Las Vegas, il circuito che non dorme mai: ecco la pista più scintillante della F1
- Postato il 19 novembre 2025
- Formula 1
- Di Virgilio.it
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A Las Vegas si può vincere al tavolo verde anche con un pizzico di fortuna. In F1, però, la Dea bendata non basta. Serve una monoposto che fila dritta come una roulette lanciata bene, un setup che non risenta delle luci a led e soprattutto un pilota disposto a sfidare uno dei tracciati più veloci, scivolosi e imprevedibili di tutto il Mondiale. Il Las Vegas Strip Circuit, giunto quest’anno alla sua terza edizione moderna e quinta complessiva nella storia della F1, è nel giro di pochi anni diventato un’icona: 6,2 km di adrenalina, spettacolo e difficoltà nascosta sotto un’apparente semplicità.
La storia
La storia tra Las Vegas e la F1 nasce all’inizio degli anni ’80, quando la città del Nevada, allora lontana dall’essere la capitale globale dello show, ospitò due edizioni del GP del Caesars Palace. Una pista ricavata nel parcheggio dell’hotel-casinò, tortuosa e piatta, che costrinse i piloti a un caldo micidiale e a 75 giri interminabili nel 1981 e 1982. Nonostante la location suggestiva, il tracciato era poco amato dagli addetti ai lavori: sconnesso, stretto, incastonato tra le barriere e privo di fascino tecnico. Eppure fu teatro di pagine memorabili: nel 1981 decise addirittura il Mondiale, con Piquet campione tra le crampi alla schiena dopo un’ora e mezza di fatica brutale. Poi calò il sipario. Las Vegas sparì dal calendario per 41 anni, mentre il Circus inseguiva piste più tradizionali. A riportare la F1 nella capitale del gioco d’azzardo servì una rivoluzione.
Il ritorno
Il 18 novembre 2023 è la vera data zero della F1 moderna a Las Vegas. Il tracciato, disegnato dalla società della famiglia Tilke. abbandona il parcheggio e abbraccia la città vera, trasformando la Strip in un rettilineo da videogame lungo quasi 2 chilometri, dove gli oltre 340 km/h diventano routine. Per costruire paddock e box permanenti viene acquistato un terreno intero, sfruttato per il segmento tra curve 17 e 4. Un investimento imponente, da centinaia di milioni di dollari, che certifica l’ambizione: Las Vegas non è una gara turistica, è un pezzo centrale dell’espansione americana della F1. La gara inaugurale 2023 la vince Max Verstappen, mentre nel 2024 è George Russell a firmare pole e vittoria, in un’edizione segnata da strategie aggressive e degrado relativamente contenuto, con Medium spesso in crisi di graining nel primo stint.
La pista oggi
Il circuito attuale è un animale particolare: 6,201 km, secondo solo a Spa per lunghezza, con 17 curve e 3 rettilinei. Quasi l’80% del giro si percorre in pieno, con l’asfalto che cambia grip in continuazione a causa del traffico cittadino, dei residui oleosi e delle temperature della notte del Nevada. Le velocità di punta fanno impressione: nel 2024 Alex Albon tocca i 368 km/h, il valore più alto della stagione, sul tratto che porta da curva 12 a curva 14. Ed è proprio la staccata della 14 uno dei punti più spettacolari e decisivi, un’occasione da sorpasso sempre aperta.
Il circuito
Guidare a Las Vegas è come fare un giro in un flipper lanciato a folle velocità. Il tracciato, antiorario, attraversa luoghi simbolo come il Venetian e il Caesars Palace, trasformando il GP in una cartolina in movimento. Ma dietro l’estetica glamour c’è una pista insidiosa: l’evoluzione del grip vola dal venerdì al sabato, e la qualifica diventa quasi una lotteria tecnica, dove capire il timing perfetto è fondamentale.
