Le Guardie rivoluzionarie iraniane: “Non ci piegheremo alla volontà dei nemici. Gli Usa credono risolvere i problemi con la guerra”

  • Postato il 16 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“L’idea degli Usa che l’Iran si piegherà alla volontà politica dei nemici tramite intimidazione è sbagliata”. Il comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane Hossein Salami risponde così alle minacce del presidente Donald Trump, che ieri dopo l’azione di Usa e Regno Unito contro gli Houthi in Yemen che ha fatto 31 morti ha intimato a Teheran di smettere di sostenerli. “L’Iran non ha alcun ruolo nel dirigere le politiche dei gruppi di resistenza regionali, compresi gli Houthi yemeniti”, ha affermato Salami, citato da Tasnim. E risponderà agli attacchi. “Avvertiamo che l’Iran affronterà qualsiasi minaccia e adotterà misure decisive e conclusive contro di essa”.

Poi il comandante ha detto che l’Iran non ha mai iniziato una guerra, ma non è nemmeno rimasto in silenzio di fronte alle minacce. “La guerra ha sempre portato una sconfitta umiliante per l’arroganza globale e gli Stati Uniti, ma non hanno ancora imparato la lezione. Gli americani non capiscono che non possono risolvere i problemi con la guerra”.

Gli Stati Uniti “non hanno il diritto di dettare” la politica estera dell’Iran, aveva scritto a caldo su X esprimendo lo stesso concetto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in risposta al messaggio pubblicato su Truth da Trump, che ordinava a Teheran di cessare “immediatamente” il suo sostegno agli Houthi nello Yemen. “Il governo degli Stati Uniti non ha alcuna autorità o diritto di dettare la politica estera dell’Iran”, si legge nel post di Araghchi, che chiede di “fermare le uccisioni del popolo yemenita”. Il suo portavoce Esmail Baghaei aveva dichiarato che “l’aggressione militare costituisce una flagrante violazione dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, in particolare sul divieto dell’uso della forza e sul rispetto della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale”. L’attacco congiunto “è in linea con il loro continuo sostegno al ‘genocidio’ del popolo palestinese”, ha aggiunto, citato da Mehr.

“La causa principale dell’instabilità nell’Asia occidentale è la continua occupazione e le uccisioni di massa in Palestina, perpetuate dal sostegno di Stati Uniti, Regno Unito e Occidente, che rappresentano una minaccia senza precedenti per la sicurezza regionale e globale”, ha concluso il portavoce nel condannare i raid.

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