Palermo, Lombardo: "Vogliamo unire la dimensione locale a quella globale"
- Postato il 20 novembre 2025
- Di Virgilio.it
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Il Palermo guarda in alto e vede l’aquila volare sulle vette più alte. I rosaneri puntano alla A, ma non dimenticano il loro percorso e le loro origini. Tra identità, tradizione, innovazione, località e globalità, la comunicazione del Palermo guarda alla città e al mondo intero con amore e orgoglio per i colori. Tutto questo c’è stato raccontato da Gaetano Lombardo, Chief Marketing & Communications Officer del club, in esclusiva ai nostri microfoni dal Social Football Summit.
Lombardo: “Vogliamo creare una comunità che si riconosca nell’identità palermitana”
Qual è il progetto a lungo termine del Palermo sul piano della comunicazione?
“Il progetto a lungo termine è stato avviato già con la rinascita del Palermo. Vogliamo creare una comunità di persone possa riconoscersi in una componente identitaria, rendendo il Palermo un abilitatore, e lo vogliamo fare restando sempre fedeli ai valori che desideriamo veicolare, consentendo a chi non è tifoso, o non condivide una passione sportiva, di sentirsi rappresentato dai nostri contenuti. Miriamo ad allargarci verso una comunità maggiore, non confinata alla sola fan base.”
Quanto è importante il Palermo per la città e per la Sicilia?
“Palermo è il Palermo. La compenetrazione tra il territorio e la squadra è un tratto del DNA da 125 anni. Sarebbe impossibile scindere l’uno dall’altro. Quando parliamo di identità della fan base parliamo di fatto del senso di appartenenza dei palermitani”.
Proprio in queste settimane la nuova maglia per i 125 anni ha rimarcato il forte attaccamento identitario tra il territorio e la squadra.
“Abbiamo voluto raccontare un po’ le origini inglesi del club. Abbiamo cominciato con l’Anglo-Palermitan Trophy, che è stata questa partita epocale tra il Palermo e il Manchester City, fatto proprio per celebrare le nostre radici britanniche. La maglia speciale ci ha aiutato un po’ a raccontare questo percorso: difatti, lo shooting ufficiale è stato ambientato in una residenza nobiliare storica nel cuore della città, costruita proprio negli anni della fondazione del club. Quindi, al riguardo, si aggiunge un ulteriore elemento, non soltanto di puro storytelling, ma di verità rispetto alla compenetrazione tra la storia della città e la storia del club.”.
Da un pezzo di storia ad un altro: lei ha vissuto gli anni della rinascita dalla Serie D alla Serie A. Come ha vissuto questo periodo?
“Chiaramente è percorso ancora in essere e speriamo di raggiungere presto la Serie A. Tuttavia, la ripartenza della D ci è servita ad avere contezza reale di quanto questa comunità sia legata non tanto al risultato sportivo, che chiaramente è un driver fondamentale, ma soprattutto ai valori identitari di questo club. Nonostante la quarta serie, abbiamo sentito l’amore dei tanti sostenitori presenti in giro per il mondo, con coinvolgimento di comunità non solo locali, ma anche estere. Questo dimostra che il Palermo non è soltanto una squadra di calcio, ma è un modo di essere, di far parte di qualcosa di più grande, di concepire la propria appartenenza a una tribù, utilizzo questo termine, che conserva tuttora, dopo tutti questi anni, tutti i suoi elementi identitari, veri pilastri attorno al quale dobbiamo costruire tutta la nostra narrazione”.
[iol_placeholder type="social_instagram" id="DQfcTpaDKa-" max_width="540px"/]C’è un forte legame con le radici e con una terra lontana come l’Inghilterra, in cui però c’è l’elemento principale del gruppo di cui fate che è il Manchester City.
“Il City Football Group è un abilitatore eccezionale, direi unico. La strategia di sviluppo impiegata può veramente raggiungere contenuti di altissima qualità. Il progetto mira allargare il perimetro e gli orizzonti di una squadra, unendo la dimensione locale a quella globale, due sezioni che devono viaggiare su binari paralleli. Il gruppo usa questa strategia e noi abbiamo deciso utilizzarne il potenziale. Difatti, lo scorso anno abbiamo presentato la maglia home nel cuore di Manhattan, una realtà in cui la comunità palermitana è molto viva. Tutto questo è avvenuto grazie soprattutto a chi ha avuto la possibilità di ospitarci e di permetterci di raccontare questa storia”.
C’è una storia interessante che è legata a Dua Lipa, è frutto di una casualità?
“Sì, è frutto di una casualità, ma, come sempre accade, questo attecchisce là dove ci sono gli strumenti e le capacità per cogliere le occasioni, che in questo caso sono state carpite egregiamente da Puma International e dal City Football Group. Insieme hanno saputo sfruttare il momento e l’allineamento in termini di timing. Raccogliere nei tempi è tutto, ma le strategie di marketing di questo tipo, se non supportate da un piano ben più ampio a livello globale, spesso possono diventare fini e se stesse e staccarsi dalla realtà. Invece io credo che, al di là del forte impatto visivo del vedere Dua Lipa, una popstar internazionale, con indosso una maglia del Palermo, sia straordinario quanto accaduto dopo. Una strategia come questa si nutre del legame tra la dimensione globale e quella locale. Palermo è una città che ha sempre guardato al mondo, essendo stata un luogo di emigranti, ma che è sempre stata guardata dal mondo allo stesso modo. È proprio questa forte attrazione che esercita all’estero che finisce per alimentarsi con iniziative di questo tipo. Tutti questi elementi sono parte più ampia di un grande racconto. Naturalmente, Dua Lipa è un qualcosa che ti rende più rilevante sulla comunità di non tifosi e che genera un senso di orgoglio tra i tifosi, che possono vedersi inseriti in un sistema globale. La chiave è il sentirsi fieri di far parte di qualcosa che interessa a tantissime persone nel mondo, andando oltre la fede sportiva, ma il tutto deve essere sostenuto da una strategia”.