frey, inaspettatamente sconfitto, ha denunciato errori nel conteggio dei voti. Al cuore dell’agenda di Omar Fateh c’è la lotta all’emergenza abitativa: il senatore del Minnesota ha proposto una stabilizzazione dei prezzi degli affitti e un piano per aumentare gli alloggi sociali, oltre al salario minimo a venti dollari. Piuttosto discusse sono le sue posizioni sul taglio dei fondi alle forze dell’ordine: nel 2021 Fateh avrebbe votato un emendamento allo statuto della città, poi respinto, per tagliare i finanziamenti alla polizia.
Anche a Seattle la vittoria di Mamdani ha rappresentato un’iniezione di fiducia per la corsa di Katie Wilson, candidata progressista che si presenta come alternativa alle precedenti leadership centriste. Alle primarie, che si terranno il 5 agosto, l’avversario da battere è il sindaco in carica Bruce Harrell, negli anni molto criticato soprattutto per i suoi interventi nella rimozione degli accampamenti delle persone senzatetto e per la mancanza di politiche alternative per rispondere ai loro bisogni – questa la principale accusa che gli viene mossa dai suoi detrattori a sinistra, tra i quali spicca proprio Wilson. Cresciuta a New York e trasferitasi a Seattle dal 2004, Wilson ha fondato la Transit Riders Union, un’organizzazione che si batte per espandere e implementare il trasporto pubblico. Come nel caso di Mamdani – e questa è una caratteristica millennial – la comunicazione ha un ruolo politico cruciale: quella di Wilson è tutta improntata a un dialogo aperto e informale con i suoi sostenitori ed elettori. Sul sito web dedicato alla corsa per Seattle, è possibile prenotarsi per un incontro sulla piattaforma Zoom con la candidata, per approfondire e arricchire il programma elettorale. Anche nel suo caso il tema del diritto alla casa è in cima alla lista delle priorità: oltre alla realizzazione di nuovi alloggi, Wilson insiste sul miglioramento del sistema di gestione dei centri destinati a persone con dipendenza da fentanyl e oppioidi. L’obiettivo è una città “a prova di Trump”: questo significa anche contrasto alle politiche federali ostili alle persone immigrate e utilizzo dei fondi locali per finanziare i servizi soggetti ai tagli decisi dall’Amministrazione.