L’Italia dei diritti sta con Francesca Albanese, nel silenzio del governo
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Messaggi di solidarietà (centinaia quelli raccolti dal sito di Amnesty International Italia già nelle prime ore di ieri pomeriggio), hashtag #iostoconFrancescaAlbanese, candidature al premio Nobel per la pace, indignazione diffusa. La reazione dell’Italia che sta dalla parte dei diritti umani all’annuncio dell’amministrazione Usa di sanzioni nei confronti della relatrice delle Nazioni Unite sul Territorio palestinese occupato è stata e continua a essere anche oggi importante e massiccia.
Non è sfuggito l’elemento grottescamente vendicativo della dichiarazione del segretario di stato Usa Marco Rubio: applicare sanzioni nei confronti di Francesca Albanese non attaccandosi a cose che non ha fatto ma elencando esattamente quelle che il suo mandato le chiede di fare, ossia denunciare i crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza e pretendere nei confronti di essi l’applicazione della giustizia internazionale.
Questa reazione è stata resa possibile da un importante cambiamento che sta avvenendo, nella percezione dell’opinione pubblica italiana e nonostante la narrazione prevalentemente a senso unico dei principali mezzi d’informazione, riguardo a quanto sta accadendo da oltre 20 mesi nella Striscia di Gaza.
In questo, Francesca Albanese è stata un’apripista: è stata tra le prime persone a usare la parola tabù genocidio, insieme a Ghali (singolare che sia stata pronunciata prima dal palco del Festival di Sanremo che in parlamento!) e ad Amnesty International.
Naturalmente, qui da noi, chi osa parlare dei diritti della popolazione palestinese paga un prezzo alto: oltre alla ricorrente accusa di “antisemitismo”, ricordiamo la richiesta attraverso interrogazioni parlamentari di esponenti dell’attuale maggioranza già nell’aprile 2023 – dunque, ben prima del 7 ottobre di quell’anno – di “rimuovere” dal suo incarico Francesca Albanese, quasi fosse una commissaria di nomina governativa e non un’esperta internazionale indipendente nominata dal Consiglio Onu dei diritti umani.
Così come ricordiamo, e qui occorre tornare addirittura al luglio 2022 quando c’erano un altro governo e una diversa maggioranza parlamentare, l’operato dell’allora presidente della commissione esteri della Camera dei deputati, Piero Fassino, che al termine dell’audizione cui era stata convocata, attaccò con tanto di mansplaining Francesca Albanese per parole da lei mai dette.
Al rumore delle persone corrisponde il silenzio del governo italiano, da cui si attende ancora una frase di netta condanna dell’azione dell’amministrazione Trump: difficile che ciò accada, anche perché proprio sul tema della giustizia internazionale palazzo Chigi ha, in questi giorni, qualche problema.
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