La Russa Jr nuovo presidente dell’Aci: cosa c’è dietro? Dalla battaglia per cacciare Sticchi Damiani alla convenienza politica

  • Postato il 10 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il governo caccia a colpi di carte bollate l’ex n.1, e il figlio del papà presidente del Senato si prende l’ente pubblico. Messa così, l’elezione di Geronimo La Russa alla guida dell’AutomobilClub d’Italia (ACI) sembra l’ennesimo caso di amichettismo del Governo Meloni. In realtà, è l’epilogo perfetto (almeno per chi l’ha condotta) di una battaglia di diritto giusta, che poi si è trasformata anche in un’occasione politica molto ghiotta: mettere le mani su un colosso da oltre un milione di soci e 400 milioni di fatturato, bacino di voti trasversale, centro di potere e d’affari non indifferente.

L’era Sticchi Damiani si era già conclusa a febbraio, con la nomina del generale Tullio Del Sette come commissario, ma adesso con l’elezione del nuovo presidente si può dire che l’ACI abbia voltato definitivamente pagina. Finisce quella che era diventata un’autentica telenovela, raccontata in più puntata dal Fatto: lo scorso autunno Sticchi Damiani, storico ras dell’ente, si era fatto riconfermare per la quarta volta consecutiva, contro la legge sugli enti pubblici che fissa un limite di tre mandati. A quel punto ne era nato un lungo braccio di ferro col governo, che al suo interno non era nemmeno così unito, visto che i ministri Abodi e Giorgetti hanno dichiarato guerra al presidente “abusivo”, mentre lui poteva contare sulla sponda di Salvini e di un pezzo di Forza Italia. Tra pareri legali e ingiunzioni, alla fine l’esecutivo ha prima per decreto annullato le elezioni di ottobre, chiedendone l’immediata riconvocazione, e poi, di fronte alle ulteriori resistenze interne, ha deciso di commissariare. Mentre tutti i ricorsi di Sticchi Damiani e i tentativi di ripresentarsi anche alle nuove elezioni sono stati respinti dai tribunali. Così si arriva alle elezioni di ieri che hanno incoronato La Russa jr.

Sarebbe però un po’ riduttivo anche archiviare la sua ascesa come una semplice coincidenza. Una volta defenestrato Sticchi Damiani, era facile immaginare che il figlio di Ignazio diventasse il favorito a raccoglierne l’eredità, per il suo curriculum (era pur sempre presidente da anni dell’ACI Milano, una delle sezioni territoriali più influenti) e soprattutto per il suo cognome. Infatti alle elezioni ha stracciato la rivale, Giuseppina Fusco, presidente di ACI Roma e designata proprio da Sticchi Damiani.

Quindi, in conclusione, davvero il governo ha fatto tutta questa manfrina solo per liberare la poltrona a La Russa jr.? Col senno di poi si potrebbe malignare, e sicuramente ci sarà qualcuno che lo farà: anzi, lo ha già fatto, questa per la precisione è la narrazione proprio di Sticchi Damiani, che nella disperazione finale si era giocato anche la carta dell’invasione politica, per provare a dipingersi come vittima e paladino dell’autonomia sportiva. Un ruolo che proprio non si addice a chi aveva occupato l’ente per 12 anni, ha percepito indebitamente stipendi milionari (al punto da essere condannato a restituirli) e si era fatto rieleggere a 80 anni suonati contra legem, con una serie di forzature da despota. La battaglia per farlo sloggiare era e rimane sacrosanta. L’elezione di La Russa jr. semmai è la conseguenza e non la causa, un effetto collaterale particolarmente gradito al governo. Insomma, due piccioni con una fava.

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