La storia di Aleksander Zverev, il campione con il diabete di tipo 1 alle Nitto ATP Finals

  • Postato il 14 novembre 2025
  • Di Virgilio.it
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Quale che sia l’opinione che si abbia su Aleksander Zverev, l’indubbio merito che gli va riconosciuto e protetto rimane la sua volontà di porsi al centro di una narrazione del diabete assolutamente scollata dal pregiudizio. Non è un limite, ma una malattia con la quale il tennista tedesco ha incominciato a convivere quando aveva quattro anni e che ha rappresentato una componente del suo quotidiano al pari di scuola, allenamenti e campi da tennis.

L’avversario di Jannik Sinner alle ATP Finals, sconfitto in due set dal campione altoatesino, ha messo al centro l’individuo, i suoi sogni, gli obiettivi e le strategie per riuscire a giocare a livello agonistico pur con una patologia importante ma che la scienza e la ricerca stanno fronteggiando. Oggi che celebriamo la Giornata mondiale del diabete (14 novembre), la sua testimonianza, le sue parole unite ai gesti che hanno portato una prospettiva interna, pur con il suo unicum, donano una luce e il merito al contributo che ricercatori stanno conferendo al miglioramento della qualità della vita.

La scelta di Aleksander Zverev

“Non ho mai lasciato che il diabete mi fermasse. Se riesco a ispirare altre persone con il diabete a continuare a inseguire i propri sogni e a realizzare tutto ciò di cui sono capaci, allora avrò fatto una piccola differenza”, ha dichiarato in un recente passato. Zverev è una delle 64 milioni di persone che ha ricevuto una diagnosi di diabete che impone un mutamente e un’attenzione inevitabile ai propri livelli di insulina ma che non costituisce più un limite invalicabile.

All’evento organizzato e promosso di recente, nella primavera 2025, da Medtronic, sul palco è stato accompagnato da Davide, bimbo di 8 anni che vive a Torino e condivide con il suo beniamino la passione per il tennis e la diagnosi. A dimostrazione che, rispetto a quando iniziò a giocare, oggi con il supporto di studiosi e specialisti, si può giocare e aspirare a svolgere uno sport. Assecondare le proprie passioni, come tutti.

Tecnologia e farmaci, il progresso per la lotta al diabete

Sacha, nato ad Amburgo nel 1997, ha ricevuto a circa quattro anni la diagnosi di diabete di tipo 1, malattia cronica in cui il sistema immunitario distrugge le cellule del pancreas che producono insulina, causando una carenza di questo ormone fondamentale per il metabolismo dello zucchero.

“Quando mi è stato diagnosticato, circa venti anni fa, la situazione era diversa e praticare uno sport come il tennis era considerato impossibile – ha dichiarato Zverev -. La tecnologia e i farmaci hanno fatto enormi passi avanti. Quindi io sto vivendo il mio sogno ma non sono l’unico esempio di atleta con diabete. E oggi non c’è motivo per cui bambini e adulti con diabete non possano vivere al meglio la propria vita”.

Infatti lo stesso campione tedesco, coadiuvato dal fratello nel 2022 ha fondato la Alexander Zverev Foundation, un’associazione che mira a aiutare giovani con diabete in Paesi dove non è possibile permettersi le cure.

Nel biennio 2023-2024 poco meno del 5% della popolazione adulta di 18-69 anni ha riferito una diagnosi di diabete, stando all’ISS. In Italia, secondo gli ultimi dati epidemiologici, sono 3,9 milioni le persone che convivono con il diabete, pari al 6,6% della popolazione, di cui 259mila con diabete di tipo 1 e 3.5 milioni con diabete di tipo 2, con una maggiore prevalenza tra le donne. Per questa popolazione, un controllo ottimale della glicemia diventa essenziale per limitare l’insorgenza di complicanze croniche. Il Time in Range, ovvero il tempo trascorso all’interno dell’intervallo glicemico ottimale (70-180 mg/dL), rappresenta un indicatore chiave per ridurre il rischio di complicanze future. Tuttavia, nonostante l’accessibilità a soluzioni tecnologiche, solo il 20% delle persone con diabete in Italia utilizza microinfusori insulinici, rispetto al 65% in Germania e al 43% negli Stati Uniti.