Settore 1
Il primo settore parte stretto, tecnico, i piloti devono portare temperatura nelle gomme subito senza esagerare. Le Curve 1-4 sembrano lente ma preparano al resto del giro. Decisione in frenata e dolci sul volante: non c’è grip, la pista scivola, e se si sbaglia qui si compromette tutto il giro. Il cambio di direzione dopo Curva 3 è secco, c’è da fidarsi della vettura.
Settore 2
Qui è adrenalina pura: si esce molto veloci verso la Strip e comincia il rettilineo più pazzo del Mondiale. La macchina vibra sopra i 330 km/h, i piloti sentono ogni imperfezione dell’asfalto cittadino. Si sta in scia, giochi di DRS, si notano i led ai lati: sembra un videogioco, ma i piloti stanno andando alla velocità di un aereo in decollo. La staccata della Curva 14 è un atto di fede: i piloti frenano tardissimo ma provano a mantenerla pulita perché lì si sorpassa.
Settore 3
Il finale è più tecnico, Curve 15, 16 e 17 riportano al ritmo cittadino. I piloti devono trovare trazione senza far pattinare l’asse posteriore. L’asfalto è sporco, si rischia tanto. Quando imboccano Curva 17 devono già pensare alla 1 del giro successivo. È un settore che non perdona: se si fa un errore qui, lo si paga per tutto il resto del giro.
La febbre del sabato notte
Per sfruttare le temperature più basse e regalare al pubblico mondiale lo spettacolo della Strip illuminata, il weekend viene anticipato di un giorno: gara al sabato notte, libere e qualifiche spostate indietro di 24 ore rispetto allo standard. Un format atipico che richiede ai team un adattamento mentale e logistico particolare. Jet lag, ritmo sonno-veglia, variazioni di temperatura: correre a Las Vegas significa anche sapersi gestire fuori dalla macchina.
Numeri e follie da Las Vegas
Il GP USA, quello di Las Vegas, nella storia complessiva della F1, è arrivato alla sua quinta edizione, dopo le gare disputate nel 1981 e 1982 e, in epoca moderna, dal 2023 a oggi. Di queste, 3 si sono svolte sulla Strip, il tracciato cittadino che ha ridisegnato il rapporto tra la F1 e la capitale del Nevada. L’attuale circuito è caratterizzato da una configurazione estremamente veloce grazie ai lunghi allunghi e alle poche curve tecniche. Tra queste spiccano le 17 curve totali, 11 delle quali a sinistra, intervallate da un rettilineo principale che corre lungo la Strip e che, con i suoi 1.900 metri, è uno dei rettifili più imponenti della F1 moderna. Nonostante sia un tracciato cittadino, solo un tratto è realmente permanente: la sezione del paddock.
Tra le curiosità del circuito, come non menzionare i matrimoni celebrati nei box e nelle ore libere i casinò offrono tariffe speciali per gli ospiti che accettano il disturbo del GP. A Las Vegas, gli spettatori guardano la gara dalle suite ai piani alti, come fossero in un Private Sky Box naturale.
Il futuro: una gara destinata a rimanere
La F1 ha fatto un investimento gigantesco sulla città del Nevada, e difficilmente tornerà indietro. Il pubblico americano cresce, le tre gare negli USA (Miami, Austin, Las Vegas) sono ormai un blocco strategico indispensabile. Il futuro? Possibili modifiche minori al layout per migliorare i sorpassi, lavori sulla superficie stradale per ridurre l’olio residuo, e forse un paddock ancora più grande per accogliere le esigenze mediatiche del Circus. Ma una cosa è certa: Las Vegas non è solo una gara. È uno show. Un evento che miscela sport, spettacolo, turismo e business come nessun altro appuntamento del calendario. Un’esperienza totale, che trascina la F1 dentro una dimensione nuova, dove il motorsport incontra l’intrattenimento puro. Nel deserto del Nevada, tra led, grattacieli e notti che sembrano giorno, la velocità ha trovato una nuova capitale. E il Las Vegas Strip Circuit è destinato a rimanere uno dei luoghi simbolo di questa nuova era della F1.