L’italia autentica non si arrende: tradizioni popolari come leva per la rinascita dei borghi
- Postato il 16 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
L’italia autentica non si arrende: tradizioni popolari come leva per la rinascita dei borghi
Nei borghi italiani a rischio spopolamento, rilanciare le tradizioni popolari è una strategia per rivitalizzare comunità, economia e coesione sociale, valorizzando l’identità locale.
Nel cuore dell’Italia più autentica, quella dei piccoli centri abitati tra colline, montagne e vallate, si conserva un patrimonio culturale che rischia ogni giorno di svanire. Le tradizioni popolari, trasmesse di generazione in generazione, rappresentano la memoria viva di comunità che stanno progressivamente perdendo abitanti, servizi, prospettive. La crisi demografica, l’emigrazione giovanile verso le grandi città e l’invecchiamento della popolazione stanno svuotando i borghi, con effetti visibili sull’equilibrio economico e sociale.
In questo scenario, rilanciare le tradizioni popolari non è solo un omaggio al passato, ma una strategia concreta per tenere vive le comunità, promuovere coesione sociale e offrire nuove opportunità economiche. Valorizzare feste, riti, usanze e mestieri antichi significa restituire centralità a luoghi altrimenti dimenticati, rinsaldare il legame tra abitanti e territorio e offrire esperienze autentiche a chi visita.
UN’OPPORTUNITÀ PER LE NUOVE GENERAZIONI E L’ECONOMIA LOCALE
Ogni festa patronale, ogni rievocazione storica, ogni sagra di paese può diventare un’occasione per
coinvolgere le nuove generazioni, riscoprire antichi saperi e stimolare l’economia locale. In
un’epoca in cui la globalizzazione tende a uniformare culture e comportamenti, riscoprire ciò che
ci rende unici è un atto di resistenza culturale ma anche una risorsa concreta per il futuro.
Molti piccoli centri hanno già avviato con successo percorsi di riscoperta delle tradizioni. Grazie
all’impegno di pro loco, associazioni culturali, scuole e cittadini, si organizzano eventi che
riportano in vita costumi, musiche, danze e sapori locali. Questo fermento, se sostenuto da
politiche pubbliche attente e strumenti adeguati, può diventare la leva per una rinascita dei
territori interni.
IL TURISMO ESPERIENZIALE COME MOTORE DI SVILUPPO
Il rilancio delle tradizioni può anche generare nuove forme di occupazione. Il turismo esperienziale, sempre più in crescita, cerca luoghi autentici dove vivere la cultura e la storia locale.
Accogliere turisti durante feste tradizionali o manifestazioni popolari significa generare reddito
diretto e stimolare nuove attività: accoglienza diffusa, artigianato artistico, enogastronomia,
laboratori didattici. Giovani imprenditori possono trovare spazio per restare o tornare nei borghi,
riscoprendo la bellezza e il senso di comunità.
Non va sottovalutato il valore educativo e sociale delle tradizioni. Aiutano i giovani a conoscere le
proprie origini, a rafforzare il senso di appartenenza e a costruire legami intergenerazionali. È
fondamentale coinvolgere le scuole in progetti culturali, promuovere attività che facilitino il
dialogo tra anziani e ragazzi e incentivare la cura del patrimonio materiale e immateriale locale. Un borgo vivo non è solo un agglomerato di case, ma una rete di relazioni, di storie condivise, di
impegno civile.
DALLE TRADIZIONI POPOLARI A UNA VISIONE INTEGRATA E IL SOSTEGNO ISTITUZIONALE
Perché tutto questo possa concretizzarsi, serve una visione integrata. Le istituzioni, a partire dai
Comuni, devono poter accedere a fondi per sostenere eventi tradizionali, recuperare edifici storici,
formare giovani operatori culturali. Le Regioni e il Ministero della Cultura possono giocare un ruolo chiave nel coordinare una rete nazionale dei borghi, sostenendo la valorizzazione delle identità locali anche in chiave turistica e internazionale.
Rilanciare le tradizioni significa anche agire contro lo spopolamento. Un borgo che investe sulla
propria storia diventa attrattivo per chi cerca qualità della vita, comunità, autenticità. Le tradizioni
parlano non solo a chi è rimasto, ma anche a chi vuole tornare o iniziare una nuova vita lontano dal caos urbano. L’Italia dei piccoli paesi può diventare una nuova frontiera di sviluppo, a patto che
venga ascoltata, sostenuta, valorizzata.
È fondamentale, però, che tutto questo non si riduca a spettacolo. Le tradizioni devono essere
vissute e condivise, non solo osservate. Ogni cittadino deve potersi riconoscere nei simboli e nei
valori della propria comunità. Ogni evento deve nascere da una partecipazione vera, da una
volontà collettiva di tramandare e innovare. Come referente del Metapontino per “Itinerari ed Agroalimentare d’Italia”, rivolgo un appello a sindaci, amministratori locali, associazioni e cittadini: facciamo delle nostre tradizioni il cuore della rinascita dei nostri paesi. Recuperiamo la memoria, rigeneriamo i legami sociali, ridiamo futuro ai borghi. Le tradizioni non sono il passato che ritorna, ma il presente che resiste e il futuro che possiamo ancora costruire.
* Agostino Longo, referente del Metapontino per “Itinerari ed Agroalimentare d’Italia”
Il Quotidiano del Sud.
L’italia autentica non si arrende: tradizioni popolari come leva per la rinascita dei borghi