L’arrivo di Sarah Mullally a capo della Chiesa anglicana chiama in causa direttamente il Papa
- Postato il 7 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Chiesa d’Inghilterra bussa alle porte del pontificato di Leone XIV. Per la prima volta nella storia è stata scelta come arcivescovo di Canterbury e Primate anglicana una donna. E’ Sarah Elizabeth Mullally, 63 anni, con alle spalle una carriera professionale nel sistema sanitario inglese dove ha ricoperto ruoli apicali fino a diventare direttore non esecutivo del Consiglio inglese di infermeria, ostetricia e assistenza sanitaria domestica. Tra il 2005 e il 2015 Mullally è stata anche “governatore” dell’università London South Bank.
Tra le Chiese, nate in Europa occidentale durante il periodo della Riforma, quella anglicana è la più vicina alla cattolica. Per la sua struttura e la concezione dei sacramenti. Al punto che quando la Chiesa anglicana decise nel 1992 di autorizzare il sacerdozio delle donne, si aprì un periodo di tensione con Roma. Infatti il Vaticano – regnava Giovanni Paolo II – era assolutamente contrario alla concezione di un sacerdozio femminile. Anche perché non voleva rovinare i rapporti con le Chiese ortodosse le quali – al di là del mancato riconoscimento dell’autorità suprema papale – sono considerate Chiese sorelle per la loro origine “apostolica” come la Chiesa cattolica.
Fu in quel decennio che l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, incontrando l’allora primate anglicano George Carey, disse che la decisione della Chiesa anglicana poteva aiutare anche i cattolici a “valorizzare di più le donne e capire come andare avanti”. Martini, pur scelto da Giovanni Paolo II, era diventato con gli anni per i wojtyliani una sorta di scomodo dissidente.
Ma la storia avanza a passo più veloce delle resistenze tradizionaliste. Dopo le donne sacerdote gli anglicani hanno deciso di avere anche donne vescovo e adesso Sarah Mullally sarà a capo di tutta la Comunità delle Chiese anglicane sparse nel mondo. La sua stessa carriera ecclesiastica (una volta deciso di dedicarsi pienamente all’attività pastorale) è stata rapidissima. Diventata prete nel 2001, è stata ordinata vescova della città di Crediton nel 2015, poi vescova di Londra nel 2018 e ora eletta arcivescova di Canterbury.
In tutto l’Occidente la Chiesa cattolica si trova dunque circondata da Chiese e comunità ecclesiali, che non solo hanno sacerdotesse e pastore ma anche donne arrivate ai massimi ruoli di guida. Dati i rapporti stretti tra Roma e Canterbury non sarà lontano il giorno in cui l’arcivescova primate Mullally varcherà le porte vaticane per incontrare il pontefice Leone XIV. Non è una nota di colore, una curiosità. Piuttosto il segnale di scelte dinanzi alle quali si troverà il papa americano. Sono tutti lì, sul tavolo di Prevost, i problemi relativi al possibile conferimento alle donne dei cosiddetti “ministeri ordinati” (diaconato e sacerdozio, per cominciare).
Com’era nel suo stile Francesco ha aperto di forza alcune brecce. Ha proclamato Maria Maddalena “apostola degli apostoli”, ha chiamato donne alla cerimonia della lavanda dei piedi il Giovedì Santo (mentre tradizionalmente al rito partecipavano solo uomini in rappresentanza simbolica degli apostoli/maschi), ha conferito loro il lettorato e l’accolitato, ha istituito commissioni di studio per il diaconato femminile, ha dato il diritto di voto alle donne nell’ultimo Sinodo 2023/2024, ha scelto donne per posti apicali nei dicasteri della Curia.
Di più Bergoglio non ha potuto fare a causa della resistenza durissima degli ultra-conservatori. Ora tocca a Prevost. In Europa occidentale e in Nordamerica c’è un numero crescente di cattoliche impegnate, che sono deluse e irritate per le sofisticherie teologiche addotte per bloccare l’ingresso femminile nel diaconato e nel sacerdozio. Gli studi storico-critici hanno ormai chiarito che Cristo non ha “creato” la Chiesa così come è diventata, bensì vi è stato un processo di crescita dal seno del movimento dei seguaci di Cristo. Un processo di istituzionalizzazione fortemente influenzato dal sacerdozio maschiocentrico dell’ebraismo.
Schiere di teologhe cattoliche sono convinte che tutto ciò non abbia a che fare con la fede e il nocciolo del messaggio cristiano, ma solo con un patrimonio culturale legato a fasi storiche superate. Insomma il ruolo della donna nella comunità ecclesiale cristiana non può rimanere inchiodato alla mentalità patriarcale di secoli lontani.
L’arrivo di Sarah Mullally al posto supremo di autorità della Chiesa anglicana interpella a suo modo Leone XIV. Dopo due commissioni sul diaconato femminile, che si erano concluse con un nulla di fatto, papa Francesco aveva affidato la questione ad un gruppo di studio del S.Uffizio. E lì sta. Leone sa benissimo che la questione va affrontata. E sa anche che una parte maggioritaria della Chiesa – dal Sudamerica, all’Africa, all’Asia – è tenacemente contraria al cambiamento. Per questo nel suo primo libro intervista ha dichiarato: “Per ora non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’ordinazione delle donne al diaconato”.
La sfida del prossimo decennio sta tutta in questo “per ora…”.
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