Labate e colleghi forse non si sono accorti bene del genocidio a Gaza: il mondo andrebbe diviso tra pro Pal e pro guerra

  • Postato il 28 ottobre 2025
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I pro Pal non si sono accorti del cessate il fuoco, scrive Tommaso Labate sul Corriere della Sera, indicando in Rula Jebreal e Francesca Albanese gli esempi di una miopia che colpirebbe chi solidarizza con Gaza. Sottolinea, Labate, che le trombe a sinistra hanno perso fiato, da quando un accordo è stato trovato a Sharm El Sheikh. Allora, sottintende, i pro Pal devono trovare un motivo per continuare a serrare i ranghi e la protesta.

Labate, insieme ai suoi colleghi, non si è accorto bene del genocidio a Gaza: guardano il Medioriente dal buco della serratura – all’italiana. Un po’ come Emanuele Fiano che, suggerisce Ferruccio de Bortoli, ‘gli atenei devono invitare a parlare di Israele’: specialmente dopo che un gruppo pro Pal gli ha impedito di parlare.

Ma cosa ci deve dire Emanuele Fiano che sia poi differente da un David Parenzo? Entrambi, infatti, continuano a sostenere che Israele sia l’unica democrazia in Medioriente e, in fondo in fondo, non mi risulta abbiano mai compreso a pieno la realtà sociale e politica dello stesso stato israeliano. Quando Albanese e Jebreal, entrambe – in particolare la seconda – con esperienza sul campo, parlano di un “dominio che Israele sta cercando” intendono l’esproprio della terra, di Gaza e lo svuotamento che questa striscia di terra sta subendo nel senso demografico del termine. Parlano di un cessate il fuoco violato; secondo Labate invece è in atto, quando in Cisgiordania anziane palestinesi vengono menate da coloni bulli. Mentre altri civili muoiono sotto le cannonate di un esercito di occupazione.

Per gli amici di Netanyahu, il cessate il fuoco esiste solo quando a morire sono i palestinesi. Se a morire è un israeliano allora l’amnistia è finita, è guerra. Dividiamo il mondo meglio: pro Pal e pro guerra. Forse così ha più senso.

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