La storia dei furti al Louvre: dal caso della Gioconda alle armature. Nel 1995 tre colpi in pochi mesi

  • Postato il 19 ottobre 2025
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Quadri, sculture, gioielli e armi. Un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore, che ogni anno attrae milioni di persone. Una bellezza, quella del Louvre, che come ammette il ministro degli Interni francese, Laurent Nuñez, soffre ancora di grandi vulnerabilità, come testimonia il furto dei gioielli appartenuti a Napoleone.

Il caso della Mona Lisa

Non si tratta della prima rapina nel museo parigino. Il 22 agosto 1911 la Gioconda, l’opera più nota di Leonardo da Vinci, venne rimossa dalla sua cornice e trafugata con una semplicità difficile da credere. Vincenzo Peruggia, un decoratore italiano che aveva lavorato nel museo, si finse per un giorno di nuovo dipendente. Sapeva dove nascondersi e conosceva le uscite di servizio per passare inosservato con l’opera nascosta nella giacca. Il furto fu scoperto il giorno seguente e chi indagava si convinse che il lavoro dovesse essere stato compiuto da un dipendente. Anche Peruggia fu interrogato, ma nulla sembrò sospetto. Aveva già nascosto la Gioconda sotto il pavimento del suo appartamento, in una cassa di legno costruita da lui stesso. Per due anni la Monna Lisa rimase nascosta a Parigi, conservata come un tesoro segreto. L’opinione pubblica intanto si scatenava con ipotesi di un colpo orchestrato da un collezionista americano, o addirittura di una cospirazione internazionale. Vennero arrestati persino Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, entrambi poi scagionati.

Il ritorno in Italia

Nel 1913 Peruggia tornò in Italia e, forse mosso da un folle e patriottico desiderio di “restituire” il capolavoro all’Italia, cercò di vendere l’opera agli Uffizi, ma venne arrestato il 12 dicembre 1913. La Gioconda non fu riportata immediatamente a Parigi. In accordo con le autorità francesi, l’opera venne esposta prima agli Uffizi, poi a Palazzo Farnese a Roma, infine alla Galleria Borghese. Il dipinto arrivò al Louvre il 4 gennaio 1914, dove la attendevano il presidente della Repubblica e il governo al completo.

Il processo a Peruggia si svolse a Firenze il 4 e 5 giugno 1914. La stampa internazionale era presente. L’opinione pubblica italiana simpatizzava con Peruggia, considerandolo un patriota. La difesa sostenne che l’uomo non era del tutto lucido e un test psichiatrico confermò un possibile squilibrio. La corte, accogliendo le attenuanti, lo condannò a un anno e 15 giorni di reclusione per furto aggravato. Il 29 luglio 1914, in appello, la pena fu ridotta a sette mesi e otto giorni. Essendo già stato in carcere in attesa del processo, fu subito scarcerato.

Il furto di due armature

Nel 1983 due armature rinascimentali con intarsi in oro e argento, espressione delle abilità dei fabbri milanesi del sedicesimo secolo, furono rubate dal Louvre. Solo 40 anni dopo, nel 2021, furono ritrovate. A fare la segnalazione alla polizia un esperto di antichità militari chiamato per una consulenza di una collezione privata. Le circostanze del furto rimangono ancora oggi un mistero.

I colpi del 1995

Nel 1995, in meno di sette mesi, tre opere furono sottratte al museo, ricorda il sito di Le Figaro. Il 18 gennaio di quell’anno fu trafugata un’alabarda del peso di 17 chili dal monumento scolpito da Martin Desjardins (1637-1694), esposto nella Cour Puget. Una settimana prima, un visitatore aveva rubato, usando un taglierino, un dipinto di Lancelot Theodore Turpin de Crisse (1782-1859), Daims dans un paysage, esposto nei saloni Napoleone III dell’ala Richelieu. Infine, il 10 luglio scomparve un pastello di Robert de Nanteuil (1623-1678).

Nel 1998 la sparizione di un dipinto mai ritrovato

Risale al 1998 l’ultimo furto. Il pomeriggio del 3 maggio di 27 anni fa, anche allora era domenica, un ladro forzò una teca di sicurezza in vetro contenente una tela di Camille Corot di 80×40 centimetri e la strappò dalla cornice. Immediatamente dopo la scoperta del furto, le porte d’uscita del Louvre furono chiuse a chiave e per ore tutte le borse di ogni visitatore furono controllate accuratamente, senza successo. L’opera d’arte rubata era ‘Le Chemin de Sèvres’, dipinto da Corot nel 1858. Il piccolo dipinto, del valore di 1,3 milioni di dollari, non è ancora stato ritrovato.

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Il Fatto Quotidiano

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