L’alert di Mattarella sull’escalation nucleare: “Nuovi dottor Stranamore amano la bomba. L’atomica può cancellare l’innocenza del mondo”

  • Postato il 16 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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All’orizzonte si affacciano “nuovi dottor Stranamore“, con la pretesa che si debba “amare la bomba“. È un’allerta chiara quella lanciata da Sergio Mattarella nel suo discorso al Bundestag. Il presidente della Repubblica, intervenuto al Parlamento tedesco per la Giornata nazionale del lutto, ha posto l’accento sul pericolo di escalation nucleare. “Siamo in questa Aula solenne per fare memoria dei caduti, delle vittime della guerra e della violenza. Caduti negli abissi della storia, nelle insidie tese da altri uomini. La vita delle persone, dei popoli, delle nazioni, è colma di inciampi e di tragedie. Talvolta per scelte individuali, più spesso per deliberato operare di altri”, ha detto il capo dello Stato.

“L’atomica può aprire il vaso di pandora”

Numerosi i richiami alla pace – “Non è un traguardo definitivo, bensì il frutto di uno sforzo incessante” – dell’inquilino del Quirinale, consapevole di parlare davanti al Parlamento di un Paese che sta compiendo ingentissimi investimenti nel campo della difesa. Mattarella ha quindi deciso di citare nel suo discorso l’indimenticabile film di Stanley Kubrick sulla bomba atomica. “Si odono dichiarazioni di altri Paesi su possibili ripensamenti del rifiuto dell’arma nucleare. Emerge, allora, il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire una sorta di nuovo vaso di Pandora. Tutto questo viene agevolato dal diffondersi, sul piano internazionale, di un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia”, ha detto il capo dello Stato. “La guerra totale esige non la sconfitta, la resa del nemico, ma il suo annientamento. Un accrescimento di crudeltà. Con l’era atomica, un solo gesto può cancellare una città e l’innocenza stessa del mondo”, ha aggiunto ancora.

“Doveva essere mai più, ma è di nuovo”

Poi Mattarella ha ricordato: “Il Trattato che mette al bando gli esperimenti nucleari (1997) non ha visto ancora la ratifica da parte di Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti, mentre la Russia ha ritirato, nel 2023 la sua. Il rispetto, sin qui, delle prescrizioni che contiene, non attenua la minaccia incombente. Porta soltanto a sofferenze e a divisioni rottamare i trattati, le istituzioni edificate per porre riparo a violenze che nelle nostre società nazionali consideriamo reati e censuriamo severamente, mentre taluno pretende siano legittime nei rapporti internazionali, Va ribadito con risolutezza: la sovranità di un popolo non si esprime nel diritto di portare guerra al vicino. La volontà di avere successo di una nazione non si traduce nel produrre ingiustizia. La guerra di aggressione è un crimine”. Quindi il presidente della Repubblica si è chiesto: “Quanti morti occorreranno ancora, prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati, che ne faccia uso per l’arbitrio di voler dominare altri popoli? Nie wieder. Mai più. E’ la espressione adottata nella comunità internazionale per condannare l’olocausto ebraico. A Nie wieder si contrappone wieder: di nuovo. A questo assistiamo. Di nuovo guerra. Di nuovo razzismo. Di nuovo grandi disuguaglianze. Di nuovo violenza. Di nuovo aggressione”.

“Colpire i civili non può restare impunito”

Il capo dello Stato ha sottolineaco come da sempre la guerra ambisca ” a proiettare la sua ombra cupa sull’umanità. Il Novecento ha trasformato la tragedia dei soldati in tragedia dei popoli. Nei borghi d’Europa e nelle città distrutte dai bombardamenti, nelle campagne devastate, milioni di civili divennero bersagli. Deportazioni, genocidi, hanno caratterizzato la Seconda guerra mondiale. Da allora, il volto della guerra non si riflette soltanto in quello del combattente, ma diviene quello del bambino, della madre, dell’anziano senza difesa. E’ quanto accade, oggi, a Kiev, a Gaza”. E a questo proposito il presidente ha scandito: “Nessuna circostanza eccezionale può giustificare l’ingiustificabile: i bombardamenti nelle aree abitate, l’uso cinico della fame contro le popolazioni, la violenza sessuale. La caduta della distinzione tra civili e combattenti colpisce al cuore lo stesso principio di umanità”. Mattarella ha ricordato che “nel dopoguerra, la nascita delle Nazioni Unite, le Convenzioni di Ginevra, accendono la speranza di una pace fondata sul diritto, riaffermando un principio fondamentale: la popolazione civile deve essere protetta in ogni circostanza. La cronaca successiva, dal Biafra ai Balcani, dal Ruanda alla Siria, fino al Sudan, all’Ucraina e alla Striscia di Gaza ci mostra che la guerra continua a colpire soprattutto chi combattente non è. Oggi, secondo le Nazioni Unite, oltre il 90% delle vittime dei conflitti è tra i civili”. E questo, ha sottolineato Mattarella, “non può rimanere ignorato e impunito”.

“Pace non è rassegnazione”

Mattarella ha quindi parlato di pace. “Non è frutto di rassegnazione di fronte alle grandi tragedie. Ma di iniziative coraggiose, di uomini coraggiosi. In questi decenni nella comunità internazionale tanti attori – e tra essi l’Unione Europea – con ostinazione e non senza fatica, hanno perseguito la pace, che si nutre del rispetto dei diritti umani fondamentali. Perché, se vuoi la pace, devi costruirla e preservarla. La cooperazione tra Stati, istituzioni, popoli è la sola misura che può proteggere la dignità umana. Sono le istituzioni multilaterali come le Nazioni Unite, la Corte Penale Internazionale, le missioni di pace, le agenzie umanitarie a concorrere alla impegnativa e affascinante fatica della costruzione di una coscienza globale”.

Il richiamo a Berlino

Quindi il richiamo al Bundestag. “La Legge Fondamentale tedesca e Costituzione italiana ripudiano la guerra, facendo propria la grande lezione derivante dal tragico secondo conflitto mondiale. Ci uniamo, in una giornata di memoria e di lutto, perché ricordare la nostra storia comune è esercizio indispensabile nella nostra inesauribile aspirazione alla pace”. Ecco perchè, secondo il presidente, “tocca ai nostri popoli, uniti nella sofferenza delle responsabilità dell’ultima guerra mondiale e capaci, oggi, di essere uniti nello sguardo verso un futuro migliore. Tocca alla Repubblica Federale Tedesca, tocca alla Repubblica Italiana – come a tutti nella comunità internazionale – opporre la forza del diritto al preteso diritto della forza”.

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