“L’Iliade” nel carcere di sicurezza, in anteprima l’opera di Giuliano Peparini: “Tra l’epoca di Omero e la nostra, le dinamiche umane non sono cambiate” – VIDEO

  • Postato il 20 giugno 2025
  • Cultura
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La nuova creazione originale di Giuliano Peparini, “L’Iliade”, debutterà in anteprima mondiale venerdì 4 luglio al Teatro Greco di Siracusa. Il direttore artistico e regista chiuderà la 60esima Stagione di rappresentazioni classiche prodotta dall’Inda con uno spettacolo che racconta i grandi personaggi del poema omerico, nei versi tradotti da Francesco Morosi, con le musiche di Beppe Vessicchio. La terza regia di Giuliano Peparini a Siracusa, dopo “Ulisse, l’ultima Odissea” e “Horai. Le 4 stagioni”, sarà ambientata in un carcere di massima sicurezza.

“L’Iliade” resterà in scena fino al 6 luglio per tre serate, e vedrà fra i protagonisti Vinicio Marchioni, al suo debutto al Teatro Greco di Siracusa nel ruolo dell’Aedo. Achille sarà interpretato da Giuseppe Sartori; Gianluca Merolli sarà Ettore, Giulia Fiume vestirà i panni di Andromaca, Danilo Nigrelli il re Priamo, Jacopo Sarotti l’ombra di Patroclo, e Elena Polic Greco la voce di Era. Nel cast anche un gruppo di performer e gli allievi della Peparini Academy e dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico.

Spazio chiuso e conflitto costante; come Troia, una prigione è un luogo chiuso dove gruppi rivali (i greci e i troiani, oppure le gang carcerarie) si fronteggiano in un conflitto continuo, senza una via di fuga immediata. Codici d’onore e vendetta –spiega Giuliano Peparini -. Nell’Iliade, la guerra è guidata da concetti di onore, vendetta e rispetto tra guerrieri. In carcere, regole non scritte e codici d’onore determinano rapporti di potere, rispetto e ritorsioni, proprio come accade tra Achille, Agamennone, Ettore e gli altri personaggi epici. Leadership e gerarchie rigide. Nei campi greco e troiano ci sono capi (Agamennone, Priamo, Achille, Ettore) che comandano e fanno rispettare le proprie regole. All’interno del carcere, tra i detenuti, vi sono leader che dettano legge all’interno delle loro fazioni. Furia e distruzione. La rabbia di Achille, che guida gran parte della narrazione, potrebbe essere paragonata a esplosioni di violenza in carcere, dove il desiderio di vendetta o la perdita di un compagno porta a scontri sanguinosi. Unica via di uscita: la morte o il compromesso. Nell’Iliade, la guerra finisce solo con la distruzione di Troia, e molti personaggi muoiono. In carcere, per molti l’unica via d’uscita è scontare la pena fino in fondo o, in alcuni casi, soccombere alla violenza interna”.

E infine: “La storia degli eroi dell’Iliade continua a risuonare nel XXI secolo, perché si basa su un racconto che mette in scena crisi sociali, politiche e individuali, in particolare attraverso la collera di Achille, che rimette in discussione l’ordine stabilito. Appare, purtroppo, evidente che tra l’epoca di Omero e la nostra, le dinamiche umane non siano molto cambiate”.

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Il Fatto Quotidiano

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