“Le carte della pista di Londra sono un falso”: la Commissione convoca il fratello di Emanuela Orlandi

  • Postato il 14 settembre 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La commissione d’inchiesta che indaga sui misteri di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori ha ripreso i lavori, dopo la pausa estiva. Pochi giorni fa c’è stata la prima audizione di questa nuova tranche di lavori, con l’audizione dell’ex vice capo della Mobile Giovanna Petrocca. L’ex poliziotta aveva chiesto di essere ascoltata dalla bicamerale a cui ha confermato la versione di Sabrina Minardi, che porta alla pista che vede un coinvolgimento, in termini di pura manovalanza, della criminalità romana di allora. Secondo questa ipotesi, la cittadina vaticana rapita nel cuore di Roma il 22 giugno del 1983, sarebbe stata nascosta in un covo di via Pignatelli a Roma per un po’, prima di essere riconsegnata a un prelato alle porte del Vaticano, nella via “delle mille curve” dalla Minardi stessa, all’epoca legata sentimentalmente a Enrico de Pedis. Anche secondo il procuratore Giancarlo Capaldo che diresse la seconda inchiesta, De Pedis mise in atto il rapimento. Il magistrato ha confermato questa sua ipotesi alla stessa bicamerale lo scorso anno, nel corso della sua audizione. E adesso, la commissione guidata dal senatore Andrea De Priamo convocherà il fratello della Vatican Girl, Pietro Orlandi, per far luce su alcuni documenti.

Orlandi ha confermato a FQ che verrà presto convocato come confermato dalla commissione al suo avvocato Laura Sgro’.

Le nuove audizioni

La commissione d’inchiesta vuol fare chiarezza sulle carte della pista di Londra, per capire quanto ci sia di vero e attendibile in queste lettere che condurrebbero a uno scenario che vede la cittadina vaticana in uno stato di segregazione nella capitale del Regno Unito, almeno fino al 1997, in un edificio dei padri Scalabriniani. Non è da escludere che queste lettere mostrate da Pietro Orlandi potrebbero non essere autentiche ma potrebbe trattarsi di falsi d’autore che conterrebbero degli elementi di verità da non ignorare. Probabilmente per questo, la commissione vuole ascoltare nuovamente Pietro Orlandi per una nuova audizione, la notizia arriva dall’Ansa. Pare che la decisione sia arrivata dopo il colloquio con la grafologa Sara Cordella, per cui quei documenti sarebbero un falso. A queste affermazioni perentorie della grafologa si era opposto il fratello della cittadina vaticana scomparsa per cui “Qualcuno all’interno della commissione vuole affossare l’ipotesi legata all’Inghilterra”, aveva scritto sui social. “Il problema è sempre lo stesso: si vuole guardare la confezione e non il suo contenuto. Chiunque ha creato quei documenti ha inserito degli errori di forma perché i messaggi dovevano arrivare ai destinatari ma essere considerati falsi per l’opinione pubblica”.

Lo scambio epistolare

Di quali documenti parliamo e perché sono considerati falsi? Si tratta di lettere datate 1993 e inviate sia dall’arcivescovo di Canterbury George Carey che dal sottosegretario britannico Frank Cooper, al cardinale Ugo Poletti a cui Carey ha chiesto un incontro “per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi”. Secondo questa pista, la ragazza sarebbe stata riconsegnata dai rapitori ai soggetti ricattati, presumibilmente un rappresentante del clero di allora, che l’avrebbe poi trasferita a Londra. A consegnare queste carte a Orlandi è stato un anonimo interlocutore che gli ha raccontato di aver gestito la seconda fase del rapimento a Londra (era una sorta di carceriere), su ordine della criminalità romana. L’uomo ha anche ammesso di essere un ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari ma poi si è come dissolto, e la sua identità resta ignota o meglio: il nome che ha fornito non coincide con quello della sua vera identità. Ecco quanto l’uomo scrisse a Orlandi: “Io non ho rapito Emanuela, non ho partecipato al rapimento. Vivo nel Regno Unito ed ero io a consegnare personalmente alcune cose negli alloggi in cui si trovava. Ma siamo stati tutti terrorizzati, minacciati, nessuno parlava, parla o parlerà. Io sto scrivendo con le mani che mi sudano e tremano. Perché ho figli, nipoti e rovinerei la vita a tutti se uscissi allo scoperto. Io come tante altre persone. Il Vaticano è l’unico che dovrebbe parlare ma non lo farà mai”. E ancora si legge da questi messaggi: “Frank Cooper era sottosegretario di Stato permanente e anche Chairman dell’Imperial College di London, in cui Emanuela è stata ricoverata per la gravidanza. L’Imperial College gestiva il St. Mary che era l’ospedale più importante d’Inghilterra. Cooper gestiva l’ospedale. Anche se in pensione, Cooper aveva la carica permanente e continuava a lavorare alla Difesa, ma solo in situazione specifiche. Cooper aveva rapporti col cardinale Poletti che si occupò personalmente del ricovero e di tutto”.

I cinque fogli e il volo Roma-Londra

Tutto questo, le lettere e le dichiarazioni dell’ex Nar, coincidono con quanto scritto nei cinque fogli, contenenti la nota spese datata 1998 inviata a Giovanni Battista Re dal titolo: resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi”. Questi cinque fogli sono stati fatti ritrovare al giornalista Emiliano Fittipaldi in una cassetta di sicurezza degli Affari Economici del Vaticano. E in questo scenario avrebbe senso anche quanto dichiarato da un ex maresciallo che lavorava come segretario particolare del Ministero della Difesa, Giuseppe Dioguardi. L’uomo di recente ha dichiarato che nell’estate in cui la cittadina vaticana Emanuela Orlandi è misteriosamente scomparsa vide che un rappresentante dello Stato Vaticano sollecitò l’allora ministro Spadolini per un volo Roma-Londra dall’aeroporto militare di Ciampino su voli Cai (i velivoli utilizzati dai Servizi Segreti, ndr) per sole quattro persone, e con a bordo solo pilota e copilota. “Ricordo che fu fatto il nome di Emanuela Orlandi per la serie ‘non bastano le indagini che dobbiamo fare, adesso si mettono pure a chiedere i voli’. Ma non sapremo mai se quel volo era per lei”, ha aggiunto in un’intervista alla Rai Dioguardi. Non sappiamo ancora quando verrà convocato Pietro Orlandi dalla commissione che intanto, il 18 settembre, ha calendarizzato l’audizione di Marco Ansaldo, giornalista vaticanista.

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Il Fatto Quotidiano

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