L’alcol, il vero sballo dei giovanissimi
- Postato il 14 aprile 2025
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Il Quotidiano del Sud
L’alcol, il vero sballo dei giovanissimi
Il SerD di Cosenza in campo con il progetto “Along the Way” contro l’abuso di alcol da parte di giovani e giovanissimi. Anche nell’area urbana cosentina si riscontrano intossicazioni da binge drinking
È L’ALCOL il vero sballo che dilaga tra i giovanissimi. Il dato si evince da studi nazionali ed è confermato a livello locale. Secondo l’Istat, nel corso del 2022 il 67,1% della popolazione italiana di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica.
BINGE DRINKING E INTOSSOCAZIONI
Le intossicazioni e il binge drinking riguardano rispettivamente il 13% e il 25% dei ragazzi al di sotto dei 18 anni. I dati fanno emergere anche una novità come le ragazze abusino di più dell’alcol. Mentre in passato l’utilizzo di alcol è stato inquadrato come un comportamento tipicamente maschile, nel 2023 sono state soprattutto le ragazze ad aver consumato in eccesso bevande alcoliche.
ABUSO DI ALCOL, I DATI
Dati che trovano riscontro anche nell’area urbana della città di Cosenza, attraverso l’indagine condotta dagli operatori del SerD cosentino, con il progetto “Along the Way” finanziato dalla Regione Calabria.
Nel 2024 il campione raccolto nelle scuole e nei luoghi della movida conferma l’andamento nazionale: il 53% dei ragazzi tra i 13 e i 25 anni consuma alcol e questo avviene prevalentemente il sabato sera. Una moda quella del bere tanto e in poco tempo che si sta consolidando, ma che arreca notevoli danni alla salute, perché l’etanolo – secondo il ministero della Salute – interferisce con il normale sviluppo cerebrale, in corso fino ai 25 anni. L’uso di bevande alcoliche durante l’adolescenza, quindi, impedisce quella maturazione necessaria al completamento dello sviluppo e al raggiungimento dell’età adulta.
IL PROGETTO “ALONG THE WAY”
«Se ci basiamo sugli ingressi ospedalieri a Cosenza – ha chiarito il dottore Roberto Calabria direttore del Servizio Dipendenze dell’Asp Cosenza – non dovremmo preoccuparci perché il dato è nettamente inferiore a città come Roma, Milano o Bologna, città rosse dove gli accessi sono molto alti. Gli accessi sono pochi, ma il dato riflette la tendenza a consumare eccessivo alcol nel fine settimana, soprattutto tra gli adolescenti. Del resto non servono le statistiche, basta vedere quello che succede ogni weekend a piazza Loreto e nei luoghi della movida. Tanti ragazzini ubriachi, con le bottiglie in mano, che vagano per le vie della città e questo non scandalizza gli adulti, ed è gravissimo». Gli accessi al pronto soccorso sono relativamente bassi perché molti stanno male e vomitano, «questo li salva dal coma etilico, ma – ha spiegato il direttore Calabria – il danno a livello epatico e celebrale resta. Soprattutto diventa routine, perché il ragazzo beve, sta male, vomita e il sabato successivo torna a bere. Si innesca un circuito di dipendenza».
ABUSO DI ALCOL E STUDI
Gli studi evidenziano che ad essere più attirati dall’alcol sono i giovani con ansia e insicurezza nei confronti delle cosiddette sfide evolutive, come le relazioni sessuali, gli impegni scolastici oppure lavorativi. In tutti questi casi, l’alcol diventa il mezzo per diventare più disinibiti, euforici. Come per tutte le dipendenze, però, anche in questo caso man mano è necessario alzare le dosi per mantenere gli stessi effetti. «La mancanza di dialogo è il problema. Utilizzano l’alcol – ha poi aggiunto il dottor Calabria – soprattutto per socializzare, perché questo è il loro modo di socializzare.
Sono incapaci di comunicare fra di loro, si è persa la comunicazione a casa e quindi fuori non riescono a comunicare».
APPELLO AI GENITORI
Infine, l’appello ai genitori a non sottovalutare il problema e non minimizzare l’uso di alcol anche se avviene una volta a settimana. Soprattutto, no alle cure fai da te. «Bisogna rivolgersi e affidarsi a specialisti – ha detto il direttore del SerD di Cosenza – nella nostra struttura c’è un’altissima attenzione alla privacy, personale eccellente e disponibilità immediata per chiunque. Ogni dipendenza è un caso a se che va affrontato con le dovute attenzioni. La chiave, prima di tutto, resta il dialogo, parlare con i figli è il primo passo verso la cura».
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