L’apologia di mafia diventerà reato
- Postato il 11 dicembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
L’apologia di mafia diventerà reato

Apologia di mafia diventerà reato: In commissione Giustizia la proposta di legge di alcuni senatori di FdI. Pure gli inchini davanti alle case dei boss potrebbero essere perseguiti. Contrastati i messaggi sui social e i testi delle canzoni.
Punire penalmente, con la detenzione fino a tre anni, chiunque pubblicamente esalta principi, fatti o metodi propri della criminalità organizzata di tipo mafioso o persone condannate per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso di cui all’articolo 416 bis, o ne ripropone atti o comportamenti, con inequivocabile intento apologetico, al fine di determinare un concreto pericolo di commettere reati simili. Per la prima volta viene presentata ai due rami del Parlamento italiano una proposta di legge che va ad integrare l’articolo del codice penale riguardante l’associazione di tipo mafioso anche straniera. Il disegno di legge è quello sull’apologia e istigazione relative al fenomeno della criminalità organizzata o mafiosa.
INTRODUZIONE DEL NUOVO REATO DI APOLOGIA DI MAFIA
La proposta a firma di alcuni senatori di Fratelli d’Italia è stata assegnata alla seconda Commissione giustizia in sede redigente. Dopo l’articolo 416-bis.1 del codice penale, essa prevede l’inserimento del seguente dispositivo:«Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque pubblicamente esalta principi, fatti o metodi propri della criminalità organizzata di tipo mafioso o persone condannate per i reati di cui all’articolo 416-bis o ne ripropone atti o comportamenti, con inequivocabile intento apologetico, con lo scopo di determinare un concreto pericolo di commettere reati simili, è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da euro 1.000 a euro 10.000. La pena di cui al primo comma è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso a mezzo della stampa o attraverso strumenti telematici o informatici».
L’ALLARME SOCIALE E LA MAFIOSFERA SUI SOCIAL NETWORK
Sono previste aggravanti se il fatto è commesso a mezzo stampa o attraverso strumenti telematici o informatici. «Serve porre un argine alla diffusione senza controllo sui social network di contenuti che favoriscono pratiche e messaggi di adesione alla mafia e che talvolta si traducono nella vita reale in condotte criminali violente da parte di giovanissimi – hanno dichiarato i primi firmatari della proposta di legge, il senatore Raul Russo e la deputata Carolina Varchi. Così come preoccupa la diffusione di prodotti televisivi e cinematografici che mostrano i mafiosi con un’accezione positiva a rischio emulativo». «
La nostra proposta di legge – hanno aggiunto i due parlamentari meloniani – mira, dunque, a contrastare la normalizzazione e l’enfatizzazione delle associazioni criminali di stampo mafioso. Pur non essendo particolarmente favorevoli ai cosiddetti reati di opinione siamo convinti che non si possa più rinviare un’iniziativa legislativa del genere, non possiamo permettere che le giovani generazioni, che non hanno vissuto l’epoca più sanguinosa delle stragi, crescano senza capire che la mafia non può mai, in alcun, caso avere alcuna accezione positiva».
DAGLI INCHINI AL MATTEO MESSINA DENARO STYLE: GLI EPISODI DI APOLOGIA
Da molto tempo si susseguono sotto varie forme episodi di vera e propria apologia della criminalità organizzata. Si pensi agli «inchini» dinnanzi alle residenze di personaggi legati alla malavita nel corso di processioni religiose, ai funerali in pompa magna di «boss» locali, alla costruzione di altarini e monumenti in memoria di persone legate alla malavita organizzata o mafiosa, alla pubblicazione di messaggi sulle piattaforme digitali.
SOTTO CONTROLLO ANCHE I TESTI DELLE CANZONI
Non meno significativi sono i testi delle canzoni, che contengono messaggi espliciti di esaltazione della malavita e della criminalità organizzata, attraverso la glorificazione di figure o episodi ad esse collegate. Si pensi, ancora, alla sempre più frequente diffusione, soprattutto tramite social, di messaggi di esaltazione ed apologia all’atteggiamento mafioso, trasfuso in stili di vita da emulare. Non di rado è accaduto che quanto rappresentato in un video virale di TikTok, si sia concretizzato nella vita reale, soprattutto tra i giovani e tra le realtà dei quartieri popolari.
Ed è proprio sull’uso dei social che la presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, ha da tempo denunciato, in ultimo al Festival del Sud a Vibo Valentia: «Oggi è nata la “mafiosfera”: la criminalità organizzata usa i social per arruolare i più giovani». Da ultimo, si ricorda il cosiddetto «Matteo Messina Denaro style», ossia la tendenza a indossare capi di abbigliamento simili a quelli usati dal boss Matteo Messina Denaro al momento del suo arresto, rilanciata da alcuni commercianti anche in via telematica o attraverso i social network. E poi ci sono certi messaggi veicolati attraverso i tatuaggi, anche in maniera molto diretta. Tali condotte però, ad oggi, non configurano nel nostro ordinamento alcun fatto penalmente rilevante e l’indignazione, la condanna mediatica, la stigmatizzazione, l’allarme sociale rimangono le uniche concrete risposte che si regi strano.
APOLOGIA DI MAFIA UN REATO: MOTIVAZIONE E CONTROLLO SUI CONTENUTI DIGITALI
«Per quanto riguarda l’aspetto sistematico-codicistico della nostra proposta – spiegano gli stessi primi firmatari della proposta di legge -, la scelta di inserirlo dopo l’articolo che sanziona il reato associativo di stampo mafioso è una scelta precisa finalizzata ad accostare gli aspetti immateriali legati più all’opinione e favorire un maggiore controllo sui contenuti ad opera dei social anche in ausilio alle forze investigative italiane che così potranno colpire non solo le condotte materiali rilevanti penalmente».