Le Dieu du carnage: da vedere la godibilissima commedia di Yasmina Reza al Duse

  • Postato il 5 dicembre 2025
  • Copertina
  • Di Genova24
  • 3 Visualizzazioni
carnage

Genova. Applausi e risate, anche a scena aperta, per Carnage – Il dio del massacro, in scena sino al 14 dicembre al Teatro Duse, produzione del Teatro Nazionale di Genova. Uno spettacolo che consigliamo vivamente perché è sempre più raro trovare modi di guardarsi allo specchio, motivi di riflessione sulla natura umana, attraverso la commedia.

E i quattro attori sul palco riescono a interpretare al meglio, prima attraverso silenzi ed espressioni che a poco a poco si tradiscono, poi attraverso esplosioni di rabbia che risulteranno esilaranti, il testo tagliente di Yasmina Reza.

Qualcuno avrà visto il film del 2011 di Roman Polanski ispirato alla stessa opera, ma trasferito a New York. Qui si torna all’ambientazione originale, Parigi, e lo si evince solo dalle parole contenute nel copione perché tutto quanto si svolge in un salotto, un salotto borghese con un bel divano, un tavolo pieno di libri d’arte molto preziosi, un quadro astratto di arte contemporanea rosso, stesso colore dei tulipani che abbelliscono la scena. È casa di Michel (Andrea Di Casa) e Véronique Houllié (Alessia Giuliani), rispettivamente rappresentante di articoli per casalinghi e commessa part-time in una libreria d’arte e di storia, ma anche scrittrice di libri su tragedie come quella in Darfur. I due ricevono ospiti: Annette Reille (Francesca Agostini), consulente patrimoniale, e il marito Alain (Antonio Zavatteri), avvocato, lì per risolvere in modo civile un fatto molto increscioso: il figlio dei Reille ha colpito con un bastone, spaccandogli due denti, quello degli Houllié.

La situazione, che sembra risolversi pacificamente, invece precipiterà a poco a poco come il piano inclinato che caratterizza parte della scenografia, trasformandosi in un grande momento liberatorio in cui tutti, finalmente, gettano la maschera di perbenismo che li caratterizza fin dall’inizio. Perché è evidente, dagli sguardi, dai silenzi, dai gesti, che le parole che escono dalla bocca non corrispondono ai pensieri reali dei quattro personaggi. Forse il solo Alain, un Antonio Zavatteri in stato di grazia (lui come tutti gli altri), colui a cui spetta la battuta che dà il titolo all’opera, è già su un piano diverso rispetto alla moglie e ai Reille e lo scopriamo durante le telefonate continue che riceve e alla nonchalance con cui ignora le conseguenze tragiche di un farmaco messo in commercio dall’azienda cliente. Tutti gli altri, a poco a poco, inizieranno, complice il rum servito da Michel, a spogliarsi come matrioske dei filtri che tutti noi usiamo ogni giorno per non cedere al ‘dio del massacro’. “È una legge della vita − dice Alain − si impara a sostituire il diritto alla violenza. All’origine il diritto è la forza. Io credo nel dio del massacro. È il solo che governa, in modo assoluto, fin dalla notte dei tempi“.

E il dio del massacro pervade a poco a poco quel salotto, non facendo prigionieri perché il conflitto non sarà tra le due coppie contrapposte, anzi, come un terremoto spaccherà anche le granitiche convinzioni di Véronique, creerà momenti di scontro uomini-donne e all’interno delle coppie stesse. E a giudicare dalla reazione del pubblico quando Michel dice “la coppia è la prova più terribile che Dio possa infliggerci”, Yasmina Reza sembra avere qualche ragione in questa sua visione pessimistica della natura umana.

Zavatteri, che cura anche la regia, fa tesoro dell’affiatamento di tutti e gestisce tutta la commedia con grande maestria tra misura e momenti sopra le righe adeguati a un non detto che sfoga dopo essere stato tanto taciuto. I costumi di Anna Missaglia calzano a pennello alle personalità dei personaggi e le scenografie e le luci di Nicholas Bovey puntano al pieno realismo.

Qui altre informazioni.

carnage
Autore
Genova24

Potrebbero anche piacerti