L’accordo sul Gnl Usa è un ricatto mascherato: Meloni dimostri che l’Italia non è un cane da riporto di Trump
- Postato il 29 ottobre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
È quasi Halloween, ma il vampiro che cerca di succhiare il sangue agli italiani non è transilvano, bensì statunitense. Trump ha promesso di imporre dazi del 92% sulla pasta italiana e ha fatto pressioni su Meloni e su altri leader europei affinché acquistassero il costoso e inquinante gas naturale liquefatto (Gnl) americano. Non gli importa se le nostre aziende e le nostre famiglie sono in ginocchio: lui si diverte. Le alleanze storiche non contano nulla.
Come americana e italiana, osservo con profonda angoscia la crisi che sta lacerando il mio Paese, in questo caso gli Stati Uniti. Vedo una democrazia sotto forte pressione e un’agenda politica, quella del regime di Trump, che mira apertamente a smantellare i progressi climatici in nome di un presunto “dominio energetico”. Ed è proprio questo il punto: l’Italia, e Meloni, non dovrebbero cedere a questa tentazione. Acquistare Gnl dagli Stati Uniti, soprattutto su larga scala e a lungo termine, è un errore strategico, economico, climatico e morale.
Dovremmo smettere di essere i cagnolini di Trump e optare per un’indipendenza e una stabilità a lungo termine.
Non possiamo permetterci di passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dai capricci di Washington, soprattutto quando l’interlocutore è un leader noto per la sua volubilità e per usare l’energia come un club diplomatico. L’accordo sul Gnl, rilanciato proprio per abbassare i dazi di Trump su acciaio e automobili, non è un’alleanza. È un ricatto energetico mascherato. Accettare il Gnl statunitense, il cui prezzo medio è stato storicamente superiore del 15-20% rispetto ad altre forniture, significa esporre l’Italia a una doppia vulnerabilità: l’instabilità geopolitica di Trump e la volatilità dei mercati dei combustibili fossili.
L’autonomia energetica è rinnovabile, non fossile.
Dal punto di vista della sicurezza energetica, la necessità di tutto questo Gnl è semplicemente insostenibile. I dati mostrano che l’Italia ha già avviato una transizione significativa. A maggio 2025, le sole fonti rinnovabili coprivano una quota record del 55,9% della domanda elettrica mensile italiana (fonte: Terna, maggio 2025). Raddoppiare gli investimenti nei terminali Gnl con contratti a lungo termine, come quello ventennale già firmato da Eni, ignora il calo strutturale della domanda di gas causato dall’ascesa delle rinnovabili e dell’aumento dell’efficienza energetica.
Infatti, una parte significativa della capacità di importazione di Gnl del Paese è destinata a rimanere inutilizzata entro il 2030. L’unica vera sicurezza energetica si ottiene accelerando l’energia eolica, solare e geotermica, non legandosi ai combustibili fossili per decenni. I piani di Trump, che mirano a dimezzare il tasso di decarbonizzazione negli Stati Uniti, sono incompatibili con la sopravvivenza economica e ambientale dell’Italia, uno dei Paesi più esposti ai danni climatici.
Complice di inquinamento tossico e ingiustizia, il Gnl “made in Usa”, estratto principalmente tramite fratturazione idraulica, non è un combustibile pulito. Studi autorevoli hanno calcolato che l’impronta di carbonio del Gnl esportato dagli Stati Uniti, tenendo conto delle perdite di metano (CH4) e dei processi di liquefazione e trasporto, può essere superiore del 30% a quella del carbone. Il metano è un gas serra con un potere climalterante oltre 80 volte superiore a quello della CO2 nel breve termine, rendendo questa fornitura una vera e propria “bomba ecologica” in un momento in cui è necessario agire più rapidamente verso la transizione ecologica per frenare la crisi climatica.
Ma c’è di più. L’Italia è una paese che ha fatto dell’orgoglio e della dignità nazionale i suoi pilastri. Acquistare Gnl da zone come la cosiddetta “Cancer Alley” in Louisiana non è solo business, è una macchia sulla nostra coscienza. Lungo questo tratto del fiume Mississippi, comunità storicamente afroamericane convivono con oltre un centinaio di impianti chimici e raffinerie, affrontando un rischio di cancro causato dall’inquinamento atmosferico sette volte superiore alla media nazionale. Finanziando questa produzione, ci rendiamo complici di una clamorosa ingiustizia ambientale e razziale.
Come statunitense e italiana che rifiuta l’autoritarismo e l’agenda regressiva di Trump, chiedo all’Italia un atto di solidarietà e lungimiranza. Non trasformare la sicurezza energetica italiana in una pedina politica nelle mani di un uomo che denigra i suoi presunti alleati e ignora la scienza del clima. L’Italia non è un cane da riporto di Trump e non deve finanziare il suo veleno ambientale o la sua agenda antidemocratica. Non abbiamo bisogno di finanziare altro cancro – in America o in Italia – con i nostri investimenti, quando abbiamo un’opzione più economica, più pulita e che non ci lega a una figura autoritaria e violenta. Meloni ha l’opportunità di dimostrare che una vera indipendenza energetica e il raddoppio degli sforzi sull’energia pulita sono la strada migliore per il futuro dell’Italia.
L'articolo L’accordo sul Gnl Usa è un ricatto mascherato: Meloni dimostri che l’Italia non è un cane da riporto di Trump proviene da Il Fatto Quotidiano.