La piazza per l’Europa: «Siamo in trentamila»

  • Postato il 16 marzo 2025
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La piazza per l’Europa: «Siamo in trentamila»

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C’è soddisfazione negli organizzatori della manifestazione in piazza sull’Europa lanciata da Michele Serra: «Siamo almeno in 30 mila»


Alle cinque del pomeriggio gli organizzatori della piazza per l’Europa lanciata dal giornalista Michele Serra fanno sapere all’esterno che «siamo almeno in 30 mila». La partecipazione c’è, meno l’unità d’intenti perché le diversità di vedute tra chi partecipa sulla postura da avere sul ReArm restano.

Piazza del Popolo, stracolma, è transennata e all’esterno ci sono migliaia di persone accalcate. Impazzano le bandiere dell’Europa ma anche della Pace. Michele Serra apre l’evento con parole di questo tenore: «Siamo in tanti evviva. Siamo in tanti perché siamo un popolo che è una parola che negli ultimi anni è stata sottratta alla democrazia ed invece è la più democratica delle parole. Una piazza Europea è una piazza di persone che su molte cose non la pensano allo stesso modo. Ognuno di voi potrebbe avere qualcuno accanto che vota per un altro partito, che non crede in Dio o nel vostro Dio. Nel mondo non va molto di moda la democrazia». Ed è come se Serra volesse mettere le mani avanti viste le varie sfumature di partecipazione in un piazza che è stata definita di Babele per la dissonanza di visione ad esempio sul ReArm.

Ci sono gli artisti in questa piazza che riunisce il centrosinistra al netto di Giuseppe Conte del M5S che ha preferito disertarla. Così come ha fatto Marco Rizzo e Potere al Popolo. Claudio Bisio è fra i personaggi presenti e ammette che è «qui per perché sono un cittadino europeo». Così come Corrado Augias che gioisce perché «la risposta è stata grandiosa. C’è molto entusiasmo e fiducia. Manca la parte politica ma sono certo che verrà, e se sarà alimentata da questo entusiasmo sarà sana. Se la politica resta decisione presa dietro a un tavolo, resta solo tattica, manovra e calcolo».

E poi ecco Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti che manda un video messaggio (“Siamo all’inizio di un grande futuro, ma c’è ancora tanto da lavorare). Non manca Roberto Vecchioni che tuona dal palco: «Dobbiamo distinguere tra pace e pacifisti. Non si può accettare qualsiasi pace. I veri pacifisti siamo noi. Ai giovani dico, siete voi che dovete rimediare alle cazzate che abbiamo fatto noi».

Ma gli applausi più scroscianti sono arrivati per lo scrittore Antonio Scurati: «Ripudiare la guerra non significa essere inermi. Noi non siamo gente che rade al suolo le città. Non massacriamo i civili e non deportiamo i bambini e li usiamo come riscatto. Lo abbiamo fatto quando gli italiani, non tutti ma troppi, erano fascisti e alleati con i nazisti. Ma proprio per questo abbiamo smesso di farlo per sempre. Non deportiamo i migranti in catene a favore di telecamere, non tagliamo i fondi pubblici alle associazioni umanitarie, non neghiamo il cambiamento climatico. Non umiliamo in mondovisione il leader di un paese che da tre anni lotta per la sopravvivenza». In questo contesto l’osservato speciale è il Partito democratico al centro di una discussione feroce che potrebbe sfociare in un congresso a tema o comunque in una discussione sulla politica internazionale.

La spaccatura europea sul ReArm ha lasciato più di una ferita. Elly Schlein, però, nel giorno del raduno preferisce non acuire le polemiche interne: «Oggi non facciamo polemiche, ci godiamo questa meravigliosa manifestazione per una Europa federale, siamo tutti qui». La segretaria del Pd ha poi voluto ribadire un concetto: «L’Europa che vogliamo costruire è un’Europa federale, un’Europa unita, un’Europa che affronti insieme le sue sfide. Noi come Partito democratico ci siamo. Ci siamo con lo spirito federalista che si richiama allo spirito di Ventotene, che vuole sfidare i nazionalismi, che vuole riuscire a far superare i veti e gli egoismi nazionali che hanno fino a qui tenuto sempre a freno il progetto europeo».

Dall’altra Pina Picierno, considerata l’anti-Schlein all’interno del Pd, spegne il fuoco: «Io non penso sia necessario un congresso oggi. Penso che in un partito, come siano abituati a fare, sia necessario comporre le diverse sensibilità e fare questo esercizio di mediazione».

Una piazza a cui ha preso anche Carlo Calenda, leader di Azione: «La pace deve essere garantita da un’Europa forte e forte vuol dire esserlo anche militarmente. L’Europa nasce con il tentativo di mettere insieme gli eserciti europei, la Ced, e il più grande sostenitore era Alcide De Gasperi. Quindi noi oggi siamo qui, con la comunità ucraina e georgiana, per ribadire che deve esserci un’Europa forte, potente, capace di respingere le aggressioni economiche di Trump e le aggressioni militari di Putin». Dall’altra parte c’è chi, come Nicola Fratoianni, ha deciso di partecipare solo quando è stato chiaro che la piattaforma della manifestazione non era per sostenere la corsa al riarmo. Insomma, una piazza che è sold out ma restano le distanze.

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