La Ue non si fida: «Putin sta fingendo». Il piano per Kiev
- Postato il 28 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
La Ue non si fida: «Putin sta fingendo». Il piano per Kiev
Il vertice di Parigi: Macron non si fida: «Mosca finge di volere la pace»; e c’è un piano per assistere Kiev a costruire «l’esercito ucraino di domani»
«Continueremo a sostenere militarmente l’esercito ucraino. E’ una necessità, per evitare quello che è il progetto della Russia: fingere di aprire negoziati per scoraggiare l’avversario e intensificare i suoi attacchi». Non usa mezzi termini, il Presidente francese Emmanuel Macron, mentre al termine del vertice di Parigi con gli alleati europei rompe un tabù, quello sulle reali intenzioni russe nei confronti dell’ipotesi di una prossima fine delle ostilità in Ucraina. Dopo la conclusione, martedì scorso, del cessate il fuoco sul Mar Nero tra Russia e Stati Uniti infatti la narrativa americana di un Cremlino pronto a negoziare la pace ne era uscita rafforzata. Ma per il leader francese si tratta di una pericolosa illusione: Mosca sta solo mentendo e fingendo di essere disposta a sedersi al tavolo solo per dividere il blocco occidentale e rilanciare i propri attacchi.
«Il nostro obiettivo è chiaro. E’ di vincere la pace», ha detto Macron al termine dell’incontro tra le delegazioni di 31 Paesi, in maggioranza ma non solo europei, riuniti nella capitale francese per discutere come affrontare la minaccia russa. Un summit molto atteso, nella convinzione generale che l’Europa debba al più presto rilanciare la sua azione: lo ha sottolineato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha parlato di «decisioni non più rinviabili» durante un incontro con una delegazione dell’Aeronautica militare.
Una cosa è però certa: le sanzioni europee contro Mosca non finiranno tanto presto. «Il ritiro incondizionato di tutte le forze militari russe dall’intero territorio dell’Ucraina è una delle principali precondizioni per modificare o revocare le sanzioni», ha infatti affermato la portavoce della Commissione europea Anitta Hipper durante il briefing con la stampa. Posizione su cui Macron ha chiarito che, a differenza del tema delle truppe di terra, c’è assoluta e unanime sintonia tra gli alleati: niente fine delle sanzioni a Mosca prima della fine della guerra. Hipper ha poi aggiunto che «la Russia deve dimostrare una vera volontà politica di porre fine alla sua guerra di aggressione illegale e deliberata», in linea proprio con le dichiarazioni del leader francese.
Proprio questa sintonia rende evidente come il ruolo di Parigi, insieme a quello di Londra, ne esca rafforzato. Spetterà infatti alle due potenze nucleari europee il compito di coordinare la strategia europea sull’Ucraina, ha detto Macron, assumendosi così la responsabilità della difesa del continente. Come primo passo verrà costituita un’equipe tecnico-militare franco-britannica da inviare immediatamente in Ucraina per assistere Kiev a costruire «l’esercito ucraino di domani». Tradotto: tecnici ed addestratori per aiutare l’Ucraina nel proprio sforzo bellico, in particolare per accelerare l’utilizzo delle armi fornite dai partner occidentali. Questo tipo di personale, in realtà, è presente in Ucraina con discrezione da tempo ma con un basso profilo e solo sotto cappello Nato.
Il valore dunque sta nell’attestare pubblicamente e simbolicamente la propria vicinanza a Kiev con l’invio di propri uomini, pur relegati a ruoli non combattenti, in territorio ucraino. Accanto al simbolo però anche un compito concreto: quello di valutare effettivamente le esigenze e le necessità delle forze armate ucraine al fine di poter pianificare così il miglior sostegno possibile da parte europea. Niente viene lasciato fuori dal tavolo. Secondo fonti francesi sarebbe in valutazione l’opzione di un dispiegamento di una forza di peacekeeping europea da schierare nell’Ucraina centrale, lungo la sponda del fiume Dnepr, in territorio ucraino sì ma in posizione più arretrata rispetto alla linea del fronte. L’obiettivo sarebbe far sentire la propria presenza svolgendo una funzione di deterrenza contro una nuova, eventuale avanzata russa dopo la firma del cessate il fuoco. Quella che Macron ha definito «una forza di rassicurazione», insomma.