La protesta di Zverev contro il regolamento

L’impegno di Zverev è anche dentro il campo, all’interno delle regole dell’ATP che lo hanno inevitabilmente messo al centro di uno scontro quasi ideologico quando ha deciso di rompere il silenzio ai quarti di finale del Roland Garros 2023, a Parigi. Allora Sasha chiese al giudice di sedia, durante un cambio campo, di potersi somministrare l’insulina. La risposta fu inevitabile, ma severa per chi come lui ha la necessità di assumere insulina: da regolamento non avrebbe potuto farlo a bordo campo, ma avrebbe dovuto chiedere una pausa toilette (sono consentite due pause in un match) e iniettarsi nello spogliatoio la sostanza.

Ad Halle, qualche mese fa, abbiamo assistito a una corsa immediata di Zverev in bagno dopo un malore accusato probabilmente per questa stessa ragione e test immediato.

Le sue parole choc in conferenza stampa

In conferenza stampa dopo l’ottavo contro Dimitrov (piegato tre set a zero), gli è stato chiesto quanto e se ciò avesse condizionato la sua carriera. Zverev ha colto l’occasione offertagli da un quesito legittimo, inevitabile per via dei presupposti e della decisione di rendere pubblica la sua condizione, infilando una risposta diretta all’organizzazione del Roland Garros alquanto netta:

“Nei tornei ATP mi inietto l’insulina durante i cambi campo, ma qui non è stato possibile. Sono stato costretto ad uscire dal campo e mi hanno detto che lo avrebbero considerato come toilet break, ma ce ne sono soltanto 2 per partita, e in un match su 5 set potrei aver bisogno anche di 4 o 5 siringhe per la mia salute. Una situazione assurda, perché se io non prendo l’insulina posso sentirmi male. Cos’è? Sembra che mi stia dopando”.

“Se lascio il campo per farlo negli spogliatoi mi vale come una pausa per andare in bagno. Ho parlato con loro gli ho detto: ‘Abbiamo solo due pause a partita, ma in una partita da cinque set potrei aver bisogno anche di quattro o cinque siringhe. Questo è necessario per la mia salute”. “Ho chiesto di uscire dal campo, anche solo per cinque secondi. Me lo hanno vietato. Tutto questo non ha senso”.

Zverev a Parigi, impegnato nel Roland Garros

La convivenza difficile con il diabete di tipo 1

Il diabete di tipo 1, che è poi la malattia del campione è una patologia cronica autoimmune che porta il sistema immunitario a distruggere le cellule del pancreas che producono insulina. È chiamato anche diabete giovanile, perché può insorgere anche in giovane età, persino da bambini e, per ora, è una malattia che non ha cura.

Il campione tedesco ha valutato e deciso di parlare pubblicamente della malattia soltanto nel 2022, ammettendo le difficoltà vissute per raggiungere i risultati tennistici conseguiti. La malattia, il diabete, poteva essere un ostacolo insormontabile per uno sportivo, per i sogni di Zverev bambino:

“Mi era stato detto che non ce l’avrei mai fatta a fare sport a questi livelli con il diabete di tipo uno. Diversi medici specialisti mi dicevano che sarebbe stato impossibile essere competitivi. Poi, a un certo punto, ho realizzato che ero diventato il numero 2 del mondo, avevo vinto l’oro olimpico, ed era arrivato il momento di aiutare gli altri”, aveva ammesso su Instagram nel corso della presentazione della Alexander Zverev Foundation, la sua fondazione legata alla lotta e al supporto ai bambini che soffrono di diabete.

Gli sportivi diabetici

Anche nel calcio professionistico, alcuni dei nomi di prima fascia hanno deciso di rendere nota la loro condizione: sono diabetici Borja Mayoral, Nacho Fernandez, Paul Scholes e Ozan Kabak, per citarne alcuni.

Di recente anche l’ex campione del Milan, Massimo Ambrosini, ha rivelato pubblicamente che il suo terzo figlio ha ricevuto la medesima diagnosi, decidendo di condividere questa delicata informazione relativa alla salute del bambino, nella convinzione che comunicare e sostenere, in forma trasparente, la ricerca e la scienza possa essere di maggior supporto e aiuto anche alle famiglie e ai piccoli pazienti.

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