L’Europa pronta a ritrattare la norma sul blocco emissioni del 2035

  • Postato il 5 novembre 2025
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La Commissione europea si prepara a riaprire uno dei temi più delicati della transizione verde: lo stop ai motori a combustione del 2035. Dopo mesi di silenzio, l’Unione Europea sembra pronta a rivedere la sua decisione più controversa in materia di mobilità sostenibile. Il commissario al Clima, Wopke Hoekstra, ha confermato che è in corso una valutazione d’impatto per preparare la proposta legislativa di revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ delle nuove auto. L’annuncio arriva in un momento chiave: il 10 dicembre è la data segnata in rosso nel calendario del Collegio dei Commissari, quando Bruxelles presenterà un pacchetto legislativo dedicato al settore automotive.

Un passo che potrebbe cambiare le carte in tavola per milioni di automobilisti, ma anche per le case costruttrici, che in questi anni hanno investito somme enormi nella transizione elettrica e che da tempo richiedono una rettifica.

Il 10 dicembre si decide

Secondo quanto trapelato, il pacchetto dovrebbe comprendere la revisione degli standard di emissione, una strategia per il potenziamento delle batterie, un pacchetto di semplificazioni “Omnibus” per le imprese e una proposta sull’elettrificazione del parco veicoli aziendale. L’obiettivo è quello di aggiornare il quadro normativo e venire incontro alle difficoltà industriali che i costruttori stanno evidenziando da tempo. La transizione infatti sta portando l’industria europea in un periodo di grande crisi, con costi elevati, concorrenza avvantaggiata e dipendenza dalle catene di fornitura asiatica.

In tutto questo scenario linfrastruttura di ricarica viaggia di pari passo con una domanda che fatica a crescere in molti stati d’Europa. In questo scenario, la Commissione sembra voler prendere tempo per ricalibrare gli obiettivi, evitando di compromettere la competitività delle aziende europee in un momento in cui il mercato mondiale è sempre più aggressivo, con l’avanzata dei marchi cinesi e l’incertezza sulle politiche ambientali statunitensi.

La fragilità del Green Deal

Dietro a questo dietrofront si nasconde anche una forte scelta di politica internazionale, che deriva dalle posizioni alimentate dall’America. Il Green Deal europeo mostra segni di fragilità dovuti al ritorno di Donald Trump verso la direzione del negazionismo. 

Le promesse di smantellare le politiche climatiche americane, hanno acceso un campanello d’allarme a Bruxelles, in quanto un rallentamento degli Stati Uniti potrebbe alimentare ulteriormente uno squilibrio competitivo che danneggerebbe l’industria europea, che si troverebbe l’unico continente a fare i conti con politiche restrittive sull’inquinamento.

Anche all’interno dell’Unione, i malumori si moltiplicano. Alcuni Stati membri, come la Germania e l’Italia, spingono da tempo per un approccio più realistico, che non penalizzi i motori termici ma incentivi l’uso dei carburanti sintetici e di nuove tecnologie ibride. In questo contesto, la possibilità di rivedere la data del 2035 o di introdurre deroghe mirate appare sempre meno remota. Bruxelles punta a trovare un compromesso che mantenga gli impegni ambientali, ma che non lasci indietro le imprese e i lavoratori del settore automobilistico.

La decisione finale, che sarà discussa a dicembre, rappresenta un banco di prova per la politica ambientale europea. Da un lato c’è la necessità di accelerare sulla neutralità climatica; dall’altro, la realtà economica di un settore strategico che occupa milioni di persone e contribuisce in modo decisivo al PIL del continente.

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