Le frane alle porte di Cortina, la rabbia degli abitanti: “Denunciamo da anni e invece di agire ci chiedono i danni”

  • Postato il 2 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Ma si rendono conto di quello che sta accadendo sulle nostre montagne e di ciò noi stiamo denunciando da anni, senza che nessuno prenda provvedimenti? Anzi, hanno chiesto ai cittadini che hanno alzato la voce risarcimenti per spese legali pari a 127 mila euro e hanno impedito l’elezione di tre consiglieri comunali, per una causa civile finita nel nulla”. Antonio Menegus, commerciante di San Vito di Cadore, vive come tutti gli abitanti del paese alle porte di Cortina l’apprensione per i crolli ripetuti sul Sorapis e nel gruppo dell’Antelao. In aggiunta prova la rabbia di chi può dire di averlo previsto, anche se dimostrare di aver ragione diventa ancor più beffardo.

“Guardi questo documento… legga…”. Menegus, interpretando anche l’opinione di altri compaesani, tira fuori un esposto che risale al febbraio 2018 e che contestava il progetto della variante di San Vito voluta dall’Anas. L’avevano inviata alla Procura della Repubblica di Belluno, al sindaco di San Vito, all’Anas, alla Soprintendenza ambientale e al Ministero dell’Ambiente. “La progettazione Anas depositata al Ministero dell’ambiente e di tutela del territorio non prende in giusta considerazione la fragilità idrogeologica di tutto il versante che va da Borca a Cortina in sinistra Boite. Detto versante è caratterizzato da eventi franosi sempre più frequenti e violenti, con due vittime a Borca nel 2009 e tre a San Vito nel 2015. Inoltre, tra San Vito e Cortina la strada statale 51 di Alemagna, in località Acquabona, si verificano continue interruzioni (media tre all’anno) in diversi punti e più volte si sono sfiorati eventi drammatici”. I cittadini invitavano a prendere provvedimenti, non a costruire nuove strade: “Nel medio e lungo periodo necessariamente dovranno essere valutate soluzioni di viabilità alternativa all’intera tratta, probabilmente in destra Boite, che pongano definitivamente in sicurezza il transito nell’Alta valle del Boite. La variante di San Vito potrebbe rivelarsi un investimento non solo oneroso ed inefficace ma recare danni irreversibili al territorio e all’intera comunità locale”.

“Sa a che cosa si riferiva quella programmazione? – continua Menegus – Assieme alle gallerie di Tai e Valle di Cadore rientrava nei lavori per i campionati mondiali di sci alpino di Cortina 2021, che avrebbero dovuto essere consegnati entro il 31 dicembre 2019”. Già allora i cittadini erano facili profeti: “I cantieri potrebbero avere durata indefinita in quanto non indispensabili al regolare svolgimento degli eventi sportivi. Temiamo fortemente che i tempi di realizzazioni possano causare cantieri aperti lungo tutta la valle prima, durante e dopo gli eventi sportivi di Cortina”. Avevano ragione perché adesso sono arrivate le Olimpiadi 2026, ma i lavori non sono ancora finiti.

Menegus fa il conto delle battaglie combattute con il potere giudiziario e politico. “Abbiamo avviato quattro cause davanti al Tribunale Supremo delle Acque Pubbliche, che non ha mai concesso la sospensiva. Abbiamo ricordato le criticità del Ru Secco dove ci furono i tre morti. Il risultato è che in una delle cause recenti il Comune, l’Anas e l’amministrazione dello Stato ci hanno chiesto danni per 127 mila euro. Le frane e le colate, tutto si è verificato e loro vogliono che paghiamo per aver tentato di far valere i nostri diritti”. C’è anche una situazione particolare, che riguarda i diritti politici. “Nel giugno 2024 vennero eletti tre consiglieri comunali espressione del comitato contro la variante. Si tratta di Anna Rosa Martinelli candidata sindaco, dell’ingegnere Paolo Brovedani e di Silvia D’Arsiè de Sandre. Dopo qualche mese furono dichiarati ineleggibili e dovettero lasciare l’incarico. E sa perché? Il commissario straordinario, il viceprefetto Antonino Russo aveva avviato una causa contro di loro chiedendo i danni per… eccesso di cause”. La richiesta di 144 mila euro per danni anche di immagine riguardava una serie di cittadini, tra cui i tre futuri candidati. Si sono così trovati nella posizione di una contesa aperta con il Comune, un motivo di ineleggibilità. Sarebbero rimasti consiglieri se avessero pagato il presunto danno. Il Tribunale di Belluno ha dato loro ragione, ma erano ormai decaduti. “C’è stata un’ulteriore beffa, Il neo sindaco eletto Franco de Bon ha rinunciato a fare appello contro la sentenza civile e il Comune ha dovuto pagarci le spese di giudizio fissate in 40 mila euro. Tutto a causa di una variante inutile e pericolosa”. Per la quale le cause e i cantieri non si sono ancora conclusi.

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