Liberati 5 oppositori venezuelani rifugiati nell’ambasciata argentina a Caracas: l’operazione congiunta Usa-Italia
- Postato il 7 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’azione è stata condotta da Stati Uniti e Italia anche all’insaputa del Brasile, che dal 2024 ha in carico la protezione della sede diplomatica da quando i funzionari argentini sono stati espulsi dal Venezuela nell’agosto 2024. Cinque oppositori del governo di Maduro sono stati liberati dopo avere trascorso quasi 15 mesi nell’ambasciata argentina a Caracas. La loro uscita dal Paese arriva dopo che “l’amministrazione di Maduro ha concesso i salvacondotti” ai cinque, hanno scritto il sito di notizie AlbertoNews, oltre che Miguel H Otero, presidente del quotidiano El Nacional. E ora tutti e cinque, che in Venezuela avevano ottenuto lo status di rifugiati da Buenos Aires, si trovano negli Usa, ha dichiarato il segretario di Stato americano Marco Rubio, che su Twitter ha dato notizia dell’operazione. “Gli Stati Uniti accolgono con favore il salvataggio di tutti gli ostaggi detenuti dal regime di Maduro presso l’ambasciata argentina a Caracas“, ha dichiarato. “A seguito di un’operazione precisa, tutti gli ostaggi sono ora al sicuro sul suolo statunitense”, ha aggiunto. Al momento il governo di Maduro non ha rilasciato commenti sulla vicenda. Secondo fonti giudiziarie, la misura è stata presa dopo negoziati di alto livello tra il governo chavista, l’oppositrice María Corina Machado e attori di alto livello della comunità internazionale. Il gruppo era composto da Pedro Urruchurtu, Humberto Villalobos, Claudia Macero, Omar González e Magalí Meda, tutti stretti collaboratori di Machado. Nonostante il suo ruolo di protezione dell’ambasciata argentina, il Brasile non è stato informato dell’iniziativa degli Usa e ha scoperto il blitz solo in un secondo momento.
I segnali di dialogo del governo Maduro e i connazionali ancora detenuti – L’operazione rappresenta un ulteriore tassello nelle vicende che riguardano i detenuti stranieri in Venezuela, anche italiani. Ieri infatti è stato liberato e rimpatriato per questioni umanitarie – grazie alla mediazione della Comunità di Sant’Egidio – Alfredo Schiavo, 67enne che si trovava in carcere a Caracas dal 2020. Parlando al Quotidiano Nazionale, per il mediatore Gianni La Bella, il suo rilascio rappresenta anche “un’apertura al dialogo” di questo governo, anche “in concomitanza con la morte di papa Francesco”, una figura “molto venerata” in Venezuela. Un aspetto, conclude, da tenere in considerazione anche in vista di future mediazioni. Proprio in merito alla liberazione di Schiavo, il vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, ha voluto “a nome del governo italiano” esprimere “soddisfazione e apprezzamento per l’eccellente gioco di squadra che ha portato alla sua scarcerazione. Ringrazio Nicolas Maduro per il suo personale intervento in una vicenda che ha coinvolto anche la Comunità di Sant’Egidio con il suo prezioso lavoro di mediazione. Auspico – ha concluso – che un simile risultato sia rapidamente raggiunto anche nel caso del connazionale Alberto Trentini e degli altri italiani che si trovano in una situazione analoga”. Il tema dei connazionali prigionieri a Caracas è stato toccato nei mesi scorsi anche in un colloquio tra Tajani e Rubio: il ministro degli Esteri aveva confermato “attenzione e solidarietà” da parte di Washington “per la situazione dei nostri connazionali, a partire da quella di Alberto Trentini“. E a confortare, sul piano diplomatico, era stato anche il ritorno negli Stati Uniti – che non hanno alcuna rappresentanza a Caracas – di sei cittadini americani che erano detenuti in Venezuela, tornati sul suolo americano il 1° febbraio. Sul caso Trentini, il cooperante dei Venezia del quale non si hanno più notizie dal suo arresto avvenuto a novembre 2024, la diplomazia resta al lavoro. E l’operazione nell’ambasciata argentina di Caracas, peraltro condotta anche dall’Italia, mostra certamente un quadro diplomatico in evoluzione rispetto ai mesi scorsi. Anche dopo le elezioni del 28 luglio 2024 il regime venezuelano ha continuato una brutale campagna di repressione con oltre 2400 arresti in tutte le città del Paese. Al 15 gennaio scorso c’erano ancora 1.687 detenuti prigionieri politici, e tra questi più di 150 persone con doppia cittadinanza. Oltre a Trentini, ci sono anche altri sette italo-venezuelani, tra cui ex deputati e dirigenti politici, nella lista dei detenuti per i quali il governo italiano ha fatto numerosi appelli affinché vengano liberati.
I cinque venezuelani liberati – Hanno tutti lasciato il Venezuela separatamente. Erano entrati nella sede diplomatica il 20 marzo del 2024, dopo che la Procura venezuelana aveva annunciato pubblicamente un ordine di arresto contro di loro, accusati di promuovere atti di violenza per destabilizzare il Paese. Il gruppo comprendeva il responsabile della campagna elettorale e il direttore della comunicazione della leader dell’opposizione Maria Corina Machado. Prima prima delle elezioni del 28 luglio, che hanno confermato Maduro per il terzo mandato seppure tra le accuse di brogli, si è infatti verificata una pesante escalation di arresti. Una sesta persona, Fernando Martinez, ministro del governo negli anni ’90, aveva trovato rifugio presso la struttura per 9 mesi, poi aveva abbandonato il complesso il 19 dicembre e, secondo le autorità venezuelane, si era presentato davanti ai pubblici ministeri; è deceduto a febbraio per un’emorragia cerebrale. A seguito della liberazione, Machado ha ringraziato le persone coinvolte in quella che ha definito “un’operazione impeccabile ed epica per la libertà di cinque eroi del Venezuela“. Da fine novembre il gruppo aveva denunciato la presenza costante di agenti dei servizi segreti e della polizia fuori dalla residenza e aveva anche accusato il governo di aver tagliato l’elettricità e l’acqua al complesso, accuse che il governo ha respinto. Il governo di Maduro ha regolarmente preso di mira i suoi oppositori reali o presunti prima delle elezioni presidenziali dello scorso anno, e la sua repressione del dissenso è aumentata dopo che il Consiglio nazionale elettorale, composto da fedelissimi di Maduro, lo ha dichiarato vincitore nonostante prove credibili del contrario. I risultati elettorali annunciati dal Consiglio elettorale hanno scatenato proteste in tutto il Paese, alle quali il governo ha risposto con la forza, causando la morte di oltre 20 persone. Hanno anche portato alla fine delle relazioni diplomatiche tra il Venezuela e diversi Paesi stranieri, tra cui l’Argentina. Ad agosto il Brasile ha accettato la richiesta dell’Argentina di proteggere il complesso diplomatico a Caracas, dopo che il governo di Maduro aveva espulso i suoi diplomatici quando Milei aveva dichiarato che non avrebbe riconosciuto “un altro broglio”. Ma un mese dopo il Venezuela ha revocato l’autorizzazione al Brasile di proteggere la struttura, sostenendo di avere prove dell’uso dei locali “per la pianificazione di attività terroristiche e tentativi di assassinio”. Brasile e Argentina hanno respinto queste accuse. Milei ha dichiarato che l’operazione “costituisce un passo importante nella difesa della libertà nella regione”.
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