Le “lezione” di Francesca Albanese agli studenti: “Non disperdiamo la mobilitazione, l’obiettivo è la fine del genocidio”
- Postato il 7 ottobre 2025
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- Di Genova24
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Con queste parole è iniziato l’intervento di Francesca Albanese, giurista italiana, dal 2022 relatrice speciale Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, e in queste settimane una dei personalità di riferimento per quanto riguarda lo studio della drammatica situazione del popolo palestinese che oggi è arrivata a Genova per una serie di incontri pubblici. Il primo davanti agli studenti che da due settimane portano avanti l’occupazione del rettorato a Balbi 5.
Porticato gremito, orecchie attente, e dal microfono una vera e propria “lezione” finalizzata a rinnovare l’impegno per aiutare la causa di un popolo che “da quasi cento anni è in lotta per la sopravvivenza”. Ad accogliere Francesca Albanese un grande striscione, che riporta le parole di battaglia che hanno accompagnato le mobilitazioni di questi giorni “Intifada fino alla vittoria, ora e sempre Resistenza“. Da qui il primo spunto per una riflessione forse anche spiazzante per chi si aspettava una arringa: “Bisogna stare molto attenti – ha sottolineato Albanese – voi mi piazzate questo striscione, la resistenza è un diritto ma in questo giorno utilizzare queste parole in questo paese vuol dire attirare acredine contro il popolo palestinese. In un momento in cui si sta creando un movimento di massa, in cui non ci siamo solo noi, noi che facciamo certe battaglie da 10, 20, 30 anni, ma anche persone che semplicemente non vogliono il genocidio e che non per forza votano a sinistra o sono persone di sinistra. Ecco queste persone non le dobbiamo perdere, perchè questa non è la nostra storia, questa è la storia del popolo palestinese. Noi dobbiamo fermare il genocidio questo è quello che dobbiamo fare. La resistenza facciamola qui contro le istituzioni che non rispettano la costituzione, per il popolo palestinese dobbiamo essere, in questa parte di mondo, più amorevoli, più compassionevoli, più gentili”.
“Il diritto internazionale non è una bacchetta magica – ha poi continuato Albanese – ma il diritto non opera da solo. Servono gli Stati. Questo è un momento di accelerazione storica. Quello del popolo palestinese non è il primo genocidio che vediamo in questi decenni. Abbiamo visto quello del Ruanda, della Bosnia, del Miamar. Ma quello di oggi è il primo che ha scosso le coscienze del mondo. E anche le nostre. Il diritto internazionale ci sta servendo, parliamo lo stesso linguaggio che chiede esecuzione di obblighi, che ci chiama alla coerenza. È l’ultimo strumento pacifico che abbiamo. Se tolgono questo cosa rimane?“.
E poi una riflessione su quelli che possono essere gli strumenti per fermare questo genocidio partendo dalla vita di tutti i giorni, partendo dalle scelte economiche quotidiane. “Oggi stiamo bloccando i porti, che è fondamentale, e le università. Ma le riflessioni e lo studio deve essere portato fuori dalle università, per far sapere alle persone come intervenire. Dobbiamo muoverci tutti insieme, anche a piccoli passi, alla velocità che ognuno può, ma tutti nella stessa direzione. Questo è importante. E gli obiettivi sono chiari, la fine del genocidio in corso, la fine dell’occupazione permanente che va avanti da decenni e la fine dell’apartheid“. In chiusura, tra applausi e interventi, il saluto finale che la giurista rivolge agli studenti: “Continuate quello che state facendo e portate le vostre competenze fuori dall’Università.”
Una volta terminata l’assemblea, Francesca Albanese ha provato a rilasciare poi qualche dichiarazione ai giornalisti che l’aspettavano, ognuno con le sue domande e le sue sensibilità. Tra uno spintone di qualche body guard improvvisata e qualche sberleffo poco acuto alla categoria da parte di alcuni – davvero dissonante rispetto alla parole sentite qualche minuto prima – i cronisti le hanno chiesto un commento sulla polemica relativa al suo rapporto con la senatrice Liliana Segre. “Io ho sempre difeso le parole della Segre e la sua testimonianza, il problema è che in questo paese tutto è travisato. E spiace rilevare che questo accade soprattutto alle donne. Non siamo pietre d’inciampo”