Le parole di Francesco non erano strumentalizzabili: al nuovo Papa il compito di non farsi tirare per la stola

  • Postato il 13 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Emanuele Rizzo

Il giornalismo italiano pullula di vaticanisti. Da un mese pontificano sull’operato di Francesco, non senza premesse ipocrite a cui seguono giudizi severi. Pacifinto, inutilmente retorico e persino ignorante – tuonano severi i progressisti. Loro, si sa, hanno una versione del Vangelo edita dai rivali di facciata Crosetto e Lollobrigida in cui – nella notte del Getsemani – Gesù chiede a Pietro di acquistare più spade investendo i soldi ricavati dalla moltiplicazione del vino.

Parlava di più agli atei che ai cattolici, accusano i conservatori. Comprensibile rimprovero di chi fonda la sua proposta politica sulla paura del prossimo, condannando l’altro e condonando se stesso. Era lecito sperare che l’elezione di Leone ricollocasse i tifosi allo stadio per merito dell’Inter approdata in finale di Champions League, mica per un improvviso sussulto di onestà intellettuale. Macché: la sua pace disarmata diventa un saluto introduttivo di circostanza, la sua empatia nei confronti del popolo ucraino suona come un imminente invio delle guardie svizzere in Russia, il pensiero rivolto a Gaza una inequivocabile equiparazione tra Hamas e il popolo palestinese.

Il grande merito del messaggio di Francesco è stato quello di non prestarsi ad interpretazioni alternative. Era un leader con una visione del mondo chiara, legittimamente contestabile ma del tutto indisponibile a strumentalizzazioni di parte. Visione divenuta via via più nitida col passare degli anni, frustrando chi si era dapprima illuso che la sinistra dei salotti e dei compromessi avesse trovato un volto internazional-popolare spendibile. Illusione preclusa sin dal primo viaggio a Lampedusa a chi invece sta dall’altra parte.

La sfida principale che attende l’attuale Pontefice è quella di non farsi tirare per la stola, sia essa adornata o meno di lussuosi paramenti. Non basterà avere lo sguardo acuto in un mondo di potenti ciechi come in Cecità la protagonista di Saramago, perché qui la cecità si alimenta di conflitto di interessi e non è reversibile. Ma è lecito sperare che anche chi verrà dopo di lui potrà esordire rievocando la sua voce coraggiosa.

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Il Fatto Quotidiano

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