L’asta del secolo, 20 monoposto di F1 storiche di Renault finiscono dal banditore

  • Postato il 7 ottobre 2025
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Il 7 dicembre, in uno di quegli eventi che sanno di rivoluzione copernicana più che di ordinaria amministrazione, Renault metterà sotto il martello del banditore una parte sostanziale della sua storia. Succederà a Flins-sur-Seine, sobborgo industriale a pochi chilometri da Parigi, dove dentro lo scheletro riconvertito di una fabbrica si consumerà una cerimonia tanto affascinante quanto spiazzante: l’asta della collezione Renault Icons, organizzata da Artcurial, specialista francese del settore che fa capo al gruppo Dassault.

Una sfilata di lotti da togliere il fiato: venti monoposto di Formula 1, centinaia di modelli in scala usciti dai laboratori del centro stile, prototipi per prove in galleria del vento, auto da corsa con pedigree da Le Mans. Un evento che ha l’incedere di un addio teatrale, ma che gli organizzatori preferiscono raccontare come un “riordino razionale”, parte di una strategia più ampia di valorizzazione del patrimonio industriale del marchio della Losanga.

L’asta del secolo

Artcurial non esita a definirla “una collezione senza precedenti”. E non c’è da stupirsi: non si tratta di semplici vetture da esposizione o di esercizi stilistici fini a sé stessi. Parliamo di pezzi che hanno fatto la storia della competizione automobilistica europea, e non solo. Tra le regine dell’incanto spicca la Renault RE40-04 del 1983, la stessa che Alain Prost ha portato al limite contro il mostro McLaren. Accanto a lei, la Lotus 95T del 1984, spinta da un cuore Renault e guidata dal mai troppo celebrato Elio de Angelis. E ancora la RE30 di René Arnoux, che nel 1982 faceva tremare i muretti dei circuiti.

Ma l’incanto non finisce con la Formula 1. L’elenco include anche un monumento alla resistenza e all’aerodinamica: la Renault-Alpine A442, quella del 1978, la stessa che vide al volante due maestri del rischio come Derek Bell e Jean-Pierre Jarier nella 24 Ore di Le Mans.

Un pezzo di storia in vendita

Il contesto è decisivo. La vendita arriva pochi mesi dopo l’annuncio di Renault di voler ripensare da cima a fondo la gestione del suo patrimonio storico. Il cuore di questo nuovo approccio sarà proprio Flins, l’ex stabilimento produttivo inaugurato nel 1952, oggi al centro di un ambizioso progetto di riconversione. Entro il 2027, qui nascerà un nuovo polo espositivo capace di ospitare circa 600 vetture del marchio, una per ogni modello costruito dal 1898 a oggi. Una specie di Louvre su quattro ruote, con il logo della Losanga stampato sulle pareti.

L’asta, dunque, serve anche a “fare spazio”, come spiegano gli organizzatori. Una razionalizzazione, certo, ma che apre interrogativi e lascia trapelare una certa malinconia. Perché, se è vero che il futuro del marchio si scrive anche così, è altrettanto vero che vedere pezzi unici della propria identità industriale finire nelle mani dei collezionisti (per quanto facoltosi e appassionati) ha il sapore di un addio più che di una riorganizzazione.

Occasioni irripetibili

Gli esperti del settore parlano di un’opportunità irripetibile. E non soltanto per chi cerca la gloria da salotto con una Formula 1 parcheggiata in garage. Anche il mercato, si sa, segue logiche particolari: ogni asta di questo calibro ridisegna le quotazioni, fissa nuovi record, trasforma certi modelli in reliquie da museo o da collezione privata.

Eppure, dietro il glamour delle cifre a sei zeri, resta la sensazione che qualcosa si stia chiudendo. Un capitolo intero, fatto di prove su pista, chilometri in galleria del vento, visioni futuriste dei designer di Boulogne-Billancourt. Un passato glorioso che cambia casa, e forse padroni. Ma la memoria, quella vera, non si vende. Nemmeno all’asta.

Autore
Virgilio.it

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