La regione del Dnepr è solo una possibilità, i soldati europei potrebbero anche essere schierati nell’Ucraina occidentali, a ridosso del confine polacco, o nelle vicinanze di alcuni siti strategici, oppure nei Paesi vicini a Kiev, come la stessa Polonia e la Romania. Questione comunque di settimane, secondo il premier britannico Sir Keir Starmer, che parla di mobilitazione europea senza precedenti. E’ vero che sull’invio di peacekeeper in Ucraina «non c’è l’unanimità» tra i volenterosi, ha dovuto riconoscere Macron, aggiungendo subito dopo che in realtà «non serve l’unanimità perché questa missione prenda vita. Alcuni Paesi non hanno la capacità di farlo, altri non hanno il contesto politico che consente loro di essere d’accordo». Una constatazione che ha anche il sapore di una stigmatizzazione dei distinguo italiani, dal momento che Roma – per limiti tanto tecnici quanto politici – resta largamente contraria all’invio diretto di propri soldati sul terreno.
Del resto, questa prospettiva è stoppata con nettezza anche dalla Russia: Mosca resta «categoricamente contraria» al dispiegamento di militari di Paesi Nato in Ucraina perché tale scenario «rischia di provocare un confronto militare diretto tra Russia e Nato», ha minacciato senza mezzi termini la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Che rispedisce anche al mittente le accuse di bellicismo mosse dal fronte europeo: «Londra e Parigi continuano a escogitare piani per l’intervento militare in Ucraina.
Tutto questo è mascherato da una sorta di missione di mantenimento della pace», ha detto la rappresentante della diplomazia russa in riferimento alla proposta anglo-francese. In ogni caso, ciò che esce dal vertice è una risposta europea che poggia tendenzialmente su tre pilastri: un esercito ucraino forte, capace di potersi opporre a Mosca in un eventuale conflitto futuro, da realizzarsi attraverso un supporto occidentale continuato e ben indirizzato; la «forza di rassicurazione» europea, da schierare in zone precise dell’Ucraina o nelle nazioni confinanti; una nuova politica di Difesa europea, da attuare attraverso una robusta strategia di investimenti militari e un rafforzamento del coordinamento politico del vecchio continente.
L’Europa infatti soffre una evidente pressione a tenaglia, con evidenti intenti disgregatori. Gli Stati Uniti di Donald Trump insistono nella loro campagna di ostilità diplomatiche nei confronti dei partner europei, dalle nuove minacce contro la Groenlandia danese agli attacchi economici sferrati attraverso l’emissione unilaterale di nuovi dazi fino alle critiche feroci nei confronti dei contributi europei alla difesa atlantici, ormai sbandierati in pubblica piazza con la rivelazione delle chat interne dell’amministrazione ad opera del quotidiano americano The Atlantic. Una linea che Washington insiste essere basata su un crudo realismo dei fatti.
Sia la Russia che l’Ucraina dovranno accettare dolorosi compromessi nell’ambito dei negoziati di pace per poter porre fine al conflitto, ha dichiarato infatti in una intervista all’emittente televisiva americana Fox News il Generale Keith Kellogg, inviato speciale di Trump per l’Ucraina, rimarcando che quasi certamente Mosca non cederà il controllo dei territori ucraini occupati, sebbene legalmente essi non facciano parte della Federazione Russa.
Da cui la richiesta che Kiev di acconsentire ai sacrifici imposti dal Cremlino per porre fine alla guerra. Proprio per allontanare il sospetto che questa posizione nasconda in realtà una consapevole politica di avvicinamento alla Russia, Macron ha cercato ieri di mantenere l’ottimismo: «Gli Stati Uniti sono degli alleati affidabili». Lo ha sottolineato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a margine del summit di Parigi: Vladimir Putin «non vuole la pace» ma desidera soltanto «dividere l’Europa e l’America».
Del resto, è difficile non notare una crescente divergenza tra i piani narrativi: se da un lato infatti Mosca e Washington non fanno che rilanciare e annunciare la pace prossima e ventura tra le due superpotenze starebbero negoziando, dall’altro è impossibile non vedere nel susseguirsi di mosse muscolari, nel ricorso ad una retorica aggressiva dalle tinte chiaramente imperialiste e nel mantenimento di una postura evidentemente competitiva tra le potenze coinvolte.
Parlando a un evento sull’Artico nella giornata di ieri, il Presidente russo Vladimir Putin ha – per esempio – citato le richieste americane di annessione della Groenlandia per sottolineare la necessità di Mosca di «difendere la propria sovranità» nella regione, attraverso lo schieramento di nuove forze navali nelle acque polari. A conferma dunque dell’operazione di smascheramento compiuta ieri a Parigi: mentre tutti – mediatori americani in testa – parlano di pace, la guerra continua e con essa una sfida di cui l’Europa deve ancora mostrarsi all’altezza.
Il Quotidiano del Sud.
La Ue non si fida: «Putin sta fingendo». Il piano per Kiev