L’Associazione Luca Coscioni: “L’Asl nega ricorso al suicidio assistito a ligure con patologia neurodegenerativa. Costretto a andare in Svizzera”
- Postato il 16 settembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. “Fabrizio (nome di fantasia a tutela della privacy) cittadino ligure 79enne, affetto da una patologia neurodegenerativa progressiva, ha ricevuto da parte della Asl il diniego all’accesso al suicidio assistito“. Lo rende noto l’Associazione Luca Coscioni.
“Secondo il Servizio sanitario della Regione Liguria – spiega ancora l’associazione – Fabrizio non dipende da alcun trattamento di sostegno vitale, uno dei requisiti poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita in Italia, sulla base della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Aveva chiesto la verifica delle condizioni a febbraio 2025. Dopo le visite della commissione medica, a maggio era arrivato il diniego“.
A quel punto, assistito dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Fabrizio ha presentato un’opposizione alla decisione della Asl, chiedendo “la rivalutazione del requisito del trattamento di sostegno vitale. Le nuove visite sono state effettuate a luglio, ma Fabrizio aspetta ancora una risposta“.
“Fabrizio però non vuole aspettare altro tempo in condizioni di sofferenza insopportabile e vuole andare in Svizzera per accedere al suicidio assistito. Ha scritto: ‘Come dice Pessoa: la vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. Siccome io non posso più sperimentare nulla, meglio cessare l’esistenza… Per me la vita è solo una sofferenza, bado solo a non soffrire troppo. Non mi piango addosso. Sono determinato ad andare in Svizzera per finire questa vita’. L’uomo è affetto dalla malattia del motoneurone, una patologia neurodegenerativa progressiva che lo ha portato a una totale perdita della capacità di parlare e a gravi disturbi motori. Attualmente comunica solo tramite gesti e, a fatica, con un tablet. È totalmente dipendente da assistenza quotidiana continua”.
Filomena Gallo, segretaria nazionale Associazione Luca Coscioni e coordinatrice del collegio legale di Fabrizio, dichiara: “Il diniego opposto dalla Asl è illegittimo perché non applica la giurisprudenza costituzionale. La Corte, con la sentenza numero 242 del 2019 e con la più recente numero 135 del 2024, ha chiarito che il requisito del trattamento di sostegno vitale comprende anche tutte quelle forme di assistenza senza le quali la persona non potrebbe sopravvivere, incluse quelle garantite quotidianamente da caregiver e familiari. Negare questa evidenza significa violare i diritti fondamentali di una persona malata che soffre, privandola della possibilità di esercitare ora, mentre è ancora capace di autodeterminarsi, la libertà di scegliere il proprio fine vita. La mancata applicazione corretta delle pronunce della Consulta costringe i malati a ulteriori sofferenze e discriminazioni, obbligandoli ad andare all’estero per veder rispettata la propria scelta e a dilatare il tempo di attesa nella sofferenza, prigionieri di un corpo che non risponde più”.
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, a titolo personale ha lanciato sui social una chiamata a tutti i volontari per una “disobbedienza civile collettiva”. Spiega: “È successo di nuovo: Fabrizio, 79 anni, ha una malattia irreversibile che gli causa sofferenze insopportabili ed è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Nonostante questo, il Servizio sanitario Nazionale ha rifiutato l’aiuto medico alla morte volontaria, pur essendo un suo diritto stabilito dalla Corte costituzionale. Questa volta è successo in Liguria, ma accade di continuo in altre Regioni italiane. Da oggi, l’Associazione Soccorso civile, che conta 43 soci e di cui sono responsabile legale è aperta per coloro che decideranno di aiutare chi – in determinate condizioni – vuole accedere alla morte assistita a seguito di un diniego in Italia. Occorre rispondere con un’azione sistematica di disobbedienza civile collettiva, per consentire a Fabrizio e a tutte le persone come lui di ottenere in Svizzera l’aiuto di cui avrebbero diritto in Italia”.
L’ACCESSO ALLA MORTE VOLONTARIA ASSISTITA IN ITALIA
Come ricorda l’Associazione Luca Coscioni, in assenza di una legge nazionale che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia “questa scelta di fine vita è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone. La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) deve essere in possesso di determinati requisiti: deve essere capace di autodeterminarsi, essere affetta da patologia irreversibile, tale patologia deve essere fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili, essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale“.
“Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente. L’azienda sanitaria deve inoltre verificare le modalità di esecuzione le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze. Ai sensi della recente sentenza costituzionale numero 135 del 2024 la Consulta ha anche ampliato la portata del requisito del trattamento di sostegno vitale includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregivers.”
“Ha inoltre affermato che il requisito del ‘trattamento di sostegno vitale’ può dirsi soddisfatto anche quando non sia in esecuzione perché, legittimamente, rifiutato dalla persona malata”.