Il Papa ai detenuti: «Vi sono vicino»
- Postato il 18 aprile 2025
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Il Quotidiano del Sud
Il Papa ai detenuti: «Vi sono vicino»
Papa Francesco in visita al Regina Coeli: ovazione dei detenuti per il Pontefice. Francesco, sorpresa con scuse: «Non posso farvi la lavanda dei piedi»
In piena Settimana Santa Papa Francesco, pur non potendo presiedere i riti pasquali, non fa mancare la sua vicinanza a quelli che considera ultimi degli ultimi: i carcerati.
Nel pomeriggio di ieri, Giovedì Santo, il Pontefice, forse forzando un po’ le raccomandazioni dei medici che lo seguono nella convalescenza dopo la polmonite bilaterale che lo ha costretto per 38 giorni al ricovero nel Policlinico Gemelli, si è recato in visita al carcere romano di Regina Coeli. Accolto e salutato dal direttore del penitenziario, Claudia Clementi, e dal personale, ha raggiunto la rotonda principale e lì ha incontrato circa 70 detenuti, di varie nazionalità, che partecipano regolarmente alle attività organizzate dal cappellano dell’istituto, padre Vittorio Trani.
Papa Francesco ha espresso il suo desiderio di essere presente tra i detenuti: “A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo – ha detto – la lavanda dei piedi, in carcere”. E ha poi aggiunto: “Quest’anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi”. Il Padre Nostro, recitato insieme ai detenuti e il saluto a ciascuno di loro con la benedizione, ha concluso la breve, ma intensa visita papale, 30 minuti circa, a Regina Coeli. Forte l’emozione dei carcerati per un incontro che Francesco in ogni ricorrenza pasquale ha voluto effettuare in ogni anno del suo pontificato.
La visita ha fatto registrare momenti di festosa confusione, in cui anche chi non ha potuto essere vicino al Santo Padre ha voluto manifestargli rumorosamente il proprio ringraziamento per questo incontro del quale fino alla sera precedente non si sapeva nulla. Una sorpresa, come è nello stile di Bergoglio, durante la quale a tutti Francesco ha donato un rosario o una piccola copia del Vangelo. “Me ne dia un altro, tra poco esco e vorrei regalarlo a mia sorella”, gli ha detto un giovane recluso. E c’è anche chi a gran voce ha chiesto: “Libertà!”. “Indulto!”. “Prega per la Palestina!”.
Molti coloro che hanno chiesto al Papa un pensiero per i propri cari, in un clima di fraternità, un sentimento che, all’apertura del Giubileo in corso, il Papa ha voluto mettere in evidenza, aprendo una Porta Santa nell’altro carcere romano di Rebibbia. Francesco, come fecero Giovanni XXIII nel 1958 e successivamente altri suoi predecessori, ha voluto, dunque, ancora una volta immergersi nelle storie di sofferenza che ogni detenuto porta con sé, questa volta nel penitenziario di Via della Lungara, dove era già stato nel 2018. È padre Trani a delineare il significato della visita papale. “Un gesto di una portata enorme, che esprime l’attenzione di un padre verso una realtà di persone in difficoltà. Il carcere non riguarda soltanto i detenuti, ma anche chi vi lavora e questo è un lavoro difficilissimo”.
Un incontro che, se letto non solo dal punto di vista pastorale, mette anche il “dito nella piaga” nella situazione carceraria italiana: case di detenzione affollate ben oltre la normale capienza e il drammatico fenomeno dei suicidi. Negli ultimi dieci anni quasi 600 detenuti si sono tolti la vita e la metà di loro era in attesa di una sentenza definitiva. Il Papa porta speranza e guarda a questa realtà dolorosa con quella paterna attenzione, che vuole essere indirettamente uno stimolo alle istituzioni, affinché le carceri italiane siano realmente luoghi di recupero sociale e non solo di espiazione.
Arricchisce la Pasqua giubilare di ulteriori significati il pensiero di Papa Francesco ad un’altra realtà difficile, quella dei cattolici in Nicaragua, dove il regime del presidente Ortega ha vietato qualsiasi manifestazione religiosa. Bergoglio non presiederà i riti della Settimana Santa, ma vuole esserci, soprattutto di fronte alle guerre, in primis Ucraina e Gaza, che continuano a mietere vittime nel mondo. Significativo, infine, lo scambio di auguri tra Papa Francesco e il Rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, per la Pasqua, che quest’anno cade nello stesso giorno per cattolici e ebrei.
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Il Papa ai detenuti: «Vi sono vicino»