La risposta dei sindacati sulla “strumentalizzata” rimozione dell’opera maleodorante di Ahmet Güneştekin alla Galleria Nazionale di Roma
- Postato il 1 luglio 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Ha da poco inaugurato negli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma Yoktunuz/Eravate Assenti, la mostra dell’artista Ahmet Güneştekin (Batman, 1966), a cura di Sergio Risaliti e Paola Marino (con la direzione organizzativa di Angelo Bucarelli) e visibile sino al 28 settembre 2025.
Tra sculture, dipinti e installazioni monumentali che animano il percorso espositivo viene a mancare Picco di memoria, la grande opera che ricorda eventi tragici e massacri, che avrebbe dovuto far da padrona nella Sala delle Battaglie del museo. Purtroppo il forte odore e il sopraggiungere di malesseri fisici ha portato il personale museale a scrivere alla direzione tramite i sindacati per far ispezionare l’opera d’arte e verificarne la compatibilità con “la salute pubblica”. Dopo aver pubblicato la notizia, i sindacati CGIL, CISL e UIL hanno deciso di rispondere ad Artribune con una dichiarazione unitaria, sottolineando la perplessità sulla “strumentalizzazione esercitata prima dall’artista e poi da alcune sigle sindacali”, sulla rimozione dell’opera Picco di memoria.

La lettera dei sindacati sulla rimozione dell’opera di Ahmet Güneştekin alla GNAMC di Roma
“Esprimiamo vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea per le difficoltà lavorative che stanno affrontando in questo periodo e per gli articoli comparsi sulle riviste di settore, relativamente alle vicende legate alle installazioni della mostra ‘Ahmet Güneştekin YOKTUNUZ’”, si legge nella dichiarazione dei sindacati inviata ad Artribune. “Crediamo non solo che la salute e sicurezza sul luogo di lavoro siano elementi prioritari da attenzionare nell’attività sindacale, ma anche che decenni di lotte sindacali abbiano creato una classe di lavoratori più consapevoli dei loro diritti. Per questo, a seguito delle segnalazioni del personale rispetto all’opera che emanava un odore di difficile sopportazione abbiamo ritenuto necessario segnalare la situazione alle autorità sanitarie competenti per chiedere un’ispezione al fine di valutare la compatibilità delle condizioni con la prestazione lavorativa e/o con quali eventuali prescrizioni e con la permanenza dell’utenza che visiterà la zona, anche a tutela della salute pubblica. È evidente, e pertanto scontato, che sono solo le Istituzioni preposte a valutare se una sostanza presenta condizioni di tossicità o di rischio e a indicare prescrizioni ove necessarie. Non si tratta di allarmismo, si tratta di valutazione dei rischi e serietà nell’ambiente di lavoro. Tra l’altro ci ha dato indirettamente ragione la Direzione del Museo che, dopo tentativi falliti di aerazione del settore, ha deciso di chiudere la zona al pubblico e rimuovere l’installazione, trasformandola in un’opera diversa”.
La “strumentalizzazione” sulla rimozione dell’opera “Picco di memoria” alla GNAMC
“Ci ha lasciato perplessi sia la strumentalizzazione esercitata prima dall’artista e poi da alcune sigle sindacali, così come spiace constatare che la stampa abbia denigrato e ridicolizzato i lavoratori della Galleria, tacciandoli di snobismo, mentre abbia dato largo spazio alla propaganda dell’artista, diffondendo un quadro distorto della vicenda”, si legge nella lettera. “Sappiamo tutti bene che le scarpe che dovrebbero ‘puzzare di povertà’ non sono usate e logore, ma scarpe nuove di zecca intrise di una non specificata sostanza il cui forte odore ha causato condizioni di malessere anche tra i visitatori del museo. Così come la certificazione di non tossicità di cui è in possesso l’artista è rilasciata da autorità turche e non del nostro Paese e fa riferimento a scarpe ‘gialle e rosse’ mentre l’opera della GNAM coinvolgeva solo scarpe nere: ci appare, quindi, quantomeno incompleta. Ci riferiamo anche all’articolo apparso qui su Artribune a firma di Valentina Muzi per il quale abbiamo tempestivamente chiesto una rettifica perché, oltre che screditare le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo e che hanno espresso una condizione di malessere, riporta delle gravi inesattezze rispetto all’azione condotta dalle nostre sigle sindacali. Mai si è richiesta una rimozione dell’opera come indicato nell’articolo della Muzi, che ha estrapolato dalla nostra nota solo le frasi funzionali per dare risalto ad una notizia. Per dovere di cronaca, dopo la richiesta di rettifica, l’articolo è stato modificato tempestivamente ed è stata pubblicata una foto della nostra nota allo SPRESAL, un atto che riteniamo comunque grave dato che non conosciamo con quali modalità ne siano venuti in possesso, non avevamo in alcun modo diffuso la nota alla stampa e non ne avevamo autorizzato la diffusione. Dopo la pubblicazione della foto della nota ne abbiamo chiesto la rimozione, anche perché essa contiene dati sensibili, come nome e mail dell’RSPP, al quale esprimiamo solidarietà per essersi trovato coinvolto suo malgrado. Rigettiamo l’accusa di aver diffuso noi alla stampa la nota sindacale, come indicato nella nota di un sindacalista non intervenuto tempestivamente sulla questione, e procederemo alle necessarie azioni legali in questo senso”.

Un’azione necessaria per la risoluzione della vicenda
“Riteniamo che la nostra azione abbia portato alla risoluzione efficace della vicenda, altrimenti minimizzata, ed esprimiamo soddisfazione per la variazione di allestimento che è stata proposta”, concludono i sindacati “Ci preoccupa, invece, l’atteggiamento della Direzione della Galleria, grande assente in questo dibattito mediatico, che non ha speso una parola a tutela del proprio personale e non ha ritenuto di convocare i rappresentanti eletti del personale. Crediamo che una Pubblica Amministrazione attenta e consapevole metta sempre al primo posto il benessere dei lavoratori e la tutela della salute pubblica, lasciando in secondo piano la sponsorizzazione di una mostra. Continueremo la nostra lotta per garantire condizioni di salute e sicurezza all’interno della Galleria Nazionale e ci riserviamo azioni legali verso i confronti di coloro i quali stanno diffondendo informazioni inesatte o pregiudizievoli verso le nostre sigle sindacali e verso quanti sono da noi rappresentati”.
La nuova opera di Ahmet Güneştekin alla Galleria Nazionale di Roma
Ebbene all’ascolto dei malesseri – e malumori – del personale museale, l’artista turco ha deciso di ripensare il percorso espositivo di Yoktunuz/Eravate Assenti “autocensurandosi” come spiega nell’intervista rilasciata ad Artribune. “Ho preso una cinquantina di buste trasparenti”, spiega l’artista, “che non fanno traspirare l’odore, le ho chiuse e ho fatto un cerchio richiamandomi al sole, il simbolo dei nostri avi. Ho dunque posizionato all’aperto un paio di scarpette da bambino”.
Valentina Muzi
L’articolo "La risposta dei sindacati sulla “strumentalizzata” rimozione dell’opera maleodorante di Ahmet Güneştekin alla Galleria Nazionale di Roma" è apparso per la prima volta su Artribune®.